venerdì 1 giugno 2012

PERCORSO POETICO -L'UOMO E LA LUNA - IL CIELO LONTANO

 I POETI PARLANO AL CIELO CHE NON RISPONDE.

LEOPARDI RAGIONA CON IL LUCIDO MONOLOGO DEL PASTORE-FILOSOFO
PASCOLI PIANGE CON LE STELLE CADENTI NELLA NOTTE DI SAN LORENZO

TUTTI E DUE I POETI ESPRIMONO
l'incredula meraviglia dell'UOMO che guardando il cielo ha sperato ancora una volta che qualcosa di divino potesse intervenire e proteggerlo da lassù, 
ma -colpito dal male - scopre quanto egli sia piccolo e debole
in confronto alla NATURA-
che se ne sta chiusa nella sua sfera superiore,
infinita ed eterna, 
 INDIFFERENTE O IMPOTENTE
di fronte alle sofferenze degli INNOCENTI -
il PASTORE- la RONDINE uccisa mentre si reca al nido- il PADRE assassinato -
i piccoli nel NIDO, e nella CASA, 
che attendono inutilmente il ritorno del loro genitore. 
L'uomo si chiede perchè la VITA sia fatica, sofferenza, malattia, 
perchè l'amore e le speranze siano sconfitte dal MALE e dalla morte. 
Lo chiede alla LUNA, lo chiede al CIELO, ma non ottiene alcuna risposta.



 LEOPARDI - IL CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA
 Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna?
...
Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?
...
Mille cose sai tu, mille discopri,
che son celate al semplice pastore.
spesso quand'io ti miro
star cosí muta in sul deserto piano,
che, in suo giro lontano, al ciel confina;
ovver con la mia greggia
seguirmi viaggiando a mano a mano;
e quando miro in cielo arder le stelle;
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
che fa l'aria infinita, e quel profondo
infinito seren? che vuol dir questa
solitudine immensa? ed io che sono?
Cosí meco ragiono: e della stanza
smisurata e superba,
e dell'innumerabile famiglia;
poi di tanto adoprar, di tanti moti
d'ogni celeste, ogni terrena cosa,
girando senza posa,
per tornar sempre là donde son mosse;
uso alcuno, alcun frutto
indovinar non so. Ma tu per certo,
giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
che degli eterni giri,
che dell'esser mio frale,
qualche bene o contento
avrà fors'altri; a me la vita è male.
...



PASCOLI   X AGOSTO

San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla
.

Ritornava una rondine al tetto :
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano
;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono ;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano
.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male


Anche UNGARETTI nella trincea della Prima Guerra Mondiale assiste al massacro illuminato dalla LUNA PIENA - una luna che continua ad illuminare le scene crudeli della guerra con indifferenza -

UNGARETTI    VEGLIA
    Cima Quattro il 23 dicembre 1915 
    Un’intera nottata
    Buttato vicino 
    A un compagno 
    Massacrato  
    Con la bocca 
    Digrignata 
    Volta al plenilunio 
    Con la congestione
    Delle sue mani 
    Penetrata 
    Nel mio silenzio
      Ho scritto
    Lettere piene d’amore 
    Non sono mai stato 
    Tanto Attaccato alla vita.


MA ALLA FINE IL MESSAGGIO DI UNGARETTI RISULTA IN PARTE PIù POSITIVO: L'ESPERIENZA DEL MALE E DEL DOLORE Dà AL POETA UN DESIDERIO PIù FORTE DI VITA E DI AMORE .
IN UNGARETTI C'è ANCORA LA DEBOLE SPERANZA CHE CI SIA QUALCOSA DI DIVINO E DI BUONO, UN DESIDERIO DI INNOCENZA, NON TANTO NEL CIELO, QUANTO NELL'INTERIORITà DELL'INDIVIDUO








CHIARORE E SILENZIO 
HANNO BEN DIVERSA VALENZA NELLA VISIONE DI GABRIELE D'ANNUNZIO




O falce di luna calante



O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte, 
o falce d'argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie, 
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe 'l vasto silenzio va.
Oppresso d'amor, di piacere, 
il popol de' vivi s'addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!