venerdì 1 giugno 2012

DAL REALISMO DI VERGA ALL’ INCONSCIO DI PIRANDELLO E SVEVO

Argomento:  DAL REALISMO DI VERGA ALL’ INCONSCIO DI PIRANDELLO E SVEVO

A) Motivazione della scelta:  Pirandello e Svevo sono i rappresentanti italiani di un nuovo genere di  romanzo (decadente) , che ha rinnovato le tecniche narrative tradizionali del realismo verista, per indagare in una realtà più profonda e complessa , non più oggettiva ma soggettiva, non più assoluta ma relativa. Essi hanno rappresentato nelle loro opere la perdita di certezze e la disgregazione della personalità, l’alienazione e l’incomunicabilità dell’uomo, gli stessi problemi della società del benessere e del consumismo, aggravatisi nel corso del secolo fino ai giorni nostri.

B) Breve quadro storico:
Seconda metà ottocento: positivismo (ottimismo e fiducia nella scienza) verismo: il romanzo deve essere SCIENTIFICO, lo scrittore è come lo scienziato che osserva in modo IMPERSONALE la realtà e attraverso un esperimento cerca di dimostrare le leggi che la determinano . Queste leggi sono quelle del DARWINISMO  adattate dalle specie biologiche alle classi sociali. Nella società ci sono individui deboli e forti. I forti – molto pochi- riescono ad avanzare ed evolversi grazie al PROGRESSO – ma i deboli sono destinati ad essere oppressi e schiacciati.
LA REALTA’ E’ OGGETTIVA E SI PUO’ CONOSCERE ED ANALIZZARE IN MODO SCIENTIFICO

Primi Novecento: Influssi delle grandi scoperte scientifiche nel campo fisico con la relatività di  Einstein e nel campo medico-psichiatrico con la psicanalisi di Feud, il concetto di tempo come durata del filosofo Bergson. Si diffondono l'irrazionalismo,l' idealismo e il decadentismo.
 La seconda rivoluzione industriale, la crisi di fine secolo, il diffondersi del nazionalismo aggressivo, del razzismo e dell’antisemitismo, lo scoppio della prima guerra mondiale.
LA REALTA’ E’ SOGGETTIVA, NON ESISTE UNA VERITA’ UGUALE PER TUTTI, LA REALTA’ QUINDI NON SI PUO’ CONOSCERE CON LA SCIENZA . L’UOMO NON PUO’ CONOSCERE NE’ LA REALTA’ ESTERNA NE’ SE STESSO. INCERTEZZA, ANGOSCIA., PERDITA DELL’IDENTITA’ E SENSO DI COLPA

C) Opere a confronto:
      1)      VERGA- NOVELLA “LIBERTA’- romanzo “I MALAVOGLIA”
Il narratore è esterno e onnisciente ma la focalizzazione è dal basso, cioè il narratore si nasconde e racconta come se fossero i fatti stessi a raccontarsi, i personaggi a parlare, dal loro punto di vista, cioè dal basso, e con il loro linguaggio, cioè un linguaggio misto di italiano e dialetto, con modi di dire, soprannomi ironici dei personaggi, proverbi popolari, ecc. I personaggi rappresentati sono i VINTI DAL PROGRESSO.  Spinti dal desiderio di evolversi e liberarsi dall’oppressione della povertà si illudono di poter ribellarsi, ma le leggi dell’evoluzione sono DETERMINATE e non si possono cambiare: i deboli sono destinati a fallire. Se vogliono sopravvivere devono rassegnarsi a restare nella condizione di povertà originaria, dove comunque sono salvi i veri valori umani della famiglia, degli affetti, dell’attaccamento al lavoro, della solidarietà, mentre nel mondo dei ricchi e potenti c’è solo egoismo e corruzione.(FATALISMO – PESSIMISMO)

2)      PIRANDELLO : L’Umorismo, il sentimento del contrario.
      Si ride di qualcosa che esce fuori dal nostro concetto di normalità (un signore serio e ben vestito che inciampa e cade ci fa ridere – una vecchia signora che si traveste da giovane ed in realtà assomiglia ad un pappagallo è ridicola) e questo è l’AVVERTIMENTO DEL CONTRARIO, cioè il COMICO. Ma se riflettiamo e capiamo che dietro questa maschera comica si nasconde una vita di sofferenza perché la vecchia è stata abbandonata dal marito che si è innamorato di una più giovane e lei è sola e disperata, allora subentra il  SENTIMENTO DEL CONTRARIO, cioè la comprensione di una realtà a due facce che se da un lato è ridicola, dall’altro è tragica, perciò noi non ridiamo più, ma sorridiamo amaramente (=UMORISMO)

Una novella: Ciaula scopre la luna  esprime il passaggio dal verismo –denuncia della realtà come condizione tragica dei deboli nel lavoro delle miniere siciliane, attraverso una narrazione dal basso dal punto di vista dei lavoratori che vengono maltrattati e a loro volta maltrattano e ridicolizzano il ragazzo minorato come se fosse un animale (Ciaula= cornacchia)- al simbolismo decadente – quando il narratore svela l’inconscio di Ciaula, il suo timore della notte fuori della miniera che rappresenta per lui la pancia materna dove sta chiuso e protetto, la sua fatica della salita del cunicolo, come il trauma del parto, lo sbucare fuori con angoscia e stupore e la scoperta inaspettata della luna (= anima, spirito, commozione, intuizione sublime del mistero della vita e della natura)- anche Ciaula, uomo-cornacchia, animale apparentemente incapace di capire, è un uomo e ha un’anima intuitiva e sentimentale.
Una commedia : Così è se vi pare, la pazzia-malattia, la relatività del reale, l’impossibilità di arrivare alla verità.-
Anche qui il simbolismo è evidente nella figura velata della “moglie” che è il simbolo della “verità” relativa e soggettiva e della mancanza di un’identità delle persone, che in realtà sono così come la società con le sue ipocrisie ed i suoi stereotipi le condiziona e le costringe ad indossare una maschera.
Un romanzo : Il Fu Mattia Pascal, (trama)l’inettitudine e la perdita dell’identità.
Le prefazioni rivelano la figura priva di un’identità definita del protagonista, che è un inetto, un fallito. L’ambiente della biblioteca polverosa e deserta rappresenta la conoscenza ed il sapere che non è in grado di portare alla vera conoscenza della realtà ed è solo un’accozzaglia confusa di nozioni, di cose e idee contraddittorie e del tutto inutili. Il protagonista narratore è strabico (simbolo della doppia personalità) quando cambia nome ed identità si fa operare e guarisce, ma in realtà egli non potrà mai sottrarsi all’identità che ha voluto cancellare con la finzione, infatti quella maschera gli è indispensabile per identificarsi, per avere dei documenti, per sposarsi. E’ costretto a fingere una seconda morte, capisce che la sua seconda vita, quella di Adriano Meis, è finta quanto la prima e quando torna a casa si accorge che lui, il vecchio Pascal non esiste più, c’è soltanto la sua tomba, un uomo senza identità, un “nessuno”, un "FU MATTIA PASCAL". La maschera quindi è quell’identità in cui noi nel nostro intimo non ci riconosciamo ma che siamo costretti a rappresentare come in una recita teatrale, se vogliamo avere rapporti sociali, per poter vivere. E’ chiaro che la nostra vita sarà sempre accompagnata dall’insoddisfazione e dal senso di colpa della falsità a cui siamo costretti. Solo chi  giunge alla piena consapevolezza di tutto ciò può divertirsi a guardare gli altri, stupidi burattini, e riderne amaramente (umorismo).

        
   SVEVO: La Coscienza di Zeno, (Prefazioni- Morte del padre- Conclusione) inettitudine e   malattia, la scoperta dell’inconscio.

            Nel suo romanzo capolavoro Svevo stravolge completamente le regole della narrazione tradizionale. Un anziano signore racconta la sua vita, ma non in ordine cronologico, bensì secondo i ricordi che affiorano casualmente nella sua mente, attraverso la simulazione di una seduta psicanalitica. La realtà non  è quindi oggettiva, ma ricostruita attraverso il ricordo e spesso in modo approssimativo, spezzettato e quasi sempre falsificato inconsciamente dal narratore protagonista che fa intendere al lettore quanto i suoi ricordi siano farciti di sensi di colpa, errori non confessati e tentativi di nascondere a se stesso la verità. (come nell’episodio della morte del padre e dello schiaffo- odio per il padre- desiderio di sentirsi superiore a lui e piacere inconscio nel vederlo debole e malato- complesso di Edipo).
           Il narratore non è esterno, ma interno e racconta la realtà a modo suo senza conoscere affatto il punto di vista degli altri, anzi, in continuo conflitto con la realtà degli altri, che non lo comprendono, lo disprezzano (il padre, Ada) o lo amano senza che lui lo meriti (La moglie Augusta che lui ha sposato per errore).
            Nella prefazione c’è un secondo narratore, il dottor S. (S sta per Sigmund Freud) che si rivela altrettanto inattendibile quanto lo stesso Zeno. Infatti un dottore che pubblica all’insaputa del paziente le rivelazioni fatte durante le visite è un medico inaffidabile e scorretto , così come Zeno a detta del dottore non è stato per niente corretto e veritiero nel raccontare se stesso.
           Nell’episodio conclusivo del romanzo Svevo traccia un quadro catastrofico ed apocalittico della società moderna, industrializzata e consumista, basata solo sugli affari, sulla ricchezza e sul potere, che si serve di ORDIGNI sempre più complicati e perfetti, si costruisce un mondo artificiale e contro natura. La specie umana non si evolve più come le altre, non potenzia il suo organismo per adattarsi all’ambiente, ma stravolge e distrugge l’ambiente costruendone uno artificiale. Lui si indebolisce e le sue macchine diaboliche si perfezionano fino a dominarlo e distruggerlo.
            Zeno dichiara che la psicoanalisi non gli è servita, perché lui è guarito da solo: la sua malattia era soltanto dovuta al disagio di vivere in una società in cui i valori dell’amore e dalla solidarietà erano considerati pazzia e malattia, una società egoista e ipocrita, violenta e ingiusta. E’ la società la vera malata e per guarire bisogna essere ammalati come lei. Zeno è guarito diventando anche lui egoista e ipocrita, arricchendosi come un qualsiasi commerciante senza scrupoli (come erano suo padre ed il suo amministratore) approfittando della guerra e del mercato nero.
            Svevo – influenzato dal clima di guerra del suo tempo-  arriva a prevedere ciò che effettivamente accadrà, a questa società sempre più malata, alla fine della seconda guerra mondiale con la bomba atomica: un uomo magari più malato di tutti gli altri salirà sulla cima del mondo e farà scoppiare l’ordigno più perfetto e potente da lui creato, distruggendo la terra e l’umanità.