martedì 2 novembre 2010

Il 2 novembre 1975 morì PIER PAOLO PASOLINI






Siamo stanchi di diventare giovani seri,

o contenti per forza, o criminali, o nevrotici:
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.
Non vogliamo essere subito già così senza sogni.


PIER PAOLO PASOLINI









Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922  Ostia, 2 novembre 1975) è stato uno scrittore, poeta, giornalista, drammaturgo, sceneggiatore,regista, attore e montatore italiano.

È considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo. Dotato di un'eccezionale versatilità culturale, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come poeta, romanziere, linguista, giornalista e cineasta.



Attento osservatore della trasformazione della società dal dopoguerra sino alla metà degli anni settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi italiana, ma anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti.




http://www.poesia-creativa.it/pasolinibiog.htm
PIER PAOLO PASOLINI Nacque a Bologna nel 1922.

 Dopo un'infanzia trascorsa in varie città del Veneto e dell'Emilia, compie a Bologna gli studi liceali e universitari.

 Il forte legame con la madre friulana lo spinse a cercare nel dialetto materno un mezzo col quale esprimere un delicato e fantastico mondo poetico: nacque Poesie a Casarsa (1942), poi confluito nella raccolta La meglio gioventù (1954).

Durante la guerra soggiorna con la madre a Casarsa.


CASARSA


Dedica.

Fontana di aga dal me país.

A no è aga pí frescia che tal me país.

Fontana di rustic amòur.




 Nel 1947 si iscrive al partito comunista, maturando un'attenzione verso la sfera della politica e del sociale che troverà d'ora in poi un riflesso costante nelle sue opere. Nel frattempo era diventato insegnante di scuola media. Sospeso dall'insegnamento, si trasferì a Roma. Qui restò affascinato dal vitalismo del sottoproletariato romano, di cui reinventò il linguaggio e l'esistenza picaresca nei due romanzi Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959).

 Nel 1957 pubblica Le ceneri di Gramsci, nel 1958 i versi funerei e barocchi dell'L'usignolo della chiesa cattolica. Seguirono i poemetti di La religione del mio tempo (1961) e Poesia in forma di rosa (1964), dove la conoscenza del reale si stempera nel senso della solitudine e nella rievocazione nostalgica del mondo contadino.

 Intanto nel 1961 aveva esordito come regista cinematografico, inaugurando un'attività che lo accompagnerà per tutto il resto della vita. Autore di film di grande successo, saggista ritorna alla poesia con Trasumanar e organizzar (1971) e La nuova gioventù (1975).

 Muore in circostanze tragiche a Roma nel 1975.







Le ceneri di Gramsci . Undici poemetti in terzine scritti tra il 1951 e il 1956, pubblicati nel 1957. Soggetto poetico della raccolta è il sottoproletariato delle borgate romane, a cui l'autore aderisce psicologicamente, ma non senza sostanziali conflittualità tra questa idealizzata dimensione, il suo essere borghese e l'ideologia marxista professata. La raccolta prende il titolo da uno dei poemetti in cui l'autore si rivolge idealmente a Gramsci nel luogo in cui le sue ceneri sono sepolte.



Trasumanar e organizzar. Raccolta in cui il verso si allontana dalla tradizione per giungere a una completa libertà espressiva, molto prossima a quella della prosa. I temi dell'attualità sospingono l'ispirazione pasoliniana verso posizioni polemiche che saranno proprie dello scrittore anche negli articoli giornalistici che di lì a poco inizierà a pubblicarere.




Da  Le ceneri di Gramsci

Diversamente rossi, due gerani.
Lì tu stai, bandito e con dura eleganza
non cattolica, elencato tra estranei morti:
 Le ceneri di Gramsci... Tra speranza
e vecchia sfiducia, mi accosto, capitato
per caso, in questa magra serra, innanzi
alla tua tomba, al tuo spirito restato
quaggiù tra questi liberi. (O è qualcosa
di diverso, forse, di più estasiato
e anche di più umile, ebbra simbiosi
d'adolescente di sesso con morte...)
E, da questo paese in cui non ebbe posa
la tua tensione, sento quale torto
- qui nella quiete delle tombe - e insieme
quale ragione - nell'inquieta sorte
nostra - tu avessi stilando le supreme
pagine nei giorni del tuo assassinio.
Ecco qui ad attestare il seme
non ancora disperso dell'antico dominio,
questi morti attaccati a un possesso
che affonda nei secoli il suo abominio
e la sua grandezza: e insieme, ossesso,
quel vibrare d'incudini, in sordina,
soffocato e accorante - dal dimesso
rione - ad attestarne la fine.