sabato 22 ottobre 2011

Hamlet, To be or not to be - Kenneth Branagh




L'INNO AL DUBBIO

Amleto, atto terzo, scena prima
« To be, or not to be, that is the question:
Whether ’tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And, by opposing, end them. To die, to sleep…
No more, and by a sleep to say we end
The heartache and the thousand natural shocks
That flesh is heir to: ’tis a consummation
Devoutly to be wished. To die, to sleep.
To sleep, perchance to dream. Ay, there’s the rub,
For in that sleep of death what dreams may come
When we have shuffled off this mortal coil
Must give us pause. There’s the respect
That makes calamity of so long life,
For who would bear the whips and scorns of time,
Th’oppressor’s wrong, the proud man’s contumely,
The pangs of despis’d love, the law’s delay,
The insolence of office, and the spurns
That patient merit of th’unworthy takes,
When he himself might his quietus make
With a bare bodkin? Who would fardels bear,
To grunt and sweat under a weary life,
But that the dread of something after death,
The undiscovered country from whose bourn
No traveller returns, puzzles the will,
And makes us rather bear those ills we have
Than fly to others that we know not of?
Thus conscience does make cowards of us all,
And thus the native hue of resolution
Is sicklied o’er with the pale cast of thought,
And enterprises of great pitch and moment
With this regard their currents turn awry,
And lose the name of action.
 
»
« Essere, o non essere, ecco la questione:
se sia più nobile nella mente soffrire
i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna
o prendere le armi contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine. Morire, dormire…
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci esitare. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell’oppressore, la contumelia dell’uomo superbo,
gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione.  
»



TRAMA



Sulle torri che cingono Elsinore, capitale della Danimarca, da alcune sere verso la mezzanotte le sentinelle si accorgono della comparsa di un fantasma . Viene chiamato Orazio, amico del principe, a vigilare sullo strano fenomeno.
Lo spettro si fa subito notare da Orazio per la somiglianza con il defunto sovrano e poco dopo scompare. I soldati sono in allerta perché  il figlio di Fortebraccio  si sta preparando ad attaccare per riprendersi i territori che il padre, ingannato, ha perso in un duello con il defunto re di Danimarca.
Nel castello sono presenti il re Claudio zio di Amleto, la regina Gertrude madre di Amleto, Amleto (triste per la recente morte del padre e contrariato per il matrimonio, avvenuto dopo pochi mesi, tra lo zio e la madre), il ciambellano Polonio, suo figlio Laerte, i due ambasciatori Cornelio e Voltimando, ed altri. Nella riunione  viene deciso di mandare i due ambasciatori dal re di Norvegia zio di Fortebraccio per trattenere il nipote. Poi Laerte dice al re che deve partire per la  Francia.

Orazio intanto va da Amleto e lo mette al corrente delle apparizioni di uno spirito con le sembianze del padre. Questi si presenta sulle mura e lo spettro gli svela  questa tremenda verità: la moglie e Claudio il fratello di suo padre si amavano fin da prima della sua morte, e Claudio desideroso del suo trono, un pomeriggio, vedendolo addormentato in giardino, gli versò nell'orecchio un veleno mortale. Lo spettro chiede quindi al figlio di vendicarlo.

Tornato tra i suoi amici, Amleto fa loro giurare di non parlare con nessuno delle apparizioni. Dopo l'incontro, Amleto diventa ancora più tetro, ed i sovrani preoccupati mandano a chiamare Rosencrantz e Guildenstern (due compagni di studi di Amleto) affinché indaghino sui motivi della malinconia del principe. I due parlano con lui e tentano anche  di rallegrarlo sfruttando l'occasione dell'arrivo di una compagnia teatrale.
A questo evento Amleto si dimostra interessato, infatti ha ideato un piano che può confermare  se le informazioni dello spettro siano veritiere, prima di decidersi a compiere un assassinio.

Intanto il re  richiama i due amici per sapere se hanno scoperto qualcosa sulla crisi di Amleto; è presente anche Polonio che propone al re di verificare se la tristezza di Amleto derivi dal suo amore per Ofelia. Così all’arrivo di Amleto, Polonio, il re e la regina si nascondono, lasciando sola Ofelia, che deve fingere di averlo incontrato in modo “casuale”, mentre loro non visti osservano il suo comportamento. Amleto però in quel momento è turbato dall’incontro avuto con lo spettro e si mostra aggressivo verso la povera Ofelia, e mentre lei gli ricorda le vecchie promesse d'amore, lui freddamente e con disprezzo le consiglia di farsi suora, terminando il dialogo con la tetra frase "Non avverranno più matrimoni e degli sposati uno morirà".
Lo zio sentendo questa frase sospetta che Amleto possa aver intuito qualcosa dei suoi crimini, ed inizia quindi a prospettare l'idea di esiliarlo in Inghilterra con la scusa di qualche incarico amministrativo.

Amleto intanto va dagli attori della compagnia giunta al castello, per raccomandare loro una buona interpretazione nello spettacolo della sera. Il suo piano infatti consiste nel far recitare un dramma che riproduca il modo con cui fu assassinato suo padre, per osservare le reazioni del re: se il re si fosse mostrato turbato, ciò avrebbe significato che le accuse del fantasma erano fondate. L'idea riesce al meglio: quando infatti c’è la scena dell'avvelenamento, il re esce incollerito dal teatro. Dopo ciò la madre, per placare la collera del re, chiama Amleto in camera sua per indurlo a spiegarsi con lo zio sui motivi della rappresentazione di quel dramma.

Nella camera della regina, d’accordo con lei, c’è Polonio nascosto,  perchè possa ascoltare e poi riferire al re le parole di Amleto. Amleto, mentre sfoga la sua collera con la madre, intuisce di essere spiato e scambia Polonio per il re uccidendolo, al grido di : "un topo, un topo". Alla scoperta del cadavere di Polonio non mostra alcun senso di colpa, considerando quest’ultimo uno spione corrotto complice del re assassino. Amleto è considerato da tutti impazzito.
Saputo di quest'atto, il re conviene che si deve affrettare la sua partenza per la Gran Bretagna e manda Rosencrantz e Guildenstern a sollecitarlo per partire subito con la scusa del vento favorevole. Ofelia intanto, già addolorata dalla delusione amorosa inflittale da Amleto, venuta a sapere della morte del padre Polonio ucciso dallo stesso Amleto, è sopraffatta dal dolore ed impazzisce.
Amleto intanto, in cammino verso il porto per imbarcarsi per l'Inghilterra, riflette sulla propria meschinità : sta partendo secondo la volontà dello zio, lasciando invendicato l'assassinio del padre.
Laerte intanto, torna in Danimarca chiedendo conto al re della morte di Polonio. Il re dà alla pazzia di Amleto la colpa di tutto.
Intanto una lettera annuncia al sovrano l'imminente ritorno di Amleto in Danimarca.
Il re propone allora a Laerte, come mezzo di vendetta, di sfidare Amleto a duello, ma di assicurarsi la vittoria  smussando la spada dell'avversario ed  intingendo la propria in un mortale veleno, intanto lui avrebbe riempito la coppa del vincitore di un altrettanto letale veleno così che, anche nel caso che Amleto avesse vinto nel duello, sarebbe egualmente morto. Laerte acconsente.

Nel frattempo Ofelia, ormai pazza, si è uccisa gettandosi in un lago e due becchini le stanno scavando la fossa. Amleto passeggiando con Orazio passa di lì e quando vede il corteo funebre capisce che quella è la sepoltura di Ofelia e accorre addolorato. Laerte, pieno di collera contro di lui, lo riempie d'insulti e lo sfida a duello. Così il giorno seguente Amleto e Laerte si scontrano nella sala del re in una sfida all'ultimo sangue. Amleto rivolge parole di scusa e di sincera amicizia e stima a Laerte che ricambia.

Inizia il duello e, mentre questo si svolge, la Regina chiede da bere e beve dalla coppa di vino avvelenata. I duellanti intanto si scambiano più volte i fioretti ,cosicché ognuno si ferisce con quello avvelenato. La prima a morire è la regina. Allora Laerte, pentito di aver escogitato un così ignobile piano, rivela tutto ad Amleto e poi muore per il veleno sulla punta del fioretto. La furia del principe si abbatte allora sul re che è trafitto da Amleto con la spada avvelenata e muore.

Amleto è in fin di vita quando Orazio gli annuncia che Fortebraccio è appena giunto al castello col suo esercito vittorioso ed  Amleto morendo lo designa come nuovo re, che merita il trono per onestà e coraggio ed è adatto a rinnovare una stirpe di re ormai corrotta. Entra Fortebraccio e salito sul trono  dispone solenni funerali per il defunto principe.


La tragedia di Shakespeare 
interpretata da Branagh regista e attore di Hamlet

Amleto finge la sua pazzia per nascondere l'esitazione di fronte al dovere della vendetta.

 L'UOMO, le sue debolezze, le sue contraddizioni, i suoi sentimenti d'affetto e di pietà contrastano con l'IDEALE del cavaliere virtuoso e virile, tutto d'un pezzo, coraggioso, sprezzante del pericolo, privo di contraddizioni, sempre coerente e incapace di mentire.

La PAZZIA rappresenta lo scarto dall'apparente normalità delle regole comuni, di ciò che si deve fare per dovere: Amleto sa che il suo dovere è denunciare l'assassinio ed il tradimento da parte dello zio e vendicarsi, ma non avendone il coraggio si comporta da pazzo, perchè lui solo sa la verità. Per questo non può più essere gentile con Ofelia e amarla, perchè lei è la figlia del complice e amico dello zio, non può rispettare la madre, sposata con l'assassino del marito e traditrice.

AMLETO E' DIVENTATO  PERSONAGGIO SIMBOLO DELL'INETTITUDINE DELL'UOMO MODERNO, ALIENATO E CONTRADDITORIO, CONDANNATO ALL'INCOMUNICABILITA' ED ALLA PERDITA DELL'IDENTITA', IN CONTRASTO TRA L'IO INTERIORE E IL CONFORMISMO SOCIALE.

Parte centrale della tragedia è la rappresentazione scenica da parte della compagnia teatrale di attori girovaghi di un dramma che, su suggerimento di Amleto, riproduce l'evento dell'assassinio del re suo padre. IL TEATRO RAPPRESENTA SE STESSO: IL TEATRO NEL TEATRO. Un modo per dire che gli attori recitano una parte con la quale rappresentano la realtà, così come le persone  reali non fanno altro che recitare le loro parti nel palcoscenico della vita. Ognuno si traveste e recita. Ognuno può essere smascherato e rivelare un'altra verità dietro la maschera. Lo zio Claudio vedendo se stesso uccidere il fratello attraverso la recita degli attori si spaventa e esce furioso dal teatro rivelando ad Amleto che i suoi sospetti erano fondati.

Così nel film di Branagh la sala del castello è arricchita da una serie di grandi SPECCHI lungo i quali si muovono i personaggi   le cui  figure vengono riflesse e duplicate, soprattutto Amleto, nel famoso monologo "Essere o non essere" vi si specchia più volte come a voler sottolineare la doppiezza e l'incertezza della propria volontà ed identità, IL DOPPIO  della realtà e dell'apparenza, della verità e della finzione, della vita e della morte;  uno di quegli specchi ancor più si rivela simbolo di doppiezza e di inganno perchè dietro vi si nascondono Polonio e Claudio che spiano il suo incontro con Ofelia. Amleto è convinto che la stessa Ofelia abbia architettato l'incontro e voglia civettare con lui su suggerimento del padre per vedere le sue reazioni e perciò la maltratta con disprezzo. Ancora doppiezza e finzione: il TRUCCO delle donne, che si truccano per ingannare gli uomini, la bellezza che nasconde la corruzione e il vizio.
http://youtu.be/R6Wdj6yKGMU

Nel dialogo tra AMLETO e la MADRE si evidenzia la forte carica EDIPICA che anima l'angoscia del protagonista. La madre è colpevole ai suoi occhi non solo nei confronti della memoria del  marito, ma anche  e nei confronti del figlio, avendo regalato il suo amore ad un estraneo e condiviso con lui segreti e malvagità sottraendosi all'amore del figlio. Egli soffre di gelosia e vede in Claudio un rivale, e nella madre la traditrice che deve essere punita, nonostante che in realtà lo spettro gli avesse raccomandato di risparmiare la donna non ritenendola colpevole.
http://youtu.be/gSoUf8hFxP0
http://youtu.be/VvsTcOvr-wk

La scena del DUELLO finale nel film è grandiosa, perfino un po' fuori delle righe, ma tutto è possibile in una realtà in cui possono comparire gli spettri. Il gioco degli scambi, della coppa col vino avvelenato, della spada con la punta anch'essa avvelenata, che passano casualmente di mano dagli uni agli altri, per compiere il destino di morte che attende tutti i protagonisti,  ripete ancora una volta il tema delle parti in un teatro e delle immagini riflesse negli specchi: tutto appare e non è quello che sembra, il re trama la morte di Amleto, ma uccide la moglie, Laerte vuole vendicare il padre e la sorella e viene a sua volta ucciso, Amleto che ha lasciato fino all'ultimo che i fatti si trascinassero senza avere la forza di agire con decisione per realizzare la sua vendetta, viene a sua volta colpito dalla spada avvelenata, ma poi alla fine colpisce anche lui il suo nemico e finalmente esegue il compito assegnatogli dallo spettro, un compito più grande di lui che ha segnato la sua fine.
http://youtu.be/QLp5FygIs8c
http://youtu.be/RIS-GJOjkgA


La vera vittima di questa storia di colpe e di corruzione e OFELIA, la giovinetta ingenua e innamorata, sballottata tra trame di corte ed interessi politici dell'ambiente di corte , incapace di sopportare le sciagure della sorte e la malvagità degli uomini con il loro egoismo e la loro insensibilità.
http://youtu.be/CKespCRc2OE


Resta il giovane amico di Amleto ORAZIO, testimone esterno dei fatti fin dall'inizio, l'unico non coinvolto nelle vicende e del tutto innocente, che si salva dalla carneficina finale, simbolo di speranza di una società e di un governo meno corrotti, insieme al giovane principe Fortebraccio, che giunge vincitore alla reggia e sedendosi sul trono rimasto vuoto proclama solenni funerali al valoroso Amleto che in punto di morte lo aveva designato suo successore.