giovedì 21 aprile 2011

25 aprile 2011

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COMITATO PER LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA
SABATO 11 MARZO 2006- 
Palazzina CNA Scandicci, accanto al Palazzo Comunale.
 
Presentazione della manifestazione del V. Presidente del Comitato Comunale Marco dott. BECUCCI.

Oggi,dopo due mesi esatti dalla sua nascita nella sede dell’ANPI che ringrazio per la sua ospitalità, dopo aver raggiunto il primo importante obbiettivo del numero sufficiente di firme per il Referendum confirmativo od abrogativo delle modifiche introdotte nella Costituzione Repbblicana dall’attuale maggioranza di centrodestra, il Comitato Comunale di Scandicci per la Difesa della Costituzione si presenta al pubblico.
Voglio innanzitutto ringraziare tutti coloro che l’hanno fatto nascere e che vi partecipano: il Sindaco di Scandicci Simone Gheri, la sig.ra Mila Pieralli e il sig. Bartoloni per l’ANPI, il sig. Idamo Batignani per l’ANCR, Osvaldo Cavaciocchi del PDCI, Francesco Mencaraglia del PRC, Silvano Rorandelli dei DS, Saverio Sodi della Margherita, Franco Conti ed Ottenetti Adonella per l’UNICOOP, Romano Manetti per la PA Humanitas di Scandicci, Giancarlo Venturi per LEGAMBIENTE, Daniele Stolzi per la CGIL, Bruno Santamaria per la CISL, Carlo Berti per la UIL, Roberto Vinciguerra per il Quartiere 2, De Lucia per il Quartiere 3, Casimiro Coli per il Circolo “Bella Ciao”, Livio Vitali della Casa del Popolo di Casellina e il Partito Popolari Udeur che rappresento.
Naturalmente il Comitato è aperto ad ulteriori partecipazioni ed apporti.
Voglio ringraziare inoltre tutte le autorità civili e militari oggi quì presenti.
Perchè anche a Scandicci si è sentita l’esigenza di un Comitato per la Difesa della Costituzione?
Forse non tutti sanno che Scandicci è stato uno dei primi Comuni, che nell’Italia del 1946 ha svolto elezioni democratiche, le Amministrative.Scandicci, forte di una lunga tradizione democratica, sente l’esigenza di difendere a denti stretti una Costituzione stravolta e calpestata.
Sono nato nel 1950 e quindi non ho partecipato alla lotta partigiana come mio padre, Renzo Becucci, ma ho vissuto in una democrazia che è sempre stata tutelata dalla Costituzione scritta da quelle forze che a quella lotta hanno partecipato. E quindi sento l’esigenza di dover continuare a difendere questa nostra “vecchia” legge fondamentale dello Stato.

Sotto il loggiato del Vecchio Palazzo Comunale in piazza Matteotti, tanto per intenderci nel “vecchio” centro cittadino ottocentesco, campeggia una lapide dal titolo “25 APRILE 1945”
che così recita :
“ Ricorda, o cittadino, questa data e spiegala ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli; racconta loro come un popolo in rivolta si liberasse un giorno dall’oppressore e narra loro le mille e mille gesta di quei prodi che sui monti, nei borghi, ed in ogni luogo sbarrarono il passo all’invasore; nè ti scordar dei morti,nè ti scordar di raccontare com’è stato il fascismo ed il nazismo e la guerra ricorda,le rovine, le stragi, la fame e la miseria ,lo scroscio delle bombe ed il pianto delle madri ; ricordati di Buchenvald, delle camere a gas, dei forni crematori e tutto questo spiega ai figli e ai figli dei tuoi figli non perchè l’odio e la vendetta duri ma perchè sappiano quale immenso bene sia la libertà ed imparino ad amarla e la conservino intatta e la difendano sempre”.


Il 25 aprile 1955, l’ispiratore di questo inno di democrazia e di libertà tracciava la strada che mai avremmo dovuto abbandonare; quella della pacificazione nazionale che era già stata sancita nel 1948 con l’approvazione della Costituzione della Repubblica Italiana.

Già perchè il “patto costituzionale”, voluto dai cattolici democratici, dai comunisti, dai laici socialisti, azionisti e liberali è stato un supremo atto di pacificazione nazionale. Un cosciente e condiviso "obbligo a convivere" e dunque a cercare continuamente un punto di equilibrio; un punto di equilibrio anche con i due eserciti schierati sul campo con le armi cariche e pronte a sparare. Scrive il sen. Giovanni Pellegrino:

“ Se guardiamo la Costituzione approvata dopo la guerra, ci rendiamo conto di come quel pezzo di carta oggi calpestato con incredibile leggerezza,abbia invece costituito il collante che ha tenuto insieme il Paese.Il patto costituzionale esprime la sintesi più alta delle diverse culture politiche. 
E’ la Costituzione più liberale e socialmente avanzata che esista al mondo. Contiene un sistema di regole concepite proprio per impedire che una parte prevalesse sull’altra fino ad annientarla.”

Quel patto costituzionale qualcuno l’ha fatto saltare la mattina del 9 Maggio 1978 facendoci ritrovare il cadavere di Aldo Moro in via Caetani a Roma. Eppoi c’è stato il 1989,la caduta del muro di Berlino, Gorbaciov che chiude l’esperienza storica del socialismo reale, il brindisi alla fine delle ideologie, l’avvento del pensiero unico del mercato che tutto e tutti omologa ed annienta.
Si capisce quindi come sia stato possibile l’avvento del cav. Berlusconi, il quale ha portato a compimento il lucido disegno di una Costituzione fatta su misura per una concezione padronale e quindi essenzialmente antidemocratica della politica.
Si capisce come la Lega ,stretta alleata del Cavaliere,abbia potuto imporre con il ricatto la “devolution”, brutto termine americaneggiante che stà a significare la distruzione dello Stato Unitario e che ci ha consegnato 21 piccole italie con evidente disparità di diritti dei cittadini. Poveri padri risorgimentali della patria; poveri tutti i morti nelle guerre per la libertà e l’unità dell Italia,come devono agitarsi nelle proprie tombe!
Ma non dobbiamo disperare : lo strapotere del cavaliere e dei suoi alleati non è riuscito, in sede di riforma costituzionale, a scalfire l’art.1 che definisce l’Italia una “repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme enei limiti della Costituzione.”. Se in futuro si dovesse porre mano ad una nuova costituzione democratica dovremo difendere con tutte le forze questo articolo ed anche il lavoro.
Ora dobbiamo vincerlo questo Referendum, facendo prevalere il NO alla conferma delle modifiche costituzionali introdotte dal centrodestra. Ma non dobbiamo scordarci che per vincere il Referendum,bisogna battere il “padrone” alle prossime Elezioni Politiche del 9-10 Aprile .
Battere il padrone di Arcore e batterlo bene.
Battere il padrone, non annientarlo, non fare come Bruto che pugnalò Giulio Cesare in Senato proprio oggi, le Idi di Marzo.

Il Sen.Giovanni Pellegrino concludendo le sue riflessioni sul perchè in Italia la guerra fredda non si è ancora conclusa,sul perchè di uno scontro che dura da più di sessant’anni, afferma:

“ Continuo a sperare che la forza delle cose imponga a questo Paese scelte improntate al buon senso e alla moderazione...”

e a chi gli rimprovera che moderazione ,in questo nostro Paese, è una parola con un significato negativo... risponde che

“ andrebbe invece rivalutata. La virtù laica del dubbio frena la naturale tendenza ad estremizzare le proprie posizioni.
E quindi implica una moderazione,che,intesa come il riconoscimento della legittimità delle posizioni contrapposte, è il sale di una democrazia matura.”
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STREGHE

 DA REPUBBLICA.IT  UN INTERESSANTE ARTICOLO SULLE STREGHE



http://d.repubblica.it/argomenti/2011/04/20/news/streghe-294026/

http://d.repubblica.it/argomenti/2011/04/20/news/mappa_delle_streghe-295736/

LA VITA SULLA TERRA E L'AZIONE DELL'UOMO




ABBIAMO PROVOCATO FENOMENI CHE NON POSSIAMO CONTROLLARE...
COL PETROLIO L'UOMO SI E' LIBERATO DALLE CATENE DEL TEMPO....
VELOCI...SEMPRE PIU' VELOCI... IN CINQUANT'ANNI , NELL'ARCO DI UNA SOLA VITA, LA TERRA E' CAMBIATA PIU' RADICALMENTE CHE IN TUTTE LE GENERAZIONI PRECEDENTI DELL'UMANITA'...

lunedì 18 aprile 2011

crisi libica -GLI INTERESSI DEI PAESI OCCIDENTALI SULLA GUERRA IN LIBIA

Dietro la crisi libica si celano i giochi di strategia geopolitici ed economici dei Paesi occidentali, in quella che a tutti gli effetti può essere considerata una guerra colonialista
E' di questo avviso Michel Chossudovsky (economista canadese, professore di economia presso l' Università di Ottawa, Direttore del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione )

La Libia è, infatti, tra le più grandi economie petrolifere del mondo, con circa il 3,5% delle riserve mondiali di petrolio, più del doppio di quelle degli USA, ed è, con 46,5 miliardi di barili di riserve accertate, la più grande economia petrolifera del continente africano, seguita da Nigeria e Algeria. 

Un'invasione della Libia servirebbe gli interessi delle imprese delle nazioni occidentali, come l'invasione e l'occupazione dell'Iraq del 2003.

Inoltre servirebbe a destabilizzare la National Oil Corporation (in sigla NOC è la compagnia petrolifera nazionale della Libia che possiede metà del petrolio del paese)

Non è un caso che siano i francesi più degli altri paesi (Inghilterra e Italia) a cercare di avere il controllo delle operazioni. Tale controllo gli permetterebbe di accampare più diritti nel caso di realizzazione di uno scenario post Gheddafi. 

L'altro contendente nel territorio libico e nord africano sono gli USA, interessati a destabilizzare non solo il potere della National Oil Corporation, accaparrandosi con le loro società (ExxonMobil e Occidental Petroleum) più diritti sull'oro nero libico, ma anche a creare le premesse di una sua maggior influenza anche in altri paesi, come il Ciad e la Nigeria (dove se la deve vedere sempre più con Francia e Cina).

L'Italia ha forti interessi in Libia. L’Eni estrae 244 mila barili di gas e petrolio, che rappresentano il 35% delle esportazioni della Libia. Tuttavia i suoi precedenti rapporti di amicizia con Gheddafi, nonché la vicinanza del nostro paese alle sue coste, fanno si che sia più che esposta al rischio di ritorsioni economico-militari e quindi più “bloccata” nel prendere liberamente le decisioni e farsi lei stessa da leader della coalizione.

In sostanza si attende che gli USA facciano da paciere tra gli interessi in gioco e, nello stesso tempo, si prendano le responsabilità in caso di ritorsioni.

http://finanza.excite.it/guerra-libia-gl-iinteressi-economici-N68591.html

'L'Eni ritiene non compromessi i rapporti con la Libia. Noi manteniamo rapporti con la National oil company (NOC) che è il nostro interlocutore naturale. Qualunque sia il sistema politico che ci sarà in futuro in Libia, ci sarà la  NOC che ha dei contratti e rapporti con noi.”

Se venisse sconfitta la ribellione che chiede un regime democratico, l'ultima parola sui rapporti con l’Italia resterebbe al rais Muammar Gheddafi, il quale ha dichiarato in un'intervista a Il Giornale, di sentirsi molto tradito dal presidente del Consiglio Berlusconi, minacciando al contempo la possibilità di scindere i legami economici e finanziari che legano la Libia all'Italia

http://finanza.excite.it/eni-sospesa-la-produzione-di-petrolio-in-N68367.html


La Libia è il primo fornitore di petrolio all'Italia, garantendo il 23,3% del nostro fabbisogno, mentre tramite il gasdotto Greenstream, che collega le coste libiche a Gela, di cui la National Oil Corporation libica ha rilevato una parte della quota che era dell'Eni, arriva quasi il 12% del gas utilizzato dal nostro paese.
Ma anche in fatto di armi non scherziamo.
Solo nel biennio 2008-2009 l'Italia ha autorizzato le proprie ditte a vendere armi alla Libia per un totale di 205 milioni di euro, più di un terzo dell'ammontare di tutte le autorizzazioni concesse dalla Ue.

A differenza di Francia e Germania che hanno sospeso gli invii di materiale bellico ai paesi nordafricani teatro della rivolta popolare, l'Italia ha continuato come se nulla fosse. 

D'altro canto la Libyan Investment Authority possiede delle azioni Finmeccanica, e , dopo il Ministero dell'Economia italiano, ha il controllo dell’azienda, la cui produzione a fini bellici è in continua espansione. 

La Libia ha anche una notevole presenza nel sistema finanziario italiano. È quella in Unicredit, ove la Libia è virtualmente primo azionista, possedendone il 4,9%, tramite la sua Banca Centrale, e il 2,5% tramite il già citato Libyan Investment Authority.

Anche sul fronte delle telecomunicazioni i libici sono molto attivi, possiedono infatti il 14,8% di Retelit, controllata da Telecom Italia, attiva nei servizi a banda larga.

Mentre Impregilo, la grande società italiana di infrastrutture, è impegnata in Libia nella costruzione di tre centri universitari. Complessivamente l'Istituto per il commercio estero valuta che la presenza italiana in Libia ammonti attualmente a 130 aziende per un'occupazione complessiva di 600 persone.

Infine Gheddafi possiede il 7,5% della società sportiva Juventus (d'altro canto la Fiat è di casa in Libia) tramite la Libyan Arab Foreign Investment Company.



Un interessante punto di vista dal blog  http://www.giorgiomontanari.com
Si fa fatica a star dietro a certi argomenti, per cui fino a pochi giorni fa se le forze occidentali non intervenivano in Libia era per via dei loro interessi economici e oggi che intervengono in Libia è per via dei loro interessi economici.
 Faccio notare però un elemento fattuale: la risoluzione dell’ONU e gli attacchi internazionali sono arrivati quando Gheddafi aveva vinto.
Quando aveva respinto i ribelli fino a Bengasi e stava già mettendo in atto la “vendetta casa per casa”.
Volendo privilegiare la stabilità e gli interessi economici, la cosa migliore da fare sarebbe stata non fare niente, lasciare a Gheddafi la vittoria e la vendetta e poi ricominciare a fare affari con lui come prima, business as usual. Che infatti è la posizione della Lega Nord, movimento politico dalla nota sensibilità umanitaria.

venerdì 8 aprile 2011

VEDIAMOCI MADRID



L'ORSO SIMBOLO DELLA CITTA'
 l’oso y el madroño
L'ORSO E IL CORBEZZOLO

In passato le campagne attorno a Madrid erano popolate di orsi. La zona, infatti, era chiamata Ursuria ed è per questo che l’animale è da sempre stato preso come simbolo, sia dalle antiche legioni romane che occuparono queste zone, sia da Alfonso VII che nel 1212, durante la spedizione contro il regno di Murcia, scelse, come emblema negli stendardi, un orso. 
Dall’orso derivano poi, tramite il riferimento astrale all’Orsa Minore o Piccolo Carro, le 7 stelle presenti nello stemma e sulla bandiera rossa della comunità di Madrid.
 Nel 1222, in seguito ai dissapori tra il Clero e il Consiglio della città, che non riuscivano a spartirsi equamente le terre circostanti, il re fu costretto ad intervenire dando al Clero la gestione dei foraggi e alla città quella del legname e la selvaggina.
Da quel momento, per rimarcare il diritto allo sfruttamento del legname da parte della città, fu aggiunto al simbolo di Madrid un albero, il Madroño, che cresceva abbondante nelle terre circostanti.



LA MAGNIFICA PLAZA MAJOR


                                                                                      PUERTA DEL SOL








FONTANA DI NETTUNO






RIPRODUZIONE IN BRONZO DELLA FUENTE DE LA ALCACHOFA 

(FONTANA DEL CARCIOFO) NEL PASEO DEL PRADO

L'originale è stato spostato nel Parco del Retiro




 
EL PRADO









PORTA DI TOLEDO














REINA SOFIA














GUERNICA