martedì 22 dicembre 2009

“Il tuo sorriso” di Pablo Neruda




Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l’acqua che d’improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d’argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d’aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amor mio, nell’ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d’improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d’autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell’isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

mercoledì 9 dicembre 2009

NO B DAY - 5 DICEMBRE 2009

Riceviamo questo articolo - da una studentessa del Liceo Scientifico Marconi di Sassari- che volentieri pubblichiamo


OGGI SIAMO TUTTI UN PO' EROI

Per Berlusconi Vittorio Mangano è un eroe. Quelli sono i tuoi eroi! I nostri eroi hanno un altro nome, si chiamano: Agostino Catalano, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cusina. Sono i ragazzi che facevano la scorta a Paolo. Ragazzi che come tanti altri si erano messi in fila dietro la sua porta per chiedergli di fare la sua scorta. Erano servitori dello Stato che si mettevano in fila per andare a morire. Andate dai vostri eroi! Andate sulla tomba di Vittorio Mangano a mettere le vostre corone. Le mie agende rosse non vi faranno mettere più piede in via d’Amelio! E sono questi i ragazzi con cui noi faremo la scorta a quei giudici che finalmente stanno cercando di togliere il velo su queste stragi. Questi giudici non ce li potranno uccidere! Perché queste persone noi le onoriamo e di loro abbiamo fiducia. Che Berlusconi vada via dall’Italia. Vogliamo che in questo Paese si ritorni a sentire il fresco profumo di libertà che oggi sento in questa piazza”.
Con queste parole, sventolando “ l’agenda rossa”di Paolo, Salvatore Borsellino concludeva il discorso più commovente pronunziato in occasione del No Berlusconi Day, sul palco di piazza San Giovanni.
Qui, a Roma, ad ascoltare il fratello del grande giudice dell’antimafia, il 5 dicembre, non importa se 90mila o 1milione, eravamo comunque tantissimi. La maggior parte, i più giovani, si sono dati appuntamento online e si sono ritrovati in piazza dimostrando che esiste un nuovo canale di comunicazione che sfugge al controllo del signor B, del Biscione televisivo. Così è nato il "No B day", la manifestazione nazionale "per chiedere le dimissioni di Berlusconi", ideata da un gruppo di blogger e alimentata su Facebook, come protesta agli attacchi del premier al Quirinale ed ai giudici della Corte Costituzionale, dopo la sentenza sul Lodo Alfano.
Il popolo di internet, si è liberato dall’omologazione dei mass-media ed è stanco di questa democrazia passiva, che toglie ogni iniziativa e responsabilità ai cittadini e che si affida totalmente alle decisioni del capo. Oggi la generazione dei giovani si ribella ad un’idea della politica cinica e prepotente, secondo la quale a chi sta dalla parte del potere tutto è lecito. Forse ci volevano certi eccessi per farci ricominciare a sognare e lottare ancora per gli ideali , acquistando così impegno e responsabilità per diventare adulti.
Il corteo, partito da piazza Repubblica, era una grande distesa viola punteggiata di  diverse bandiere. Il viola, scelto perché non appartenente a nessun partito, fa da collante tra i diversi colori della politica, in quanto rappresenta il disagio che accomuna tutti e la spinta ad agire insieme, tanti e uniti . Una marea, che voleva essere "apartitica e pacifista"-  eppure scortata da un numero impressionante  di poliziotti e carabinieri - da piazza della Repubblica si è riversata in piazza del Popolo e poi in piazza San Giovanni, per assistere al concerto organizzato grazie all'aiuto dei 3mila artisti del gruppo "Artisti - No Berlusconi Day". E’ stata una grande festa che si è conclusa col concerto di Roberto Vecchioni , dopo che sul palco si sono alternati Dario Fo e Franca Rame, Ascanio Celestini e Moni Ovadia, il regista Mario Monicelli, il costituzionalista Domenico Gallo, Salvatore Borsellino, i ragazzi del "No Ponte", i lavoratori dell'Eutelia; sono anche intervenuti in collegamento video Margherita Hack e Giorgio Bocca.
Un enorme striscione viola grida tra la folla: 'Berlusconi dimissioni'. "Si fa solo i c... suoi e a pagare siamo noi" gridano i manifestanti. Un cartello risponde: «La migliore manifestazione degli ultimi 150 anni», parafrasando un'affermazione dello stesso Berlusconi. Un altro esorta: "Fuori la mafia dalle istituzioni"; uno dall’accento sardo invita:“Pussa via puzzone”. Grida il rosso delle copie dell'agenda di Paolo Borsellino che tanti sventolano.
Il grido echeggia oltre i limiti delle piazze romane e diventa internazionale. Manifestazioni parallele sono state organizzate in 45 città del mondo, tra cui Londra, Barcellona, Amsterdam, Dublino, Parigi, Vienna, San Francisco, Montreal e Sacramento. Berlusconi costituisce una gravissima anomalia nel quadro delle democrazie occidentali ed i cittadini europei insieme ai tantissimi emigrati italiani si mobilitano in difesa della libertà di espressione che sembra dimenticata in Italia, come testimoniano gli attacchi di Berlusconi alla stampa libera, alla satira, alla Rete. Il presidente del consiglio deve dimettersi e difendersi, come ogni cittadino, davanti ai Tribunali della Repubblica dalle accuse che gli vengono rivolte.
Quando la festa è finita ognuno è tornato alle proprie case, qualcuno è salito sull’aereo per tornare in Sardegna , la nostra isola non più tanto selvaggia e incontaminata, profanata dalle colate di cemento , dal turismo di lusso, dai teatrini dei vip e dalle facili promesse, dove Berlusconi fa da padrone e dove tanti operai si incatenano ai cancelli delle loro fabbriche che chiudono e nessuno li vede.
E ora? Queste energie nuove, dei giovani del web, non devono disperdersi , insieme a quelle dei vecchi Borsellino, Ovadia, Fo, che dal palco hanno seminato la loro saggezza su chi finalmente apriva le orecchie ad ascoltare e riceveva la loro preziosa eredità.
E noi ora ci sentiremo tutti un po’ “eroi”, pronti a scendere ancora in piazza a manifestare per la libertà, ma soprattutto più convinti che una società giusta si costruisce con l’impegno e l’onestà .
                                                                                                                                                                         Antonella Panu



giovedì 3 dicembre 2009

3 DICEMBRE - Giornata ONU dei Diritti delle Persone con disabilità

A PROPOSITO DI DISABILITA'

IL TESTO DI QUESTA CANZONE DI DE GREGORI
presenta la figura di un reduce di guerra, "del Vietnam o della Corea", ha detto l'autore, che sogna di poter vincere la propria solitudine esistenziale, grazie all'amore e al sogno. L'uomo sogna Atene ("è la culla della nostra civiltà" secondo De Gregori) ma sotto la neve, simbolo del gelo metaforico che lo avvolge e l'ospedale militare dove gli misero una gamba di legno al posto dell'arto perso in guerra e va a Parigi, dove cammina, zoppicando, lungo gli Champs-Élysées, incontro alla sconfitta definitiva, ma in piedi. La vicenda si snoda per associazioni, proprio come in un sogno, su di una musica morbida e lenta.


ASCOLTA LA CANZONE SU YOUTUBE:     http://www.youtube.com/watch?v=hEVbuZuEe8o


De gregori      GAMBADILEGNO A PARIGI


E allora sognò Atene
e la sua bocca spalancata
E la sua mano da riscaldare
e la sua vita stonata
E quel suo mare senza onde
e la sua vita gelata
E allora sognò Atene
sotto una nevicata

Guardalo come cammina
ballerino di samba
E come inciampa in ogni spigolo
innamorato e ridicolo
Come guida la banda
come attraversa la strada
senza una gamba

Portami via da questa terra
da questa pubblica città
Da questo albergo tutto fatto a scale
da questa umidità
Dottoressa chiamata Aprile
che conosci l'inferno
Portami via da questo inverno
portami via da qua

E allora sognò Atene
e l'ospedale militare
Ed i soldati carichi di pioggia
e un compleanno da ricordare
Ed un ombrello sulla spiaggia
e un dopoguerra sul lungomare
E allora sognò il tempo
che lo voleva fermare

Guardalo come cammina
Lazzaro di Notre Dame
Come sta dritto nella tempesta
alla fermata del tram
Chiama un tassì si mette avanti
dai Campi Elisi alla Grande Arche
Gambadilegno avanti avanti
avanti marsch!






Integrazione ! No grazie
Vi sono 3 concetti per spiegare l’evoluzione del rapporto

tra rispetto dei diritti delle persone con disabilità e approcci della società nel garantirne la forma della loro

partecipazione alla vita sociale.



Concetti, su cui il dibattito internazionale ed i più recenti documenti delle Nazioni Unite hanno chiarito il senso:


INSERIMENTO: è l’approccio che riconosce il diritto delle persone con disabilità ad avere un posto nella società, ma che si limita ad inserirle in un posto spesso separato dalla società (per es. un istituto o una classe speciale) o in una situazione passiva (quello che nel movimento delle persone con disabilità chiamiamo tappezzeria). La decisione su “dove” debbano vivere e “come” debbano essere trattate non è presa dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie, nel caso non possano rappresentarsi da sole
INTEGRAZIONE: è il processo che garantisce alle persone con disabilità il rispetto dei diritti all’interno dei luoghi ordinari, senza però modificare le regole e i principi di funzionamento della società e delle istituzioni che li accolgono. Vi è dietro questa impostazione ancora una lettura basata sul modello medico della disabilità (tali persone sono malate, invalide, limitate e la disabilità viene considerata una condizione soggettiva causata dalle minorazioni; le persone con disabilità vanno tutelate sulla base di un intervento speciale, vedi per es. insegnante di sostegno). Prevale l’idea che le persone con disabilità siano speciali e vadano sostenute attraverso interventi prevalentemente tecnici.
INCLUSIONE: è il concetto che prevale nei documenti internazionali più recenti.

La persona con disabilità è considerata cittadino

a pieno titolo e quindi titolare di tutti i diritti

come gli altri cittadini.


Viene però riconosciuto che

la società si è organizzata in maniera tale da creare ostacoli, barriere e discriminazioni, che vanno rimosse e trasformate.

La persona con disabilità entra quindi nella comunità con pieni poteri e ha il diritto di partecipare alle scelte su come la società si organizza, sulle sue regole e sui principi di funzionamento