giovedì 21 giugno 2012

Fahrenheit 451


 

Autore: 
Bradbury Ray Douglas


Come farfalle nere, scure falene notturne, le pagine dei libri prendono fuoco, incendiate dalla fiamma selvaggia di Guy Montag. Un fumo nero si alza tetro da quelle carcasse rilegate che un tempo contenevano informazioni, cultura, scienza e storie pensate dagli uomini, messe per iscritto, tramandate ai posteri per accrescere la memoria collettiva dell’umanità.





Guy brucia libri. Non per hobby, né per necessità, né tanto meno per divertirsi. Guy brucia i libri per lavoro. Li brucia perché nella società in cui vive non c’è più posto per i vecchi e sovversivi volumi. Non c’è più bisogno delle parole scritte, delle poesie, della lettura, perché la tecnologia ha provveduto a tutto: ci sono le quattro pareti-televisione, che permettono all’utente il massimo dell’interattività, ci sono le auto velocissime, che sfrecciano ovunque per le strade della città: c’è, soprattutto, una popolazione da tenere a bada, da rendere massa amorfa e passiva, da conquistare, svuotare e omologare grazie ad un’informazione guidata dal potere, unidirezionale e “addolcita”, per evitare rischiose rivolte o prese di coscienza. In un possibile futuro, Guy Montag vive la sua esistenza, simile a quella di tante altre persone, in un mondo che ha ormai dimenticato la lettura dei libri e nel quale i pompieri, invece di domare gli incendi, li appiccano, armati di lanciafiamme a bordo di camionette, poiché scrivere e leggere libri è proibito e chiunque ne possegga uno è considerato un sovversivo.
Proprio così, siccome ormai da moltissimi anni le case sono costruite con materiali ignifughi e non corrono alcun pericolo d’incendio, i pompieri danno fuoco a tutto ciò che può essere un pericolo per le menti degli umani. Bruciano i libri, i testi filosofici e scientifici, pieni di parole, di strane fantasie, di “perché” a cui dare risposte, rendendo la vita degli uomini piena di problemi insolubili, quindi infelice e rovinosa. Un lavoro difficile, ma indispensabile per mantenere l’ordine sociale e per garantire benessere all’umanità del futuro, almeno secondo l’invisibile governo, che è in procinto di condurre una nuova guerra lampo, per espandere il proprio dominio ovunque nel mondo.
La vita di Guy scorre tranquilla e senza particolari scossoni: un lavoro stabile, una bella casa, già tre pareti-televisione nelle quali immergersi quotidianamente per essere avvolti dal flusso di stupide trasmissioni televisive, una moglie tranquilla e fedele, che non dà quasi mai problemi. Certo, ogni tanto rischia di morire per overdose di tranquillanti e antidepressivi, e deve essere riportata in vita grazie a mostruose apparecchiature meccaniche e all’immissione di sangue nuovo nelle vene, ma questo è il prezzo da pagare per vivere una vita simile ad una pubblicità.




Ma cosa scatta, improvvisamente, nella testa di Guy Montag? Cosa succede, inaspettatamente, a quel rigido pompiere tutto casa e lavoro? Quali crepe cominciano a distruggere quella sua corazza di tranquillità, incrinando la sua vita fintamente felice?
Di ritorno verso casa, una sera, dopo aver dato fuoco ad un’altra montagnola di volumi, incrocia la vicina di casa, Clarisse. Strano personaggio, la ragazza. Parla e comunica come se non fosse di quella terra, come se appartenesse ad un lontano passato ormai sconosciuto. Racconta di libri, di letture, di un mondo nel quale i pompieri spegnevano gli incendi e i libri venivano stampati per essere letti, da tutti, e servivano per incrementare il sapere, socializzare, scambiare pareri ed opinioni, lasciare ai posteri un pensiero, creare storie da far leggere agli uomini.
Strani discorsi. Strana famiglia, quella di Clarisse. Ma quella ragazzina dallo sguardo vispo e dai modi vitali conquista l’animo di Guy, che, a poco a poco, comincia a interrogarsi sulla reale condizione in cui si trova il proprio mondo, sulla possibilità di leggere i libri, e non bruciarli, sul perché di tanta paura verso quelle parole stampate all’interno dei volumi e sulla effettiva necessità di uccidere i proprietari di quei testi.

Una serie di circostanze illuminano la sua mente – Clarisse scompare in circostanze misteriose, probabilmente uccisa dagli stessi pompieri; la famiglia della ragazza trasloca, lasciando perdere le tracce; Guy assiste ed è costretto a partecipare all’ennesimo falò di cultura, dopo aver bruciato una serie di libri a casa di un’anziana signora, insieme alla casa e alla stessa proprietaria – eliminando quella nebbia che fino a quel momento gli aveva impedito di guardare, senza pregiudizi, la propria società.
Ne deriverà una progressiva presa di coscienza, che lo porterà a percorrere al contrario il tunnel dell’omologazione culturale e rinascere, riscoprendo l’antica e ormai dimenticata magia dei libri. Un mondo nuovo, ma ormai non più possibile, senza dover diventare un fuorilegge. La vita di Guy, infatti, muterà completamente, e l’uomo si troverà a dover affrontare alcune dure e insostenibili situazioni, fino al sorprendente epilogo carico di speranza, alla periferia della città.




Fahrenheit 451”, il romanzo più celebre di Ray Bradbury, autore di celebri racconti di fantascienza, è riconosciuto in tutto il mondo come un caposaldo della letteratura fantascientifica.
Scritto più di cinquant’anni fa, in periodo di guerra fredda, di minaccia atomica e di terrore per tutti i popoli appena usciti dalla guerra, questo libro è un manifesto apocalittico e fantascientifico, che mette in scena l’appiattimento culturale di un’umanità in balia delle decisioni dei grandi governi, risentendo, certamente, delle posizioni radicali della “
Scuola di Francoforte” e delle teorie di Horkheimer, Adorno e Marcuse sull’eccessiva presenza e sugli effetti negativi dei mezzi di comunicazione sull’individuo.
Uno stile incisivo, efficace, diretto e molto angosciante permette di calarci immediatamente nella claustrofobica e bollente situazione descritta dall’autore, che non illustra i personaggi, se non nei particolari più generali, ma allo stesso tempo ci offre una dettagliata visione globale di questa possibile società del futuro.
Non può non suscitare preoccupanti riflessioni in ogni lettore, questo libro che, se pur con toni fin troppo apocalittici, non sembra descrivere situazioni totalmente lontane dalla nostra realtà, dove sono sempre di meno i libri letti e dove la tecnologia e l’invasione dei media ci avvicinano, riducendo le distanze, ma allo stesso tempo ci allontanano, rendendoci prigionieri di realtà alternative e barriere artificiali invalicabili; un universo frenetico e velocissimo dove sembra essere solo il presente, ciò che conta, dove il passato, la letteratura greca e latina, i grandi classici sono condannati al dimenticatoio.
Un mondo che sembra essere lontano, ma è forse molto più vicino di quanto possiamo immaginare.
Il futuro, la tecnologia e il progresso possono essere delle pericolose armi a doppio taglio: è obbligo degli uomini, dei governi, del nostro spirito critico, soprattutto, saper scegliere, selezionare, accogliere con intelligenza le informazioni ed è fondamentale che le macchine e i computer non prendano mai il sopravvento, nella nostra vita. Essere sempre pronti ad interrogarci, ininterrottamente, tenendo sempre in allenamento la nostra mente, è la parola d’ordine per sperare in un futuro migliore, senza più paure né timori.
Una lettura facile e accessibile a tutti, ma che offre molteplici spunti di riflessione. 








Mondadori- ediz. Speciale per la Repubblica 2003 mediasat/mds books/

Brani  -

1-IL FUOCO


Era una gioia appiccare il fuoco.Era una gioia speciale vedere le cose divorate , vederle annerite, vederle diverse.
….Montag ebbe il sorriso crudele di tutti gli uomini bruciacchiati e respinti dalla fiamma.Sapeva che quando fosse ritornato alla sede degli incendiari avrebbe potuto ammiccare a se stesso, specie di giullare negro, sporco di carbon fossile, davanti allo specchio. Poi, all’atto di coricarsi, si sarebbe sentito quel sorriso, una sorta di smorfia, ancora artigliato nei muscoli facciali, al buio. Non scompariva mai, quel sogghigno, non se n’era andato mai nemmeno una volta per quanto riandasse con la memoria al passato.  p.1-2

 

2-CLARISSE


 

La ragazza si fermò sorpresa e parve volesse indietreggiare, ma rimase invece a fissare Montag con occhi così neri, scintillanti e vivi, che gli sembrò di aver detto qualcosa di molto bello. Ma sapeva che la propria bocca s’era mossa soltanto per dire “Buonasera” e infine, quand’ella parve come ipnotizzata dalla salamandra che egli portava sul braccio e dal disco della fenice sul petto, Montag disse:“Naturalmente, siete la nostra nuova vicina, non è vero?” …“Dunque” cominciò la ragazza “ ho diciassette anni e sono pazza. Mio zio dice che queste due cose vanno sempre insieme. Quando qualcuno ti chiede quanti anni hai, mi ha detto, tu di’ sempre diciassette e che sei pazza. Non è forse una bell’ora questa, di notte, per fare due passi? Mi piace sentire l’odore delle cose, guardare come sono fatte, e alle volte resto alzata tutta la notte, a camminare, e a vedere il sole che si leva.” …“Avete mai osservato gli auto-reattori correre per i viali a rotta di collo, laggiù?”…“Alle volte mi coglie il dubbio che gli automobilisti non sappiano che cosa sia l’erba, o come siano i fiori, perché non li hanno mai visti, non ci sono mai passati vicino con lentezza.”…“Voi pensate a troppe cose” disse Montag, a disagio.  P.9-13 

3-ESSERE FELICE

 


“Buona notte!” gli gridò. E si avviò per il vialetto di casa sua. Quindi parve ricordarsi improvvisamente di qualcosa e tornò verso di lui, fissandolo piena di curiosità e di stupore: “Siete felice?” domandò.Che cosa?Sono che?” gridò lui di rimando.Ma la ragazza se n’era andata, si allontanava correndo nel chiaro di luna. S’udì la porta della sua casa chiudersi dolcemente.“Mi ha domandato se sono felice! Che razza di assurdità!”L’uomo si mise a ridere.Inserì la mano nella cavità a forma di guanto della porta di casa e attese che riconoscesse il suo tocco: la porta infatti si schiuse silenziosamente.“Certo che sono felice. Che cosa crede? Che non lo sia?” domandò alle pareti silenziose intorno.
Montag sentì che il suo sorriso si dissolveva, si scioglieva e si ripiegava su se stesso come una vernice di sego, come la sostanza di una fantastica candela che avesse bruciato troppo a lungo e che ora, spiaccicandosi, si fosse spenta con un soffio. Tenebre. No, non era felice. Non era felice. Si ripetè le parole mentalmente. Riconobbe che questa era veramente la situazione. Egli portava la sua felicità come una maschera e quella ragazza se n’era andata per il prato con la maschera e non c’era modo di andare a battere alla sua porta per riaverla. P.14-17
 

4- LA CRISI

 

“Una goccia di pioggia. Clarisse. Un’altra goccia. Mildred. Tre gocce. Lo zio. La quarta goccia. E l’incendio di questa sera. Una, Clarisse. Due, Mildred. Tre, lo zio. Quattro, il quadro dell’incendio. Uno, Mildred, due, Clarisse, uno, due, tre, quattro, cinque, Clarisse, Mildred, zio, incendio, compresse di sonnifero, gli uomini come carta igienica, giubbe-fazzoletto, soffiarsi il naso, appallottolare, tirare lo sciacquone, Clarisse, Mildred, zio, incendio, compresse, carta igienica, soffiare, appallottolare, tirare l’acqua. Uno, due, tre, uno due tre! Pioggia. Temporale. Lo zio ride. Il tuono che rotola da basso giù per le scale. Il mondo intero che cade a rovescio. Il fuoco che zampilla da un vulcano. Tutto che irrompe, precipita, inonda con un rombo scoppiettante, in una fiumana torrenziale verso il mattino.
«Non so proprio più nulla di nulla» egli disse, e lasciò che uno zuccherino di sonno gli si sciogliesse sulla lingua”p.23-24 

5-IL SEGUGIO

 


Il Segugio Meccanico dormiva, ma senza dormire, viveva, ma senza vivere, tutto soffuso d’una luce blanda, in fondo a un angolo buio della casa del fuoco.La luce fioca dell’una dopo mezzanotte, la luce della luna che pioveva dal gran cielo aperto incorniciato dalla intelaiatura della finestra immensa, sfiorava qua e là il bronzo, il rame, l’acciaio della belva percorsa da un lievissimo tremito. La luce sfavillava su perline color rubino e sui sensibili peli capillari nelle narici irsute di nylon della creatura che fremeva, vibrava lievissimamente con le otto zampe disposte come quelle di un ragno sotto il corpo, zampe dai cuscinetti di gomma.Montag si lasciò scivolare avvinghiato al palo di bronzo. Uscì per dare un’occhiata alla città: le nubi erano scomparse del tutto; e allora accese una sigaretta e, rientrato, si chinò a guardare il Segugio. Era come una grande ape tornata nel nido da qualche campo dove il miele è saturo di una selvatichezza intossicante, di follia e di incubi, il corpo infarcito di quel nettare troppo profumato e squisito; e ora si liberava dormendo del male assimilato.“Ciao” bisbigliò Montag, affascinato come sempre dalla belva morta e vivente insieme.Le prede venivano liberate, e tre secondi dopo tutto era finito; il topo, il gatto, il pollo era catturato nel mezzo del cortile, tenuto fermo delicatamente tra zampe sensibili, mentre un ago d’acciaio, lungo dieci centimetri, spuntava dalla proboscide del Segugio per iniettare dosi massicce di morfina o procaina. La vittima veniva poi gettata nell’inceneritore, e una nuova caccia aveva inizio.Montag lo toccò sulla punta del muso.Il Segugio ringhiò.Montag fece un salto indietro.Il Segugio si levò a metà, dentro il canile, e lo guardò con una luce verdazzurro al neon accesasi nei globi oculari bruscamente attivatisi. Ringhiò ancora, strana combinazione rauca di uno sfrigolio elettrico, di un crepitio, un grattamento metallico, un girar di ruote dentate che si sarebbero dette arrugginite e invecchiate dalla diffidenza.“Buono, buono, amico” disse Montag, col cuore in tumulto.Vide l’ago argenteo sporgere per un buon quarto della sua lunghezza, rientrare, sporgere di nuovo, rientrare. Il ringhio affondò all’interno della belva, che lo guardò.  P.30-32

 

5-LA SOCIETà E LA SCUOLA – I GIOVANI


 

Una due tre quattro cinque sei sette giorni. E ogni giorno che usciva di casa, c’era Clarisse qua e là per il mondo.…Ogni giorno Clarisse lo accompagnava fino alla cantonata.…“Come si spiega” le disse una volta, presso l’ingresso della sotterranea, “che mi sembra di conoscervi da tanti anni?”“Perché io vi voglio bene” ella disse “e non voglio nulla da voi. E perché ci conosciamo bene tutt’e due.”…“Ma perché non siete mai a scuola? Vi vedo ogni giorno, in giro, sempre vagabonda…”“Oh, non soffrono troppo della mia mancanza, credetemi” rispose lei. “ Sono un temperamento asociale, dicono. Non mi mescolo con gli altri. Ed è strano, perché io sono piena di senso sociale, invece.Stare con la gente è una cosa bellissima. Ma non mi sembra sociale riunire un mucchio di gente, per poi non lasciarla parlare, non sembra anche a voi? Un’ora di lezione davanti alla TV, un’ora di pallacanestro, un’altra di storia riassunta o di riproduzioni di quadri celebri… ma, capite, non fanno domande… loro hanno le risposte pronte, su misura, e ve le sparano contro con rapida successione, bang, bang, bang, e intanto noi stiamo sedute là per più di quattr’ore di lezione con proiezioni. Tutto ciò per me non è sociale….Ci riducono in condizione pietose, quando viene la sera , che non possiamo fare altro che andarcene a letto o rifugiarci in qualche Parco di divertimento a canzonare o provocare la gente, a spaccare i vetri nel Padiglione degli spacca vetri o scassare automobili, nel Recinto degli scassa macchine, con la grossa sfera d’acciaio. O non ci resta che salire in macchina e correre pazzamente per le strade, cercando di vedere quanto da vicino si possono sfiorare i lampioni e quanto strette si possono fare le curve, magari sulle due ruote laterali. Può darsi benissimo che io sia proprio quello che dicono, d’accordo. Non ho amici, io. E questo dovrebbe provare che sono anormale. Ma tutte le persone che conosco urlano o ballano intorno come impazzite o addirittura si battono a vicenda, selvaggiamente. Avete notato come la gente si faccia del male, di questi tempi?”“ Le vostre parole, come sono antiche!”“Talvolta, sono antica: Ho paura dei ragazzini della mia età. Si uccidono a vicenda. Credete che sia sempre stato così? Lo zio dice di no. Sei amici miei sono morti d’arma da fuoco da un solo anno a questa parte. Dieci ne sono morti in incidenti automobilistici. Mi fanno paura e loro non mi hanno in simpatia perché ho paura. Lo zio dice che suo nonno si ricordava del tempo in cui i ragazzi non si ammazzavano a vicenda. Ma tutto ciò avveniva molto tempo fa, quando le cose erano diverse. La gente aveva il senso della responsabilità, dice lo zio. Sapete, io ce l’ho, il senso di responsabilità.
… “Ma soprattutto” riprese,dopo un istante di pausa “mi piace studiare la gente. A volte passo l’intera giornata sulla ferrovia sotterranea, a sentir le persone parlare, a guardarle.… e sapete cosa ho scoperto?”“Che cosa”“Che la gente non dice nulla.”“Oh, parlerà pure di qualche cosa, la gente!”“No, vi assicuro. Parla di una gran quantità di automobili, parla di vestiti e di piscine e dice che sono una meraviglia! Ma non fanno tutti che dire le stesse cose e nessuno dice qualcosa di diverso dagli altri.”P.37-38
6-LA VECCHIA

 


“Lo sapete benissimo dove sono; diversamente non sareste qui” disse la vecchia… Pochi istanti dopo, erano tutti, nel buio stantio, a calar colpi di argentea accetta su porte che, dopo tutto, non erano nemmeno chiuse a chiave, facendo infine irruzione come ragazzi urlanti festosamente.“Ehi!”Un’improvvisa cascata di volumi scaturì dall’alto rovesciandosi su Montag, che stava salendo sulla ripida scaletta tremante. Che noia! Prima, era sempre stato come smoccolare una candela. La polizia arrivava in precedenza e tappata la bocca della vittima con nastro adesivo, la rinchiudevano poi in quelle antiquate automobili nere e lucenti come scarafaggi.… Si veniva semplicemente a disinfestare... Ogni casa al suo posto, tutto regolare. Presto con quel cherosene! Chi ha un fiammifero?… Quella vecchia aveva sconvolto il rito.… Montag sentiva un’immensa irritazione gonfiarglisi nel petto. Quella vecchia non avrebbe dovuto essere là, e ciò sopra ogni cosa!Libri gli bombardavano le spalle, le braccia, il viso volto all’insù. Un volume scese, quasi docilmente, come un colombo bianco, tra le sue mani, le ali tremule. Nella luce fioca, vacillante, una pagina rimase aperta e ferma ed era come una penna nivea, con le parole delicatamente dipintevi sopra.… la mano di Montag si chiuse come una bocca, si schiacciò il libro contro il petto, in una follia di devozione, in un’insania smemorata.… “Cherosene!”Pomparono il freddo liquido dai serbatoi contrassegnati dal numero 451 e fissati con cinghie, come zaini, alle loro spalle.Ne inondarono ogni libro, ricoprendolo del malefico liquido come d’una copertina, ne pomparono quantità enormi da quei loro serbatoi.… La donna s’era inginocchiata tra i volumi, toccava il cuoio e il cartone inzuppati, leggendo i titoli dorati con le dita, mentre i suoi occhi accusavano Montag.“Non potrete mai avere i miei libri” disse.“Voi conoscete bene la legge” disse Beatty “Dov’è andato a finire il vostro buon senso?....Ve ne state chiusa qui, per degli anni, con una vera e propria torre di Babele. Uscitene una buona volta! Le persone dentro questi libri non sono mai vissute. Venite fuori ora!"Ella scosse il capo.… Beatty alzò la mano che stringeva l’accendino.“Dobbiamo ritornare in caserma; e poi questi fanatici tentano sempre il suicidio; il quadro è sempre lo stesso.”Montag pose la mano sul gomito della vecchia“Potete venire con me” disse Montag“No” disse la donna “Grazie, a ogni modo.”… “Ora conterò fino a dieci” annunciò Beatty “Uno,due.”…“Potete smettere di contare” ella disse. Aprì lentamente le dita della mano e nel palmo apparve un piccolo oggetto sottile.Un comune fiammifero da cucina.Alla vista del fiammifero, gli uomini si precipitarono fuori, si allontanarono correndo dalla casa. Il capitano Beatty, senza perdere la sua dignità, indietreggiò lentamente oltre la soglia, la rosea faccia bruciata e lucente per mille incendi ed entusiasmi notturni.…La rosea faccia di Beatty mostrava ora un’ombra lieve di panico, là, sulla soglia. La mano della donna si torse intorno al’esile bastoncino di legno del fiammifero. I fiumi del cherosene le si dilatavano intorno alla persona. Montag sentì il libro nascosto battergli come un cuore contro il petto.… Sulla veranda, dove era uscita a soppesarli tranquillamente con lo sguardo, esprimendo col suo silenzio una condanna, la vecchia rimase immobile.Beatty mosse le dita per infiammare il cherosene.Ma non fece in tempo. Montag soffocò un urlo.La donna sulla veranda allungò un braccio, con una espressione di profondo disprezzo per tutti loro, e strofinò il fiammifero contro la balaustra di legno. Lungo tutta la strada, la gente corse fuori dalle case a guardare.  P.43-48 

7-MILDRED


Più tardi, quella stessa notte, egli si volse a guardare Mildred. Era sveglia. C’era nell’aria una minuscola danza di melodie, la conchiglia della microcuffia era ancora inserita nell’orecchio di lei, intenta ad ascoltare persone remote in luoghi remoti, gli occhi spalancati, fissi nell’abisso di tenebra sopra di lei nel soffitto.….“Quante ne hai tu inghiottite questa notte, di compresse? quante ne prenderai più tardi, distrattamente continuando sempre così?...”… E si ricordò di aver pensato, in quel momento, che se Mildred fosse morta, lui si sentiva sicuro di non piangere. Perché sarebbe stata la morte di una persona sconosciuta, un volto di passante, un’immagine vista su un giornale…“Come fai ad essere così vuoto?” pensò. “Chi ti svuota di tante cose? …”“ ‘Che  vergogna! Voi non siete innamorato di nessuno?’” Non era così, infatti?Ebbene, non c’era forse come una parete tra lui e Mildred, a pensarci bene? Letteralmente, non una parete soltanto, ma tre! E piuttosto costose, anche! E gli zii, le zie, i cugini, i nipoti, maschi e femmine, che vivevano in quelle pareti, il cicalante squadrone di scimmie che non dicevano nulla, nulla, nulla, ma lo dicevano forte, forte, forte?… In qualunque momento egli rincasasse, le pareti erano sempre occupate a parlare con Mildred.… E anche se non si trattava delle tre pareti TV che dovevano diventare in breve tempo quattro, trasformando il sogno in realtà, c’era sempre l’auto aperta e Mildred che guidava a cento miglia all’ora per l’abitato, con lui che le gridava consigli e lei rispondeva sempre urlando, tutt’e due cercando di capire quello che l’altro diceva, ma sentendo solo l’urlio della macchina lanciata.… Quando poi scendevano dalla macchina, Mildred aveva le conchiglie che le tamponavano per bene le orecchie.p. 50-57

 

8-IL COMANDANTE BEATTY


 

“E’ la prima volta che ti ammali”…“Eri buffo stanotte. Che cosa avevi?” disse lei, ch’era tornata nella stanza, canticchiando.… “Era successo qualcosa?”“un incendio, null’altro.”… “Con chi?”“Oh, sai, la solita squadra.”“Con chi?”“Sì, la squadra, la squadra, la squadra.”… Si premette i polpastrelli sul dolore che aveva agli occhi e bruscamente l’odore di cherosene lo fece vomitare.Mildred rientrò nella stanza, canticchiando. Rimase stupita.“Perché hai fatto una cosa simile?”… “Abbiamo arso viva una vecchia coi suoi libri.”“Meno male che il tappetino è lavabile.”… “Avresti dovuto vederla, Millie!”“Che vuoi che me ne importi? Non la conosco nemmeno!”“Ora sì, che l’hai fatta bella! Guarda fuori, davanti alla nostra porta di casa, chi c’è.”… “E’ il capitano Beatty?”“Il capitano Beatty, precisamente”Il capitano Beatty sedette nella poltrona più comoda con un’espressione serena nel volto acceso.… Beatty sorrise il suo sorriso che metteva in mostra il rosa caramelloso delle gengive e il candore alla menta dei denti.“M’ero già accorto del tuo stato d’animo. Stavi per chiedere una notte di permesso. Non è così?”… Beatty continuò a fumare la pipa a grandi boccate.“Non c’è milite del fuoco che prima o poi non passi questa crisi. Hanno soltanto bisogno di capire, di sapere come funziona il meccanismo … “…”Un tempo i libri si rivolgevano a un numero limitato di persone, sparse su estensioni immense. Ed esse potevan permettersi di essere differenti. Nel mondo c’era molto spazio disponibile, allora. Ma in seguito il mondo si è fatto sempre più gremito di occhi, di gomiti, di bocche. La popolazione si è raddoppiata, quadruplicata. Film, radio, riviste, libri si sono tutti livellati su un piano minimo, comune, una specie di norma dietetica universale, se mi intendi.… I libri si fanno più brevi e sbrigativi. Riassunti. Scelte. Giornali tutto titoli e notizie praticamente riassunte nei titoli. Tutto viene ridotto a pastone, a trovata sensazionale, a finale esplosivo.”…”Sunto dei sunti. Selezioni di sunti della somma delle somme. Fatti e problemi sociali? Una colonna, due frasi, un titolo. Poi, a mezz’aria, tutto svanisce. Il cervello umano rotea in ogni senso così rapidamente, sotto la spinta di editori, sfruttatori, radio speculatori, che la forza centrifuga scaglia lontano e disperde tutto l’inutile pensiero, buono solo a farti perdere tempo.”… “La durata degli studi si fa sempre più breve, la disciplina si allenta, filosofia, storia, filologia abbandonate, lingua e ortografia sempre più neglette, fino ad essere quasi del tutto ignorate. La vita diviene una cosa immediata, diretta, il posto è quello che conta, in ufficio o in fabbrica, il piacere si annida ovunque, dopo le ore lavorative. Perché imparare altra cosa che non sia premere bottoni, girar manopole, abbassare leve, applicare dadi e viti?”... “La vita diviene così un’immensa cicalata senza costrutto, Montag, tutto diviene un’interiezione sonora e vuota…”… “Basterà vuotare i teatri, Montag, di tutto ma non dei pagliacci, e fornire ogni stanza di pareti di vetro, con bei disegni policromi che salgono e scendono su queste pareti, come coriandoli, o sangue, o sherry, o borgogna. Ti piace il baseball, non è vero Montag?”… “E ti piace giocare a bocce, vero, Montag?”… “Biliardo! Boccetta? Palla ovale?”… “Più sport per ognuno, spirito di gruppo, divertimento, svago, distrazioni, e tu stesso pensi così, no? Organizzare, riorganizzare, super organizzare super-super- sport! Più vignette umoristiche, più fumetti nei libri! Più illustrazioni, ovunque! La gente assimila sempre meno. Tutti sono sempre più impazienti, più agitati e irrequieti. Le autostrade e le altre strade d’ogni genere sono affollate di gente che va un po’da  per tutto, ovunque, ed è come se non andasse in nessun posto.”… “Più numerosa la popolazione, maggiori le minoranze… cinofili, maniaci dei gatti, medici, avvocati, mercanti, pezzi grossi, mormoni, oriundi svedesi, italiani, tedeschi… Tutte le minoranze, fino alle infime, vanno tenute bene, col loro bagnetto ogni mattina… “Scrittori, la mente pullulante di pensieri malvagi, chiudono a chiave le loro macchine da scrivere. Tutto questo è avvenuto! I libri… erano acqua sporca da sguatteri. Nessuna meraviglia che i libri non si vendessero più… “Ecco, ci siamo, Montag, capisci? Non è stato  il Governo a decidere: non ci sono stati in origine editti, manifesti, censure, no! ma la tecnologia, lo sfruttamento delle masse e la pressione delle minoranze hanno raggiunto lo scopo, grazie a Dio! Oggi, grazie a loro, tu puoi vivere sereno e contento per ventiquattr’ore al giorno…”… “a misura che le scuola mettevano in circolazione un numero crescente di corridori, saltatori, calderai, malversatori, truffatori, aviatori e nuotatori, invece di professori, critici, dotti e artisti, naturalmente il termine “intellettuale” divenne la parolaccia che meritava di diventare. Noi dobbiamo essere tutti uguali. Non è che ognuno nasce libero e uguale, come dice la Costituzione, ma ognuno vien fatto uguale. Ogni essere umano a immagine e somiglianza di ogni altro; dopo di che tutti sono felici, perché non ci sono montagne che ci scoraggino con la loro altezza da superare, non montagne sullo sfondo delle quali si debba misurare  la nostra statura! Ecco perché un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino. Diamolo alle fiamme! Rendiamo utile l’arma. Castriamo la mente dell’uomo. …”… “i vigili del fuoco… li si designò custodi della nostra pace spirituale, il fulcro della nostra comprensibile e giustissima paura di apparire inferiori; censori, giudici, esecutori. Tu, Montag, sei tutto ciò, io sono tutto ciò.”… “Gli esseri umani vogliono la felicità, non è vero? Non è quello che sentiamo dire da quando siamo al mondo? Voglio un po’ di felicità, dice la gente. Ebbene, non l’hanno forse? Non li teniamo in continuo movimento, non diamo loro ininterrottamente svago? Non è per questo che in fondo viviamo?”“C’era una ragazza nella famiglia dei nostri vicini…non c’è più ora, morta credo… Come è stato possibile?”“… Clarisse McClellan? C’è tutta una pratica sulla sua famiglia, in archivio. Li teniamo d’occhi o molto assiduamente. La ragazzina? Era una bomba ad orologeria … Non voleva sapere, per esempio, come una cosa fosse fatta, maperchè la si facesse. Ci si domanda il perché di tante cose, ma guai continuare: si rischia di condannarsi all’infelicità permanente. Per quella povera figliola è stato meglio essere morta.”“Sì, meglio per lei essere morta.”
“Per fortuna di eccentrici come lei se ne incontrano pochi. Sappiamo come correggerli fin da quando sono ancora piccoli … Riempi i loro crani di dati non combustibili, imbottiscili di “fatti” al punto che non si possano più muovere tanto son pieni, ma sicuri di essere ‘veramente bene informati’. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici … Chiunque possa far scomparire una parete TV e farla riapparire a volontà, e la maggioranza dei cittadini oggi può farlo, sarà sempre più felice di chiunque cerchi di regolo-calcolare, misurare e chiudere in equazioni l’Universo, il quale del resto non può esserlo se non dando all’uomo la sensazione della sua piccolezza e della sua bestialità e un’immensa malinconia…”… Beatty si alzò.“Ora devo andarmene. La lezione per oggi è finita. Spero di avere un po’ chiarito la situazione. Ma la cosa che devi ricordare, Montag, è che noi siamo gli Happines Boys, i militi della gioia, tu, io, gli altri incendiarii. … Non lasciamo che il torrente della tristezza e del pessimismo inondi il pianeta….”… “Un’ultima cosa” disse ancora Beatty. Almeno una volta ogni milite del fuoco sente un prurito: che cosa dicono i libri? Si chiede…”“E se un milite del fuoco, per caso, senza averne realmente l’intenzione, si porta un libro a casa? Che succede in questo caso?”“Errore naturale, umano … Se in capo a ventiquattr’ore non lo ha bruciato, noi semplicemente ci rechiamo a casa sua e glielo bruciamo noi.”“Naturalmente” disse Montag, la gola secca.  p.63-74

 

9 I LIBRI

 


“Millie?”Una pausa. “Questa è casa tua quanto mia. E perciò mi sembra leale e doveroso da parte mai dirti una cosa. Avrei dovuto dirtela prima, ma non ero ancora disposto a confessarla nemmeno a me stesso. Ho una cosa che vorrei che vedessi, una cosa che ho messo via, un poco alla volta, e tenuto nascosta da un anno in qua, senza sapere perché, ma l’ho fatto e non te l’ho mai detto.… Montag aprì con uno strappo la grata dell’impianto dell’aria condizionata, spinse bene addentro la mano, verso destra,  dove fece scorrere, aprendolo, uno sportello metallico. La sua mano tornò fuori con un libro. Senza nemmeno guardarlo, Montag lo gettò per terra e spinse ancora la mano bene in fondo, trasse dal ripostiglio altri due volumi e li lasciò cadere a loro volta sul pavimento. Continuò a far cadere libri per terra per un pezzo, grossi volumi, libretti, d’ogni colore, gialli, rossi, verdi. Quand’ebbe finito, guardò per la prima volta il pavimento e vide circa una ventina di volumi intorno ai piedi di Mildred…“… Non possiamo far nulla, capisci? Questi non possiamo bruciarli. Voglio dar loro un’occhiata, capisci, almeno guardarli una volta…… Da dove dobbiamo cominciare?” bisbigliò. Aprì il libro a metà e vi fece scorrere lo sguardo. “Dal principio, immagino.” “Il capitano ci entrerà in casa” disse Mildred “e brucerà noi e i libri.”… Montag sentiva la presenza di qualcuno dietro quella porta, qualcuno che origliava, in attesa. Poi un rumore di passi, che si allontanavano per il vialetto, verso il prato.“Vediamo questo cosa dice”disse Montag.… infine s’imbattè in questa frase:
“E’ stato calcolato che circa undicimila persone hanno, in diverse occasioni, patito la morte piuttosto che assoggettarsi a imposizioni anche minime.”Mildred gli stava seduta davanti, dall’altra parte dell’anticamera.“Che cosa significa? Non significa nulla! Il capitano aveva ragione!”“Qua” disse Montag. “Ricominciamo da capo, dalla prima pagina.”77-81 

 10 LA GUERRA

 

… “Perché dovrei mettermi a leggere libri? A che scopo?”“A che scopo? Oh, diavolo!” ribattè Montag “… ti piacerebbe andare a vedere la casa che è stata incendiata la notte scorsa? E rastrellare tra le ceneri in cerca delle ossa di quella vecchia  che ha appiccato il fuoco alla sua casa? E Clarisse McClellan, dove dobbiamo andare a cercarla? All’obitorio! Senti!”I bombardieri stavano attraversando il cielo, e lo attraversavano sopra la casa, anelando, mormorando, sibilando come un immenso ventilatore invisibile, roteante in un gran vuoto.“Gesù!” disse Montag. “Tutti i momenti tanti maledetti aerei in cielo! Come è possibile che quei bombardieri salgano lassù ogni singolo istante della vita! E perché nessuno mai sembra disposto a parlarne? Abbiamo iniziato e vinto guerre atomiche dopo il 1960! E forse perché ci siamo tanto divertiti in casa nostra che ci siamo dimenticati il mondo? E perché siamo così ricchi e il resto del mondo è così povero e a noi non importa nulla che lo sia? Ho sentito strane voci circolare; il mondo sta morendo di fame, ma noi siamo ben pasciuti. E’ proprio vero che mentre il mondo stenta e suda, noi ci balocchiamo, giochiamo? E’ per questo che siamo tanto odiati?... Forse i libri possono aiutarci a uscire un po’ da queste tenebre. Potrebbero impedirci di ripetere sempre gli stessi errori pazzeschi! Mai che sentissi quei furfanti idioti del tuo salotto dire qualcosa in proposito…” 

 11 FABER


Fu uno strano incontro, molto tranquillo. Il vecchio ammise di essere stato professore di lettere, prima di essere cacciato ramingo per il mondo, erano ormai quarant’anni, quando l’ultima università di studi umanistici era stata chiusa per mancanza di fondi e di sussidi. Si chiamava Faber, quel professore, e quando alla fine cominciò a non avere più paura di Montag, si mise a parlare con voce cadenzata, guardando il cielo, gli alberi, il parco verdeggiante, e dopo un’ora di conversazione recitò qualcosa che Montag capì essere una poesia senza rime…… “Capite, signore” aveva detto allora Faber “non è delle cose che amo parlare, ma del significato delle cose. E mentre seggo su questa panca e mi guardo intorno so di essere vivo.”
“Chi è?”“Montag”“Che cosa volete?”“Entrare.”… La porta di casa si aprì lentamente. Faber fece capolino, cautamente, con un’aria vecchissima nella luce del giorno, più fragile e spaurito che mai.… Quindi quegli occhi scoloriti si posarono sul libro che Montag aveva sotto il braccio, e ad un tratto Faber non parve più tanto vecchio e così fragile. Lentamente, la sua paura scomparve.… “Signor Montag, voi avete davanti un vigliacco. Io vedevo la piega che stavano sempre più prendendo le cose, molto tempo fa; ma non ho detto nulla; sono uno degli innocenti che avrebbero potuto parlare chiaro e tondo quando nessuno era disposto a dar retta al colpevole, ma non ho aperto bocca, diventando così colpevole a mia volta. E quando finalmente si giunse a organizzare legalmente il rogo della carta stampata, con la creazione delle milizie del fuoco, brontolai un poco e poi tacqui, perché ormai non c’era più nessuno che brontolasse  o urlasse al mio fianco. Ora, è troppo tardi.”… “Vorrei che voi m’insegnaste a capire quello che leggo.”“No, no, non sono affatto libri le cose che andate cercando. Prendetele dove ancora potete trovarle, in vecchi dischi, in vecchi film, e nei vecchi amici; cercatele nella natura e cercatele soprattutto in voi stesso. I libri erano soltanto una specie di veicolo, di ricettacolo in cui riponevamo tutte le cose che temevamo di poter dimenticare. Non c’è nulla di magico, nei libri; la magia sta solo in ciò che essi dicono, nel modo in cui hanno cucito le pezze dell’Universo per mettere insieme così un mantello di cui rivestirci. Naturalmente, non potevate sapere tutto ciò, così come non potevate ancora comprendere che cosa io intenda precisamente quanto dico tutto ciò. Intuitivamente non vi siete sbagliato, ed è questo che conta.… Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori … Viviamo in tempo in cui i fiori tentano di vivere sui fiori, invece di buona pioggia e di fertile limo nero. … Eppure, non so come, riusciamo a credere di poterci evolvere nutrendoci di fiori e di giochi pirotecnici, senza concludere il ciclo del ritorno alla realtà . Conoscete la leggenda di ercole e Anteo, il lottatore gigantesco, dalla forza incredibile, finché fosse rimasto coi piedi sulla terra? Ma quando Anteo fu tenuto da Ercole sospeso nel vuoto, senza radici, egli perì facilmente. Se in questa leggenda non c’è un insegnamento per noi di questi tempi, in questa città, oggi, allora vuol dire che sono del tutto pazzo. Insomma, questa è la prima cosa delle tre che ci mancano. Sostanza, tessuto di elementi vitali.”“E la seconda?”“Agio, tempo libero.”“Oh, ma noi abbiamo molte ore libere ogni giorno.”“Ore libere dal lavoro, sì. Ma di pensare?.... Il televisore è “reale”, è immediato, Ha dimensioni. Vi dice lui quello che dovete pensare, e ve lo dice con voce di tuono. Vi spinge con tanta rapidità e irruenza alle conclusioni che la vostra mente non ha tempo di protestare, di dirsi: ‘Quante sciocchezze!’.”
… “Mia moglie dice che i libri non sono ‘reali’”7
… “E Dio sia lodato per questo. Li si può almeno chiudere, dire: ‘Aspetta un momento’. Potete farne ciò che volete.
…  I libri possono essere battuti con la ragione.”
“Dove andremo a finire? I libri potranno esserci di aiuto?”
“Soltanto se potremo avere la terza cosa che ci manca. … Diritto di agire in base a ciò che apprendiamo dall’influenza che le prime due possono esercitare su di noi.  E non credo che un vecchio decrepito e un milite incendiario in rivolta possano far molto, al punto in cui siamo …”
“Io posso avere libri.”
“Correndo rischi enormi”
“Questo è il lato buono della morte: quando non si ha nulla da perdere, si può correre qualsiasi rischio …”
“Ecco, ora” disse il vecchio ridendo “avete detto una cosa interessante senza averla mai letta!”
… “Nascondere i libri, telefonare la denuncia- allarme e vedere le case dei militi bruciare allegramente, è questo che volete dire?... dovrei avere la vostra parola che potrebbe esserci utile.”
“Non ci si può fare garanti dell’imponderabile! Del resto, quand’anche  avessimo tutti i libri che ci servono, andremmo ancora in cerca, per fare il salto, del più alto precipizio. Ma abbiamo bisogno di un momento di riposo per riprender  fiato, abbiamo bisogno di istruzione … Scopo dei libri è di ricordarci quanto siamo somari, dissennati ... La maggior parte di noi non può correre qua e là notte e giorno, parlare con tutti, conoscere tutte le città della terra, non abbiamo tempo, denaro, nemmeno tanti amici. Le cose che voi cercate, Montag, sono su questa terra, ma il solo modo per cui l’uomo medio potrà vederne il novantanove per cento sarà un libro. Non chiedete garanzie. E non aspettatevi di essere salvato in una sola cosa, persona, macchina, o biblioteca. Fate la vostra parte di salvatore, e se affogherete, almeno morrete sapendo ch’eravate diretto alla spiaggia.”
… Le mani di Montag presero la Bibbia … “Vi piacerebbe questo libro?”
… Le sue mani … cominciarono a strappare le pagine del libro.
“Idiota pazzo, che cosa state facendo?” urlò Faber balzandogli incontro, come se fosse stato percosso.
… “Quel libro, vi prego, non strappatene altre pagine!”
…“ Che cosa volete in cambio?”
“Voi come maestro. Per imparare tutto quello che mi occorre”
“Montag, avete un po’ di denaro?”
“Un poco. Quattro, cinquecento dollari al massimo. Perché?”
“Portateli qui. Conosco un uomo, che stampava il nostro giornale universitario, cinquant’anni fa. Fu l’anno in cui, cominciando il nuovo semestre della mia facoltà, trovai nell’aula solo uno studente iscritto al corso … Ricordo i giornali che morivano come immense falene! Non c’è stato un cane che li abbia rimpianti! Dopo di che il Governo, vedendo quali vantaggi si avessero con un popolo che amava leggere soltanto di labbra appassionatamente bacianti e di violenti pugni nello stomaco, ha cristallizzato la situazione coi vostri mangiatori di fuoco.”
… “Non potete aiutarmi in qualche modo, stasera, col capitano dei militi incendiari? …”
… Faber aprì la porta della camera da letto e introdusse Montag in una stanzetta dove, su un banco, strumenti metallici diversi si alternavano a rotoli di fili microscopici, minuscoli circuiti, bobine, cristalli.
… Raccolse sul banco un piccolo oggetto di metallo verde, non più grosso di una pallottola calibro 22.
“Sembra quasi una radio a conchiglia”
“Ma è qualcosa di più. E’ uno strumento che ascolta!...” P.95-110

12 LA RIVOLTA


Montag allungò il braccio dentro la parete del salotto e girò la manopola principale. Le immagini si ischeletrirono, scomparvero come prosciugate, quasi che da un’immensa coppa di cristallo, popolata di pesci isterici, fosse stata fatta defluire l’acqua.
Le tre donne si voltarono lentamente a guardare con palese irritazione prima e poi con antipatia manifesta Guy Montag.
“Quando credete che scoppierà la guerra?” disse Montag. “Vedo che i vostri mariti non sono venuti stasera.”
“Oh, vanno e vengono, i mariti, vanno e vengono” disse la signora Phelps
… “Guerra spiccia … Questo dicono i militari. Guerra spiccia …”
… “E’ sempre il marito di qualche altra che muore, così dicono.”
“L’ho sentito dire anch’io. Non ho mai conosciuto un morto ucciso in guerra. Di uomini uccisi perché erano saltati giù da una finestra, sì, come il marito di Gloria la settimana passata, ma in guerra? No!”
… Le loro facce sembravano ora ossessionate dal silenzio.
… Le tre pareti spente della camera erano come pallide fronti di giganti addormentati, ora, deserte di sogni.
… Montag mosse le labbra.
“Parliamo un poco”
Le donne, con un guizzo, lo guardarono sbalordite.
“Come stanno i vostri bambini, signora Phelps?” domandò.
“Ma lo sapete benissimo che non ne ho! Nessuna che abbia la testa a posto vuole avere bambini, sia lodato il Cielo!”
… “Io ho avuto due bambini mediante taglio cesareo…  sarebbe inutile soffrire tutti quegli strazi per avere un bambino; e poi il mondo deve riprodursi, deve continuare… li sbatto in salotto e giro la manopola delle pareti…”
… La signora Bowles ridacchiò: “Credo che preferirebbero prendermi a calci che baciarmi: come se non sapessi rispondere a una pedata con un calcio!”.
Ridendo le donne misero in mostra le lingue agili.
Mildred, dopo essere rimasta seduta per un istante in silenzio, vedendo che Montag era sempre ritto sulla soglia, battè le mani:
“Parliamo di politica, ora, per far contento Guy!”
“Buona idea” disse la signora Bowles. “Ho votato, alle ultime elezioni, come ogni altra, naturalmente, a favore della linea politica del Presidente Noble. Per me è uno degli uomini più belli che siano diventati Presidenti!”
… Mildred ebbe un sorriso radioso:
“Ora, Guy, sii buono, togliti da quella porta e non farci paura.”
Ma Montag se n’era andato ed era tornato con un libro in mano.
“Guy!”
“Oh, al diavolo, al diavolo, al diavolo!”
… “Che cosa volete fare, ora? Leggerci un po’ di teoria incendiaria?”
“Teoria incendiaria, un cavolo” disse Montag
“Questa è poesia”
“Montag…” un sussurro.
“Non mi seccare!” Montag si sentiva travolto da un rombo, un ronzio, un frastuono roteanti.
“Montag, un momento, non devi …”
“Ma non le hai sentite, non li hai sentiti questi mostri parlare di mostri? Dio, il modo con cui blaterano della gente, dei loro bambini, di se stesse, il modo con cui parlano dei loro mariti e come parlano della guerra, maledizione, io sto qui a sentirle e non riesco a crederlo vero!”
… “Montag, se continui ancora, tolgo il contatto, ti pianto!” L’aggeggio elettronico fremette dentro l’orecchio. “Ma che scopo ha questa esplosione, che cosa t’illudi di dimostrare!”
“Voglio spaventarle, ecco cosa voglio, devono restare cieche dal terrore!”
… Cominciò a leggere con voce rotta, sommessa, che tuttavia si fece più ferma e sicura a mano a mano che i versi seguivano i versi; e la sua voce attraversava il deserto, fin dentro il biancore, e intorno alle tre donne sedute nel gran vuoto torrido.

il Mare della Fede
fu pur ricolmo, un tempo, e si cullava
lungo le arcuate spiagge come pieghe
di splendente cintura sinuosa.
ma ormai odo soltanto
la sua melanconia, rombo lungo e fuggente,
che si allontana verso l'alitare
della notte e dei venti, oltre le squallide
desolazioni senza fine, e i nudi
ciottoli in secca, ai confini del mondo.

Deh, Amor, siamo fedeli, l'uno all'altra!
Ché  il mondo, il qual ci sembra
stendersi a noi dinnanzi come isola
mirabile di sogni, sì varia, e nuova,
non ha in realtà gioia per noi,
non amor, né luce alcuna né certezza.
Non ha dono di pace né sollievo al dolore.
e qui siamo, al crepuscolo, su landa
corsa da vaghi allarmi di battaglie e di fughe,
dove eserciti ignari
scesa la notte vengono a cozzare.


La signora Phelps stava piangendo.

Le  altre, al centro del deserto, osservavano il suo pianto farsi sempre più forte e clamoroso …

… La signora Bowls si alzò e guardò e guardò Montag con occhi di fuoco:

“Ecco, avete visto ora? … Lo sapevo che sarebbe accaduta una cosa del genere! L’ho sempre detto, io, poesie e lacrime, poesia e suicidio, pianti, disperazione, poesia e disgusto; tutte quelle sdolcinature! Ora ho avuto la dimostrazione che volevo! Voi siete un essere perverso, signor Montag, perverso!”

Si udì un ripetuto sbattere di porte; la casa era deserta, ora. Montag rimase solo nell’atmosfera invernale, con le pareti del salotto color neve sporca.

 p.111- 119

 


Dirigendosi verso il centro della città, si sentì a un tratto così sconsolatamente solo col suo terribile errore, che ebbe il bisogno dello strano tepore e del conforto che una voce nota e affettuosa, parlandoti nella notte, non manca di darti. Erano bastate quelle poche ore per dargli la sensazione di conoscere Faber da sempre. Ora si accorse di essere due persone, di essere soprattutto Montag, che non sapeva nulla, nemmeno di essere un idiota, anche se lo sospettava. E si accorse anche di essere il vecchio che gli parlava, mentre il treno era risucchiato da un capo all’altro della città notturna in un lungo, nauseante singulto di moto.

… il vecchio avrebbe continuato a parlargli , a parlargli, goccia a goccia, sassolino su sassolino, petalo dopo petalo. La sua mente si sarebbe finalmente maturata e un giorno non sarebbe stato più Montag, il vecchio gli diceva, lo assicurava, gli prometteva…. Da due cose separate e opposte, una terza. E un giorno, volgendosi a guardare l’idiota, lo avrebbe riconosciuto per tale. Perfino ora egli sentiva che il lungo viaggio era cominciato, il congedo, il distacco dal se stesso ch’egli era stato.

 

Il Segugio meccanico era fuori. Il suo canile era vuoto e la Casa del fuoco se ne stava raccolta in sé in un silenzio di gesso e calcina e la Salamandra arancione dormiva, il ventre pieno di cherosene, i lanciafiamme incrociati sui fianchi; e Montag penetrò in quel silenzio, toccò il palo di bronzo e scivolò verso l’alto nell’aria nera, volgendosi a guardare il canile deserto, col cuore che gli batteva, si fermava, riprendeva a battere. Faber era come una grigia farfalla addormentata nel suo orecchio, per il momento.

Beatty stava presso la buca di caduta in attesa, ma con la schiena voltata, come se non fosse in attesa.

“Bene” disse agli uomini, che stavano giocando a carte “ecco venire avanti uno stranissimo animale che in tutte le lingue è detto idiota.”

Porse la mano, con la palma verso l’alto, come per ricevere una mancia. Montag vi depose il libro. Senza nemmeno dare un’occhiata al titolo, Beatty gettò il libro nella cesta dei rifiuti e accese una sigaretta.

… “Bene” riprese Beatty “la crisi è passata e tutto va per il meglio, la pecorella è ritornata all’ovile…”

… “Stammi a sentire” … “Tutto ciò ti ha reso per breve tempo leggermente ubriaco. Si leggono poche righe, due o tre versi, ed ecco, sei spacciato, rotoli giù dalla china. Dopo di che sei pronto a capovolgere il mondo, a mozzar teste, a calpestare donne e bambini, a sovvertire il potere costituito. Lo so, perché ci sono passato anch’io.”

“Io sono perfettamente tranquillo” disse Montag, confuso.

“E allora non continuare ad arrossire … Lo sai? Ho fatto un sogno, un’ora fa … tu e io, Montag, ci siamo persi in una furiosa discussione sui libri. Tu eri schiumante di rabbia … Io, con calma, rispondevo ad ogni stoccata. Potere! Ti dicevo. E tu, citando il dottor Johnson: ‘Il sapere è qualcosa di più della forza!’. E io allora: “Sì, ma Johnson ha detto pure: ‘Non è saggio colui che lascia una cosa certa per una incerta!’. Resta con la milizia del fuoco, Montag. Tutto il resto non è che caos, un terribile caos!”

… “E tu: ‘la verità verrà alla luce, il delitto non può restare a lungo celato!’

E io gridavo, allegramente: ‘Il vero perde tutta la sua dignità quando protesta troppo’. Dopo di  che ti sei messo a urlare: ‘I cadaveri sanguinano in presenza del loro assassino!’ … E io: ‘La follia di confondere una metafora con una prova, un torrente di parole con una fonte di verità capitali e se stessi come un oracolo, è innata nell’uomo, ebbe a dire una volta il signor Valery’.”

Montag si sentiva vorticosamente girare la testa.

… “Che traditori possono essere i libri! Tu credi che ti sostengano e invece ti si rivoltano contro … E proprio alla fine del sogno, io venivo con la Salamandra e ti dicevo: ‘Fai la stessa strada?’. Tu salivi a bordo e ce ne venivamo in caserma … ormai placati nel nostro spirito polemico.”

… Silenzio. Montag sedeva immobile come una bianca pietra scolpita.

… Faber attendeva che l’eco si spegnesse … “Dovrai tentare di giudicare le sue e le mie parole, prendere una decisione … Ma voglio che sia tu a decidere, non io, e tanto meno il capitano Beatty ”

Si udì un ticchettio sonoro, quando il telefono collegato con la chiamata di allarme si mise a battere l’indirizzo sull’altro lato della sala. Beatty si avvicinò  con lentezza affettata alla telescrivente e ne strappò il cartiglio su cui la denuncia era stata scritta.

… “Questa volta si tratta si un caso speciale. Su, andiamo, dunque!”

… “Eccoci lanciati per conservare il mondo felice, Montag!”

Le gote rosee, fosforescenti, di Beatty scintillavano nelle tenebre, mentre il capitano sorrideva furiosamente.

… Gli  uomini correvano qua e là come storpi nei loro pesanti stivali, correvano silenziosi come ragni.

Alla fine Montag alzò lo sguardo e si volse.

Beatty lo stava scrutando da vicino.

“Qualcosa che non va, Montag?”

“Ma come” disse Montag lentamente “ci siamo fermati davanti alla mia casa.”

 

… La porta di casa si aprì; Mildred scese i gradini, di corsa, una valigia stretta con ferrea trasognata rigidezza in una mano, nello stesso istante in cui un tassì a reazione voltava sibilando la cantonata.

“Mildred, non sei stata tu, vero, a fare la chiamata- denuncia?”

… “Montag, è Faber che ti parla. Mi senti? Che cosa succede?”

… “Montag, non puoi fuggire, correre via?”

… Beatty accese il suo lanciafiamme a un passo da lui, che non potè fare a meno di fissare affascinato la fiammella arancione.

“Che cosa c’è di tanto adorabile nel fuoco?... la sua vera bellezza è il fatto che il fuoco distrugge responsabilità e conseguenze. Un problema diventa troppo arduo? Presto, gettalo nelle fiamme e non se ne parli più”

… “Voglio che tu faccia questo lavoro tutto da te, Montag… La casa è tua, tuo deve essere il ripulisti … Sei pronto?”

“Pronto” Montag tolse la sicura al lanciafiamme.

Un gran getto appuntito di fuoco zampillò a lambire i libri, ad abbatterli contro il muro … Montag entrò in camera da letto e lanciò la fiamma due volte: i due letti gemelli avvamparono alti con un fruscio crepitante ... I libri balzavano in aria e danzavano come uccelli nell’arrostimento, le ali ardenti di piume gialle e rosse.

E così giunse nel salotto … E Montag lanciò una raffica contro ognuna delle pareti senza vita … Il rivestimento di sostanza plastica a prova di fuoco che copriva ogni cosa si spaccò in un largo squarcio  e la casa cominciò a fremere tutta di fiamma.

“Quando avrai finito” gli disse a un tratto la voce di Beatty alle spalle  “non dimenticare che sei agli arresti.”

 

La casa crollava in una cascata di carboni ardenti e di ceneri nere ... La folla rientrò nelle proprie case, le grandi tele del circo si erano ridotte ad ammassi di carbonella e di macerie e lo spettacolo era proprio finito.

… “E’ stata una bella idiozia, recitar versi in pubblico, così, a cuor leggero … Tu credi di poter camminare sulle acque coi tuoi libri, vero?... Guarda dove ti hanno portato,  i libri: nella melma fin sotto le labbra. Basta che io agiti la melma col mignolo, per vederti affogare!”

… Montag se ne stava là fermo, le ginocchia semi piegate sotto il gran peso di stanchezza, di sbalordimento, di strazio, lasciandosi picchiare da Beatty, senza muovere un dito.

… “Montag, vieni via di là!” disse Faber.

Montag tese l’udito.

Beatty  gli vibrò un gran colpo sulla testa … il tubetto verde, in cui la voce di Faber brusiva e strillava, cadde sul marciapiede.

… “A bene! C’è più di quanto immaginassi qua sotto! … Con questo aggeggio troveremo il tuo amico, sta’ tranquillo!”

“No!” disse Montag.

Tolse la sicura al lanciafiamme. Beatty guardò subito le dita di Montag e i suoi occhi si dilatarono impercettibilmente.

… “Bè, è un modo di costringere la gente a sentirci. Punta un’arma contro un uomo e obbligalo a farti da pubblico. Su, dunque, fai il tuo discorso … Avanti, ora, povero letterato di seconda mano, spara!”

E avanzò d’un passo verso Montag.

“Dammi quel lanciafiamme, Guy” disse Beatty col suo sorriso stereotipato.

E in quell’istante si trasformò in una fiammata rugghiante, manichino ballonzolante e fremente, non più umano o sconosciuto, tutto una fiamma vibrante sul prato, mentre Montag gli lanciava contro un getto continuo di fuoco liquido ... Montag chiuse gli occhi, urlò, urlò con tutta la sua voce, portandosi con uno sforzo disperato le mani alle orecchie, per soffocare, tener lontano quell’urlo.

… Montag si volse e il Segugio meccanico era là, davanti a lui.

… con un ultimo balzo nell’aria, piombò su Montag da un buon metro al di sopra della sua testa, le zampe di ragno protese, il pungiglione alla procaina che spuntava fuori come un unico dente velenoso. Montag lo colse al volo con uno sboccio di fuoco, un solo stupendo sboccio di fuoco che si arricciò in petali gialli, azzurri e arancione intorno al cane di metallo, nell’istante in cui piombava su Montag…. Aveva già cominciato a piantargli l’ago – un solo istante – nella gamba: ma in quel momento il getto di fuoco lanciò il Segugio in aria, facendo scoppiare le sue ossa metalliche alle giunture, mentre l’interno esplodeva in una sola fiammata rossa, come un razzo aereo legato alla strada.

… Aveva paura di rialzarsi, paura di non essere più capace di restare in piedi, con quella gamba anestetizzata.

… Su! Muoviti! Muoviti, non puoi restare qui per sempre|!

… E si allontanò zoppicando per il vicolo, nelle tenebre.

Ventiquattro elicotteri volitavano, ondeggiavano, incerti, a tre miglia di distanza, come farfalle rese perplesse dall’autunno, e poi ripiombavano verticalmente verso il suolo, a uno a uno, qua, là, dolcemente arando le strade, dove, ridiventati automobili, passavano sibilanti lungo i viali, o con altrettanta subitaneità, balzavano di nuovo in aria, a continuare le loro ricerche.

Ed ecco la stazione di rifornimento… Entrato dal retro, Montag si diresse alla toeletta degli uomini. Attraverso la parete di alluminio, intese una voce annunciare alla radio:

“La guerra è dichiarata.”

… Si lavò le mani e la faccia. Uscì dalla toeletta, s’incamminò nelle tenebre, fino a ritrovarsi sul margine del viale deserto.

“Faber!”

Un altro colpo alla porta, un bisbiglio, una lunghissima attesa. Infine , una piccola luce ammiccò tremante. Dopo un’altra pausa, la porta sul retro si aprì.

Rimasero a fissarsi per un po’nella penombra, Faber e Montag, come se nessuno dei due credesse all’esistenza dell’altro.

… “Quali sono i tuoi progetti?”

“Continuare a fuggire.”

“Lo sai che la guerra è scoppiata?”

“L’ho sentito.”

Montag gli porse un biglietto da cento dollari. “Voglio che tu li prenda, servitene come meglio crederai… A mezzogiorno,  potrei già essere stato ucciso; servti almeno di questi.”

“Fai bene a dirigerti verso il fiume, se puoi, per poi seguirlo fino a trovare le antiche linee ferroviarie che vanno verso l’interno: Segui allora la ferrovia… Ho sentito dire che ci sono accampamenti di vagabondi, accampamenti vaganti, li chiamano, sembra che ci siamo moltissimi ex laureati dell’Università di Harvard lungo i binari della vecchia ferrovia per Los Angeles. In maggior parte sono ricercati dalla polizia di varie città. Potresti unirti a loro per un po’ di tempo e metterti in contatto con me a St. Louis. Parto stamattina per incontrarmi con un ex tipografo: come vedi mi decido anch’io a uscir dalla tana, finalmente|.

… “Montag” disse la TV, illuminandosi. “M-O-N-T-A-G.”

“Guy Montag. Ancora fuggiasco… Un nuovo Segugio Meccanico è stato fatto venire da un altro Distretto…”

… “E’ ora che io fili…”

 

13 GLI UOMINI LIBRO


 

 Montag correva.

 Era ormai al fiume. Scese nell’acqua, si sparse il corpo di liquore puro. Quindi indossò i vecchi indumenti di Faber, le sue vecchie scarpe, gettò i propri vestiti nel fiume. Dopo di che avanzò nel fiume fino a non toccare più, e la corrente lo trascinò via, nelle tenebre.

Esitò  a lasciare quel confortevole fluddo di acque. Temeva di veder ricomparire il Segugio. Le piante potevano piegarsi a un tratto sotto il gran vento di una nuvola di elicotteri.

… Millie, pensò… Millie non c’era, e non c’era il Segugio, soltanto l’odore secco del fieno, c’era, che, proveniente da qualche campo lontano, riportò Montag sulla terraferma.

… mezz’ora dopo, tutto infreddolito e procedendo con estrema cautela sui binari… vide dinanzi a sé un fuoco. Il poco moto della fiamma, il suo colore bianco e rosso, rivelavano un fuoco strano, dato che per lui significava una cosa ben diversa.

Non serviva a bruciare, ma a scaldare.

 C’era un gran silenzio raccolto tutto intorno a quel fuoco, e il silenzio era nelle facce degli uomini, e c’era il tempo, intorno, il tempo di sedersi presso quelle rotaie arrugginite sotto le piante, di guardare il mondo, di farselo rigirare sotto gli occhi, come se tenuto sospeso tra le fiamme di quel falò, lingotto di acciaio che quegli uomini venissero forgiando.

E ad un tratto le voci cominciarono, ed erano voci che parlavano, ma Montag non poteva udire quello che dicevano. Il loro suono saliva e scendeva tranquillamente, mentre le voci si rigiravano il mondo sotto gli occhi e lo guardavano; le voci conoscevano la terra, gli alberi, la città, che si stendeva in fondo alle rotaie presso il fiume.


Quindi uno degli uomini alzò gli occhi e lo vide… e una voce gridò a Montag:“E va bene, vieni pure fuori adesso!”… “Siedi” disse l’uomo che sembrava il capo di quel gruppetto. “Gradisci un po’ di caffè?”“Benvenuto, Montag. Io mi chiamo Granger”“Abbiamo seguito la caccia che ti hanno dato. Avevamo capito che eri nascosto nel fiume …”… “Tanto vale che tu faccia la conoscenza di tutti noi, ora. Questo è Fred Clement, ex professore della Università di Cambridge. Questo è il professor Simmons dell’University College di Los Angeles; il professor West, il Reverendo Padover. Fa il vagabondo con noi già da parecchio tempo.  Benvenuto, Montag!”… “Il nostro Simmons, qui, ha lavorato per vent’anni sul problema e ora abbiamo il metodo mediante il quale ricordare tutto quanto s’è letto una volta. Ti piacerebbe, uno di questi giorni, leggere la Repubblica di Platone?”“Ma certo!”“Sono io, la Repubblica di Platone. Vuoi leggere Marc’Aurelio? Il professor Simmons è Marc’Aurelio.”“Voglio presentarti Jonathan Swift, autore di quel malvagio libro politico, I Viaggi di Gulliver! E quest’altro è Charles Darwin, e questo è Shopenhauer, e questo è Einstein! Qui ci siamo tutti, Montag: Aristofane, Gandhi, Buddha e Confucio, Thomas Jefferson, Lincoln. Siamo anche Matteo, Marco, Luca e Giovanni.”… “Noi siamo tutti pezzi e bocconi di storia, letteratura, codice internazionale, Byron, Paine, Machiavelli o Gesù Cristo. Ed è tardi. Ed è scoppiata la guerra. E noi siamo qui, nella foresta, e la città è laggiù, tutta avvolta nel suo mantello di mille colori. Cosa ne pensi, Montag?”“Penso di essere stato un demente a cercare di ottenere le cose con  i miei metodi, seminando libri nelle case degli incendiari per poi denunciarli.”“Tu hai fatto quello che dovevi fare. Il sistema, se applicato su scala nazionale, avrebbe dato ottimi risultati. Ma il nostro metodo e più semplice e, crediamo, migliore. Tutto quello che vogliamo fare è conservare intatta, al sicuro, la cultura che pensiamo ci occorrerà.”… “ora abbiamo un compito orribile a cui attendere: aspettare che la guerra cominci e con la stessa rapidità giunga alla sua conclusione … Quando la guerra sarà finita, forse potremo essere di qualche utilità al mondo.”Un urlio lacerante, e i reattori provenienti dalla città erano già passati, alti nel cielo, prima ancora che gli uomini alzassero gli occhi. Montag si volse a guardare verso la città, molto lontano sul fiume, ridotta ormai a una vaga chiazza luminosa.“Mia moglie si trova là” disse.… “Oh, Millie!... è mia moglie! Povera Millie! Non posso ricordare nulla. Penso alle sue mani, ma non le vedo far nulla di nulla …”Montag si voltò a guardare alle sue spalle.E tu che cosa hai dato alla città, Montag? Montagne di ceneri. E gli altri che cosa si sono dati a vicenda? Il nulla.Granger si fermò a guardare indietro con Montag:“Ognuno deve lasciarsi qualcosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero che abbiamo piantato, noi saremo là. Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purchè si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos’altro che porti poi la nostra impronta.”… “Hai mai veduto il fungo di una bomba atomica da un’altezza superiore ai trecento chilometri? Non è che un punta di spillo, un niente: con tutto intorno il deserto.“Il nonno ci mostrò il film ripreso dal razzo V-2 e sperava che le città permettessero alla campagna, alle regioni selvagge di penetrarvi di più, per ricordare alla gente che ci è stato assegnato un breve spazio sulla terra e che sopravviviamo in quelle solitudini selvagge che possono riprendersi quanto hanno dato, con la stessa facilità con la quale alitano il loro fiato su di noi o ci mandano il mare a dirci che non siamo poi tanto grandi.”… “Il nonno ha lasciato il suo tocco su di me. Come di ho già detto, era scultore.E mi diceva: ‘Riempiti gli occhi di meraviglie, guarda il mondo: è più fantastico di qualunque sogno prodotto dalle più grandi fabbriche. Non chiedere garanzie, non chiedere sicurezza economica, un siffatto animale non è mai esistito; e se ci fosse, sarebbe imparentato col pesante bradipo che se ne sta attaccato alla rovescia al ramo di un albero per tutto il santo giorno, ogni giorno, passando l’intera vita a dormire. Al diavolo’ diceva il nonno ‘squassa l’albero e fa’ che il pesante bradipo precipiti al suolo e batta per prima cosa il culo!’.”


14 LA FINE

 

“Oh, guarda!” gridò Montag.E la guerra cominciò ed ebbe fine nello stesso istante.… Era una cosa difficile a credersi. Non era che un atto. Montag vide un mulinello di un gran pugno ferrato sulla città lontana, indovinò l’ululo acuto dei reattori che stavano per sopraggiungere; dei reattori urlanti, dopo: Distruggi, non lasciar pietra su pietra, perisci. Muori!
E Mildred…Scappa, fuggi dalla città!… L’urto della prima bomba.“Mildred!”Montag, nel gettarsi a terra bocconi, abbattendosi al suolo vide, o sentì o credette di vedere, o di sentire, le pareti oscurarsi sul volto di Millie, la udì urlare, perché nella milionesima frazione di tempo rimasto ella vi aveva scorto la propria faccia riflessa, in uno specchio anzi che in una sfera di cristallo, ed era una faccia così incredibilmente vuota, tutta sola nella stanza … che alla fine la riconobbe come la propria …  mentre tutto questo insieme con tutta la struttura dell’albergo le crollava addosso, trascinandola con migliaia di tonnellate di mattoni, ferro, cemento e legno a conoscere altre persone nelle cellette d’apiario sottostanti, tutte in rapida discesa verso le cantine, dove l’esplosione si liberò di loro nel solito modo irragionevole.… Montag, disteso bocconi, gli occhi insabbiati dalla polvere, con un sottile umido cemento di polvere nella bocca, ansimando e piangendo, si disse nuovamente: “Mi ricordo, mi ricordo, mi ricordo qualche altra cosa, ma quale? Parte dell’Ecclesiaste e dell’Apocalisse. Parte di quel libro, una parte almeno, presto, prima che scompaia di nuovo…” Se lo ripetè in silenzio, ne recitò le parole più volte ed esse erano perfette, ora, era semplicemente il Predicatore stesso che se ne stava tutto solo, ritto nella sua mente, e lo guardava …Montag spiò l’immensa cortina di polvere calare e il silenzio immenso scendere sul loro mondo.… “Tutto spianato, raso al suolo” disse Granger “La città sembra un sacco di farina rovesciata. Non esiste più.”E per tutto il mondo, pensò Montag, quante altre città assassinate? E nel nostro paese, quante altre città?Cento? Mille?Qualcuno accese un fiammifero e lo avvicinò ad un pezzo di carta bene asciutta, spinse la carta sotto un mucchietto di foglie e d’erba secca … e il falò divenne sempre più grande nel primo mattino, a misura che il sole saliva e gli uomini lentamente distoglievano lo sguardo dal punto lontano, e venivano, attratti dal gran fuoco, a passo incerto, senza aver nulla da dire.… Granger guardò nel fuoco.




“La Fenice” disse.“Che cosa?”“C’era un buffissimo uccello, chiamato Fenice, nel più remoto passato, prima di Cristo, e questo uccello ogni quattro o cinquecento anni si costruiva una pira e ci s’immolava sopra. Ma ogni volta che vi si bruciava, rinasceva subito poi dalle sue stesse ceneri, per ricominciare. E, a quanto sembra, noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta. Conosciamo bene tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni e finchè  sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, un giorno o l’altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi funebri e di saltarci sopra. Ad ogni generazione, raccogliamo un numero sempre maggiore di gente che si ricorda.”… “Ora risaliamo il fiume” disse Grenger. “E ficcati bene in capo una cosa: che tu non sei importante. Tu non sei nulla. Un giorno, il fardello che ognuno di noi deve portare può riuscire utile a qualcuno. Ma anche quando avevamo libri a nostra disposizione, molto tempo fa, non abbiamo saputo trarre profitto da ciò ch’essi ci davano. Abbiamo continuato come se niente fosse ad insultare i morti. Abbiamo continuato a sputare sulle tombe di tutti i poveri morti prima di noi. Conosceremo una grande quantità di persone sole e dolenti, nei prossimi giorni, nei mesi e negli anni a venire. E quando ci domanderanno che cosa stiamo facendo, tu potrai rispondere loro:Ricordiamo. Ecco dove alla lunga avremo vinto noi. E verrà il giorno che saremo in grado di ricordare una tale quantità di cose che potremo costruire la più grande scavatrice meccanica della storia e scavare, in tal modo, la più grande fossa di tutti i tempi, nella quale sotterrare la guerra. Vieni, ora. Per prima cosa provvederemo alla costruzione di una fabbrica di specchi, perché dovremo produrre soltanto specchi per almeno un anno, tutti specchi, dove converrà guardare, lungamente.”.. Ora lo attendeva una lunga passeggiata mattutina fino al mezzodì. Forse, un po’ più avanti nella mattinata, avrebbero cominciato a chiacchierare, o semplicemente a dire le cose che ricordavano.
E quando fosse venuta la sua volta, che cosa avrebbe potuto dire, che cosa avrebbe potuto offrire in un giorno come quello?Qualcosa, qualcosa ... E sull’una e sull’altra riva del fiume v’era l’albero della vita che dava dodici specie di frutti,  rendendo il suo frutto per ciascun mese; e le fronde dell’albero erano per la guarigione delle genti.
 Sì, pensò Montag, ecco ciò che voglio mettere da parte per mezzodì. Per mezzogiorno… Quando saremo giunti alla Città.  



 

 



percorsi tematici

 

1-    IL FUOCO

 

IV-  L’incendio dei libri – vedi “Il nome della rosa”   -    Intolleranza e censura – vedi “Galileo”       Il rogo, l’inquisizione, la caccia alle streghe – vedi medioevo e controriforma      G.Bruno e G.Galilei
   
        Intolleranza/ tolleranza – vedi   Erasmo, illuminismo

 

2-    CLARISSE

 

IV- La pazzia –  da Erasmo a Cervantes (passando per Ariosto e Tasso)
FILM : QUALCUNO VOLò SUL NIDO DEL CUCULO

 

3-    ESSERE FELICE

 

 Condizionamenti, maschera Felicità- piacere  da Petrarca a Leopardi -       vedi          visione trascendente/ laica – rinascimento Lorenzo de medici – Ariosto/ Tasso  (ricerca- Angelica- Armida) Viaggio = vita; bisogni veri e falsi Marcuse

4-    LA CRISI

 

Tecniche narrative- indiretto libero- monologo interioreVedi generi letterari- romanzo – narratore e focalizzazioneCrisi psicologica  vedi Ariosto –la pazzia di Orlando 

5-    IL SEGUGIO


La macchina- rapporto uomo/macchina –  rapporto uomo /naturaTecnica e industria – progresso tecnologico e livello umanodal ‘700 all’800 – illuminismo e rivoluzione industriale – scoperte scientifiche e rivalutazione della tecnica-  Meccanicismo –– il meccanismo della natura-
Ottocento- romanticismo – positivismo- il mostro e la scienza (Frankestein – Dott. Jekill)Vedi  Blade Runner – Chaplin  automazione e alienazioneL’etica dello scienziato – vedi – Galileo – Cavani  (anche Brecht)  

5-SOCIETà  E SCUOLA- I GIOVANI


Comunicazione di massa, televisione e pubblicità, educazione e responsabilità e ruoli nella scuola, nella famiglia, nella società.

Società di massa, industrializzazione e consumismo. Inquinamento, scienza- tecnologia e natura. Pasolini

Il mondo giovanile. Come è cambiato il rapporto giovani/società dal medioevo a  oggi? Rousseau e l’Emile – Manzoni e Gertrude

Voltaire – il Candido (vedi anche Andreuccio da Perugia – Salinger Il giovane Holden )

Film - L’attimo fuggente

 

6-LA VECCHIA


La figura del vecchio nella tradizione – (Il veglio solo -Dante purgatorio)Saggezza ed esperienza – cultura e libri – la memoria del passatoScontro generazionale e passaggio della cultura (vedi Vecchioni e la metafora della nave)  - Primo Levi La treguaDal Rinascimento all’Illuminismo: storicismo, recupero del passato (classicismo  e neoclassicismo) Machiavelli e l’imitazione -
Foscolo – l’insegnamento della storia, l’ispirazione dei sepolcri

 

7-MILDRED


Amore, rapporto sentimentale. Amicizia, amore. Il matrimonio, la coppia. Famiglia ed educazione sentimentale. Poesia e sentimento. Raccontare gli affetti con la poesia. Conoscere se stessi. vedi ERIC FROM
Superficialità e interiorità. Valori. Comunicazione. Divertimento e “sballo”.Dare un senso alla vita. La vita: metafora della vita – Ariosto - Erasmo 

8- BEATTY


Uguaglianza e democrazia – consumismo e conformismo- istruzione e cultura alla base della democrazia: responsabilità e impegno, socialità, civismo, solidarietà e tolleranza. I valori della democrazia

 

I LIBRI 

La distruzione dei libri nel nazismo, la censura e la libertà di stampa e di parola; "il nome della rosa" di Eco ; la biblioteca labirinto di Borges; il bibliotecario inetto de "Il fu Mattia Pascal"di Pirandello; il rifiuto delle biblioteche e dei musei  del futurismo.
La stampa e i mezzi di comunicazione - Gutemberg e Mc Luhan il villaggio globale


LA GUERRA 

dittatura totalitarismo e violenza; guerra tecnologica; dominio dell'artificiale sulla natura: distruzione dell'umanità in senso materiale e morale