lunedì 31 ottobre 2011

FORUM GIOVANI

VENERDI 28 OTTOBRE IL COMUNE DI SASSARI HA INVITATO I GIOVANI STUDENTI DELLE SCUOLE SECONDARIE DELLA CITTA' AL FORUMGIOVANI



FORUM GIOVANI

E' un progetto che nasce con l'obiettivo di favorire la cittadinanza attiva, la partecipazione e il dialogo con le giovani generazioni, per orientare le scelte dell’Amministrazione comunale nella programmazione delle politiche giovanili a media e lunga scadenza, a livello locale. 

domenica 30 ottobre 2011

EMILIO LUSSU


Nato ad Armungia il 4 dicembre 1890 
e morto a Roma il 5 marzo 1975. 

Di famiglia contadina, si laureò in giurisprudenza all’Università di Cagliari. 

Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale della Brigata Sassari.

 Qui nacquero in lui le prime idee autonomistiche, sulla scia dei pensatori meridionalisti. 

Nel 1919 aderì al Movimento dei Combattenti e l’anno successivo fu tra i promotori del PARTITO SARDO D'AZIONE, di cui divenne uno dei più importanti  leader

Come giornalista , sono suoi molti articoli sul giornale ufficiale del partito, “Il Solco”, ma collaborò anche a “Riscossa sardista”, “Quaderni di Giustizia e Libertà”, “Il Ponte” e “Belfagor”.

Eletto deputato nel 1921 e nel 1924, all’avvento del fascismo, ne fu accanito oppositore.

Il 31 ottobre 1926, aggredito nella sua casa a Cagliari da squadracce fasciste,
 sparò, uccidendo uno dei suoi aggressori. 

Sottoposto a processo, fu assolto per legittima difesa, ma ciò nonostante una speciale commissione fascista lo condannò a cinque anni di deportazione e fu inviato al confino a Lipari

Riuscì ad evadere e a riparare in Francia 
insieme a C. Rosselli e F. Nitti. 

In Francia si unì ad altri antifascisti, fra i quali G. Salvemini, 
ed aderì al movimento “Giustizia e Libertà”. 

Rientrato in Italia dopo l’8 settembre 1943, riprese i contatti col P.S.d’A. di cui divenne il leader della sinistra. 

Deluso dalla fisionomia che il partito aveva assunto, finì per staccarsene con tutta l’ala sinistra per aderire al P.S.I. 

Ministro sotto il governo Parri e nel primo Gabinetto De Gasperi.

 Rieletto deputato nel 1946, divenne senatore di diritto nella prima legislatura repubblicana, 

fu ancora eletto senatore nella II, III e IV legislatura.

 Nel 1964, con la scissione all’interno del P.S.I. aderì al nuovo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, di cui fu uno dei maggiori esponenti.

Nel 1968 si ritirò dalla vita politica.




Lussu e la Grande Guerra

Lussu studiò a Cagliari  e si laureò in giurisprudenza nel 1914. Nel periodo universitario Lussu si schierò con gli interventisti democratici (repubblicani, salveminiani), perché l'Italia entrasse nella Prima guerra mondiale contro gli Imperi centrali (Germania e Austria). Vi prese parte direttamente, come ufficiale di complemento nella Brigata Sassari, costituita su base ragionale per la maggior parte da contadini e pastori sardi. 

Nel 1916 la Brigata fu inviata sulle colline intorno ad Asiago .Le vittorie dei sardi nei primi scontri furono seguite da un potente contrattacco degli austriaci in una sfiancante e sanguinosa lotta che, più che per avanzare, si conduceva per la tenuta delle posizioni. Era del resto questa la vera guerra di trincea, ed era la guerra di una truppa gestita dai suoi distanti generali con modi ed intenzioni che oggi apparirebbero intollerabili. 

Questa esperienza ispirò al Lussu il suo capolavoro , Un anno sull'Altipiano, scritto nel 1938, di cui
 è stata fatta anche una preziosa riduzione cinematografica del 1970 dal regista Francesco Rosi dal titolo Uomini contro .


VEDI UNA SCENA DEL FILM   :
http://youtu.be/n3rcgVQvWKc

 Questo romanzo è un'importantissima memoria, un documento sulla vita dei soldati italiani in trincea che, per la prima volta nella letteratura italiana, descrive l'irrazionalità e il non-senso della guerra, della gerarchia e della esasperata disciplina militare in uso al tempo. 

UNA SCENA DAL FILM
http://youtu.be/6rXSZIzGS2Y
Dotato di un lucido razionalismo, l'autore poté  dimostrare con chiarezza nel suo scritto la profonda differenza fra ciò che davvero accadeva ai soldati e quanto invece ne conosceva l'opinione pubblica; dipinse in tutti i suoi drammatici aspetti quanto fosse inutilmente crudele la disciplina militare applicata a poveri contadini analfabeti e quanto eccesso di arbitrio, che spesso rasentava la follia, applicavano i generali e gli ufficiali superiori sui soldati mandati inutilmente a morte certa. 



VEDI UNA SCENA DEL FILM (DA "UOMINI CONTRO" LA DECIMAZIONE) :
http://youtu.be/9vLEKgTXl7Q

In un brano di notevole efficacia, descrisse il silenzioso terrore dei momenti che precedevano l'attacco, il drammatico abbandono della "sicura" trincea per proiettarsi verso un ignoto, rischioso, indefinito mondo esterno: «...tutte le mitragliatrici ci stanno aspettando». 
Al libro sono stati attribuiti molti significati politici, significati che sono stati resi più evidenti nella trasposizione cinematografica, ma essenzialmente  il romanzo , che è scritto in forma di reportage, a mezza via fra il resoconto giornalistico ed un racconto in termini diaristici e familiari, vuole essere un disincantato sguardo su un'amara realtà umana, in cui ideali ed eroismi si frantumano di fronte al dolore ed alla morte, al sacrificio di tante esistenze, di tanti giovani innocenti; e dunque contro il male e la follia della guerra si oppone un desiderio di pace, di saggezza e di umanità, una riflessione, più che politica, morale o filosofica. 

VEDI UNA SCENA DAL FILM "UOMINI CONTRO" (LA RETORICA DELLA GRANDE GUERRA)
http://youtu.be/GzH-BbBfPVA

 Non rimase fuori dalla narrazione il tema sociale riguardante il modo in cui le classi inferiori venivano "usate" a fini bellici. La partecipazione delle masse contadine sarde alla Grande Guerra fu in effetti un momento di passaggio fondamentale che pose in termini completamente nuovi la "questione sarda". Alla luce delle lotte condotte dal movimento socialista dell'epoca (la rivoluzione russa fu essenzialmente una rivoluzione contadina) essa divenne infatti il leitmotiv di un imponente moto di popolo che, nell'immediato dopoguerra, coinvolse ampi strati delle classi lavoratrici sarde. Fra i suoi organizzatori, Lussu fu uno dei più attivi ed amati. 


LUSSU antifascista 

Alla fine della guerra, insieme a Camillo Bellieni ed altri reduci, Lussu fondò il Partito Sardo d'Azione, da subito connotato come movimento autonomista e federalista, che pose al centro della sua azione politica la "questione nazionale sarda".
 Fu un movimento di massa che coinvolse i contadini e pastori sardi in nome della distribuzione delle terre e dei pascoli, contro i ricchi possidenti agrari e i partiti politici da loro sostenuti. 
Il partito fu munito di personalità giuridica e venne formalmente costituito nel 1921
con l'obiettivo non certo accessorio di contrastare la crescita del movimento dei Fasci. 

Nello stesso anno Lussu fu eletto alla Camera dei deputati e fu in seguito tra i deputati della "secessione aventiniana", famosa forma di protesta dopo il delitto Matteotti. 

Nonostante una prima sottovalutazione del fenomeno fascista, la sua posizione fu in seguito tra le più radicali e nette. Fu più volte personalmente e fisicamente colpito (e ferito) da aggressori rimasti ignoti.

 Nel 1926, durante uno di questi attacchi (per combinazione subíto lo stesso giorno dell'attentato a Mussolini, a Bologna), Lussu sparò ad uno degli aggressori che cercavano di introdursi nella sua casa di Cagliari, lo squadrista morì in seguito alla ferita, e Lussu venne perciò arrestato e processato. 

Gli fu riconosciuta la innegabile circostanza di legittima difesa, ma poco tempo dopo fu condannato a 5 anni di confino a Lipari  dal Tribunale Speciale. 
Dal confino Lussu evase nel 1929 insieme a Carlo Rosselli e Francesco Fausto Nitti, che narrerà l'avventurosa evasione nel libro Le nostre prigioni e la nostra evasione pubblicato in edizione italiana solo nel 1946 (del 1929 è la prima edizione in inglese col titolo di Escape) per raggiungere Parigi, dove scrisse un libro sugli avvenimenti di quel decennio (La catena). 

Insieme a Gaetano Salvemini e allo stesso Rosselli diede vita al movimento antifascista "Giustizia e Libertà", ideologicamente orientato in senso socialista liberale, che proponeva metodi rivoluzionari per abbattere il regime e sradicare dalla società italiana le sue cause (culturali, economiche, politiche); compì le sue attività clandestine con il nome in codice di "Mister Mills".

Prese parte alla guerra civile spagnola nel fronte antifranchista . 
Il suo ritorno in Italia (e in Sardegna) avvenne solo dopo l'armistizio del 1943, in un paese ben presto occupato dai nazisti.

 Dopo la fusione di Giustizia e Libertà e Partito d'Azione, diventato uno dei leader della nuova formazione politica, partecipò alla Resistenza a Roma, mantenendo comunque stretti rapporti con il Partito Sardo d'Azione. 

Come esponente di punta dell'ala socialista del partito guidò lo scontro contro la corrente liberaldemocratica di Ugo La Malfa, un conflitto che fu la causa scatenante della scomparsa del Partito d'Azione. 
Il tormentato rapporto di Lussu con la dirigenza moderata e conservatrice del partito sardo post-bellico sfociò nel '48 in una rottura: la corrente lussiana fondò un nuovo partito (il Partito Sardo d'Azione Socialista), che confluì di lì a poco nel PSI. 

Nel 1945 fu ministro nel primo governo di unità nazionale dell'Italia libera, quello presieduto per breve tempo dall'azionista Parri e nel successivo governo del democristiano De Gasperi. 


Le accuse di incoerenza

Il cambiamento di posizione concettuale rispetto alla guerra fu oggetto di intensa discussione nel mondo politico, più che in quello letterario: prima giovanissimo interventista, poi, nell'esilio imposto dai fascisti, autore di un manuale sull'insurrezione contro la tirannide (Teoria dell'insurrezione), e poco tempo appresso autore di un testo che sarebbe difficile non definire come pacifista; poi ancora volontario in Spagna, Lussu consegnava ai critici un'impostazione ideologica ed etica originale, anche se non priva di aspetti problematici. Su di essi gli avversari politici (dai fascisti agli indipendentisti sardi reazionari; dai clericali agli stalinisti) tentarono di speculare per mettere in ombra il suo percorso politico e umano, improntato ad uno schietto ed intransigente socialismo libertario, sardista e federalista. 


Fu interventista democratico (e non nazionalista, come molti di coloro che poi confluirono nel movimento fascista nel primo dopoguerra) all'età di 23-24 anni: l'esperienza drammatica della guerra gli fece capire l'assurdità di questa grande carneficina e ne trasse una serie di insegnamenti che poi ispirarono molta parte delle sue successive scelte politiche. Lottò infatti al fianco dei contadini e pastori sardi per il loro riscatto e si oppose alle dittature fasciste e naziste in nome dei principi di giustizia sociale, libertà, autonomia. In quest'ultimo caso, fu consapevole che la vittoria sarebbe stata raggiunta (come in effetti fu) soltanto militarmente: da qui l'organizzazione degli Arditi del popolo contro gli squadristi fascisti; la progettazione di un'insurrezione antifascista e repubblicana in Sardegna; l'intervento nella guerra di Spagna con le Brigate internazionali e la partecipazione alla lotta di liberazione nelle fila del Partito d'Azione. 
Affermare, come alcuni fanno ancora oggi, "il repentino abbandono della "causa sarda", unito alla singolare "rinnegazione della sua terra" nel caso di Lussu è un falso storico. Non solo non rinnegò mai le sue radici sarde ma disprezzò sempre chi lo fece; restò in contatto sia personale che epistolare con numerosi esponenti del mondo politico sardo (compresi quei sardisti dai quali si era allontanato al momento della scissione); visitò, anche in qualità di uomo politico, numerose volte l'isola, ed il paese natale di Armungia; in parlamento difese le pur deboli prerogative concesse dallo statuto autonomista sardo (consapevole che si trattava di ben poca cosa rispetto all'autogoverno derivante dalla trasformazione federalista dello Stato, obiettivo per cui lottò una vita) e richiamò l'attenzione del governo e delle altre forze politiche sulla necessità di migliorare le condizioni economiche e sociali del popolo sardo e, in particolare, delle sue classi lavoratrici e proletarie (si vedano i due volumi dei suoi Discorsi parlamentari e la raccolta postuma di interventi Essere a sinistra). 






  L'avvenire della Sardegna di Emilio Lussu (da Il Ponte", 1951)
…..
Il fascismo, per la Sardegna, può essere solo comparato, nel suo passato, alla dominazione aragonese e spagnola. E col suo crollo, vi ha portato, in strati fascisti e non fascisti, quel nazionalismo esasperato proprio del fascismo in Italia, il quale per una grande nazione è sempre un’avventura tragica, ma per una piccola regione, isolata per giunta, è fumisteria grottesca. Come è stato grottesco, dopo la Liberazione, quel nazionalismo sardo indipendentista, che finiva col puntare le fortune dell’Isola sull’America o sull’Inghilterra. Spedito e allegro indipendentismo, che si metteva alle immediate dipendenze del miglior offerente, nel caso nostro solo putativo. Ma cosí è il nazionalismo. La Sardegna risorgerà, e saremo noi sardi gli artefici del nostro avvenire. Ma senza la solidarietà dello Stato nazionale, son fantasticherie sognare rapide rinascite. E tale solidarietà è vano mendicarla. Né può essere spontanea. Non può essere che una conquista della lotta politica, inscindibile da quella del resto dell’Italia. E, come ogni conquista, imporrà lunghi e duri sacrifizi. La Sardegna ha oggi uno sviluppo industriale che la mette alla testa delle regioni del Mezzogiorno; ma a questo non corrisponde il progresso del restante dell’Isola. Questa frattura, unica nelle regioni d’Italia, è la conseguenza del tipo colonialista della nostra industria. Legare lo sviluppo dell’una alla trasformazione agricola dell’Isola, e subordinare a quest’ultima la prima è il presupposto della nostra rinascita economica e sociale. Quando si pensi che 900.000 ettari di terreno – dati tecnici – sono trasformabili e passibili di diventare produzione agricola, ci si può fare un’idea non solo delle possibilità dell’Isola, ma dell’apporto che essa può dare all’economia e alla civiltà nazionale. Lo Statuto autonomistico vigente contempla questa collaborazione della Regione e dello Stato per la rinascita dell’Isola. Ma l’autonomia è ancora sulla carta, cosí come lo è lo Stato democratico che in comune abbiamo costituito. Molte cose sono sulla carta, in Sardegna. Ma v’è anche parecchio lievito in fermento. Tutto un nuovo mondo si muove, dentro di noi, ed è già alle sue prime luci certe del mondo esteriore. Vi sono molti secoli che premono e che ci spingono, oltre il focolare e la casa sprangata, oltre il nostro canto chiuso fatto di echi di lamenti senza principio e senza fine. Perché non dirlo? Sentiamo che il popolo sardo, come i popoli venuti ultimi alla civiltà moderna e già fattisi primi, ha da rivelare qualcosa a se stesso e agli altri, di profondamente umano e nuovo.

                              

ALLUVIONE IN LIGURIA E TOSCANA- TERREMOTO IN TRENTINO E VENETO


Si scava nelle zone colpite dall'alluvione di martedì scorso, le previsioni per i prossimi giorni annunciano una perturbazione che potrebbe portare ancora pioggia. L'eventualità di precipitazioni preoccupa i soccorritori e i volontari che stanno cercando di liberare dal fango i paesi più colpiti. 
E' il quarto giorno di scavi tra Borghetto Vara, Brugnato, Monterosso e Vernazza per cercare i dispersi e mettere in sicurezza le infrastrutture. I volontari provenienti da Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna non conoscono sosta anche se con il passare delle ore la possibilità di ritrovare in vita i dispersi si affievolisce. 
E' stato deliberato lo stato di emergenza per le zone colpite dalle recenti alluvioni, in particolare la Lunigiana e le Cinque Terre. Il governo ha  stanziato un primo finanziamento di 65 milioni per i Comuni alluvionati. 





E' salito intanto a sette morti il bilancio ufficiale dell'alluvione che ha colpito l'estremo levante ligure e la Lunigiana. Il corpo senza vita di un cittadino romeno è stato trovato alle prime luci dell'alba sotto le macerie di una delle palazzina crollate a Cassana, frazione di Borghetto Vara in provincia di La Spezia. Si tratta del quinto morto accertato nel piccolo Comune della Val di Vara, che finora ha pagato il prezzo più alto in termini di vite umane.

Per finanziare un fondo solidarietà per l'area colpita in Toscana, le accise sui carburanti aumenteranno in Toscana di 5 centesimi al litro. Il modello di intervento sarà quello attivato dopo il disastro di Cardoso in Alta Versilia. Intanto polemica fra la regione Marche e il governo. Siamo "ancora in attesa dell'assegnazione di fondi da parte del governo" per quanto riguarda "il ristoro dei danni provocati dall'alluvione che, altrettanto duramente, ha colpito le Marche nel marzo scorso". Lo ha scritto in una nota il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca.

Intanto in Veneto una scossa di terremoto di magnitudo 4.2 è stata avvertita stamattina dalla popolazione tra le province di Trento e Verona. con epicentro vicino ad Avio e Ala (Tn), Brentino Belluno e Malcesine (Vr). Dalle prime verifiche effettuate, a quanto si apprende "non risultano danni a persone o cose". 


ATTENZIONE A COME VIENE GESTITA L'EMERGENZA.

I SOLDI SONO BEN SPESI QUANDO SERVONO PER EVITARE I DISASTRI .

-QUANDO INVECE SI ASPETTA CHE IL DISASTRO AVVENGA -

ALLORA C'E' SEMPRE QUALCUNO CHE SI ARRICCHISCE 

CON I SOLDI  CHE  FINALMENTE LO STATO SBORSERA'  A FIUMI  

NEL POZZO SENZA FONDO DEI SOCCORSI E DELLE RICOSTRUZIONI

 CHE DURANO ANNI  E NON RISOLVONO NULLA -

FINO ALLA PROSSIMA ALLUVIONE.




giovedì 27 ottobre 2011

terremoto in turchia

http://tg24.sky.it/tg24/mondo/photogallery/2011/10/23/terremoto_in_turchia_ercis_van_danni_vittime_feriti.html



Il 23 ottobre 2011  Un terremoto di magnitudo 7.3 ha colpito la Turchia orientale. Il sisma è stato registrato alle 13:41 ora locale. La frattura si è verificata a 10 chilometri di profondità ed ha interessato la regione dove si trova il lago Van Golu: 42 chilometri a Nord dalla città di Van, con oltre 370 mila abitanti, e a Sud est della città di Ercis, 90 mila abitanti.




Almeno 10 edifici sono crollati a Van e 25-30 ad Ercis; le linee telefoniche e dell’elettricità sono interrotte.
 Mustafa Erdik, dell’osservatorio Kandilli ha detto che  stimano un danno ad almeno 1000 edifici e la morte di centinaia di persone, ma “potrebbero essere 500 o 1000”.

 Oltre alla scossa principale oggi vi sono state altre 20 e la gente è fuggita dall’abitato.

Le squadre di emergenza stanno scavando per trovare i superstiti, ma la situazione ha enorme bisogno di aiuto urgente e di personale sanitario.
 La Mezzaluna rossa turca ha inviato tende e cibo e i suoi impiegati locali lavorano negli scavi. 

Il premier Tayyip è in viaggio verso Van.

La Turchia è su una falda geologica facile al terremoto.

 Nel ’99 due enormi scosse hanno provocato la morte di oltre 20mila persone.

 Nel ’76 un terremoto a Van a fatto più di 5 mila vittime.


Il bilancio del terremoto si aggrava di ora in ora, mentre si stima che siano diverse centinaia le persone ancora intrappolate sotto le macerie. Il sisma e' stato avvertito anche nel vicino Iran, scatenando il panico tra la popolazione in diverse citta'; 

Stando agli ultimi dati diffusi dall'Amministrazione per i disastri e le emergenze di Ankara, i morti sono 366 e i feriti 1.031.
Gli edifici crollati a causa del terremoto, secondo dati del governo di Ankara, sono 2.262. Intanto la Croce Rossa sta continuando a distribuire tende nella zona colpita dal sisma, dove molte famiglie hanno trascorso anche la scorsa notte all'aperto.
25/10/2011


sabato 22 ottobre 2011

Hamlet, To be or not to be - Kenneth Branagh




L'INNO AL DUBBIO

Amleto, atto terzo, scena prima
« To be, or not to be, that is the question:
Whether ’tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And, by opposing, end them. To die, to sleep…
No more, and by a sleep to say we end
The heartache and the thousand natural shocks
That flesh is heir to: ’tis a consummation
Devoutly to be wished. To die, to sleep.
To sleep, perchance to dream. Ay, there’s the rub,
For in that sleep of death what dreams may come
When we have shuffled off this mortal coil
Must give us pause. There’s the respect
That makes calamity of so long life,
For who would bear the whips and scorns of time,
Th’oppressor’s wrong, the proud man’s contumely,
The pangs of despis’d love, the law’s delay,
The insolence of office, and the spurns
That patient merit of th’unworthy takes,
When he himself might his quietus make
With a bare bodkin? Who would fardels bear,
To grunt and sweat under a weary life,
But that the dread of something after death,
The undiscovered country from whose bourn
No traveller returns, puzzles the will,
And makes us rather bear those ills we have
Than fly to others that we know not of?
Thus conscience does make cowards of us all,
And thus the native hue of resolution
Is sicklied o’er with the pale cast of thought,
And enterprises of great pitch and moment
With this regard their currents turn awry,
And lose the name of action.
 
»
« Essere, o non essere, ecco la questione:
se sia più nobile nella mente soffrire
i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna
o prendere le armi contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine. Morire, dormire…
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci esitare. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell’oppressore, la contumelia dell’uomo superbo,
gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione.  
»



TRAMA



Sulle torri che cingono Elsinore, capitale della Danimarca, da alcune sere verso la mezzanotte le sentinelle si accorgono della comparsa di un fantasma . Viene chiamato Orazio, amico del principe, a vigilare sullo strano fenomeno.
Lo spettro si fa subito notare da Orazio per la somiglianza con il defunto sovrano e poco dopo scompare. I soldati sono in allerta perché  il figlio di Fortebraccio  si sta preparando ad attaccare per riprendersi i territori che il padre, ingannato, ha perso in un duello con il defunto re di Danimarca.
Nel castello sono presenti il re Claudio zio di Amleto, la regina Gertrude madre di Amleto, Amleto (triste per la recente morte del padre e contrariato per il matrimonio, avvenuto dopo pochi mesi, tra lo zio e la madre), il ciambellano Polonio, suo figlio Laerte, i due ambasciatori Cornelio e Voltimando, ed altri. Nella riunione  viene deciso di mandare i due ambasciatori dal re di Norvegia zio di Fortebraccio per trattenere il nipote. Poi Laerte dice al re che deve partire per la  Francia.

Orazio intanto va da Amleto e lo mette al corrente delle apparizioni di uno spirito con le sembianze del padre. Questi si presenta sulle mura e lo spettro gli svela  questa tremenda verità: la moglie e Claudio il fratello di suo padre si amavano fin da prima della sua morte, e Claudio desideroso del suo trono, un pomeriggio, vedendolo addormentato in giardino, gli versò nell'orecchio un veleno mortale. Lo spettro chiede quindi al figlio di vendicarlo.

Tornato tra i suoi amici, Amleto fa loro giurare di non parlare con nessuno delle apparizioni. Dopo l'incontro, Amleto diventa ancora più tetro, ed i sovrani preoccupati mandano a chiamare Rosencrantz e Guildenstern (due compagni di studi di Amleto) affinché indaghino sui motivi della malinconia del principe. I due parlano con lui e tentano anche  di rallegrarlo sfruttando l'occasione dell'arrivo di una compagnia teatrale.
A questo evento Amleto si dimostra interessato, infatti ha ideato un piano che può confermare  se le informazioni dello spettro siano veritiere, prima di decidersi a compiere un assassinio.

Intanto il re  richiama i due amici per sapere se hanno scoperto qualcosa sulla crisi di Amleto; è presente anche Polonio che propone al re di verificare se la tristezza di Amleto derivi dal suo amore per Ofelia. Così all’arrivo di Amleto, Polonio, il re e la regina si nascondono, lasciando sola Ofelia, che deve fingere di averlo incontrato in modo “casuale”, mentre loro non visti osservano il suo comportamento. Amleto però in quel momento è turbato dall’incontro avuto con lo spettro e si mostra aggressivo verso la povera Ofelia, e mentre lei gli ricorda le vecchie promesse d'amore, lui freddamente e con disprezzo le consiglia di farsi suora, terminando il dialogo con la tetra frase "Non avverranno più matrimoni e degli sposati uno morirà".
Lo zio sentendo questa frase sospetta che Amleto possa aver intuito qualcosa dei suoi crimini, ed inizia quindi a prospettare l'idea di esiliarlo in Inghilterra con la scusa di qualche incarico amministrativo.

Amleto intanto va dagli attori della compagnia giunta al castello, per raccomandare loro una buona interpretazione nello spettacolo della sera. Il suo piano infatti consiste nel far recitare un dramma che riproduca il modo con cui fu assassinato suo padre, per osservare le reazioni del re: se il re si fosse mostrato turbato, ciò avrebbe significato che le accuse del fantasma erano fondate. L'idea riesce al meglio: quando infatti c’è la scena dell'avvelenamento, il re esce incollerito dal teatro. Dopo ciò la madre, per placare la collera del re, chiama Amleto in camera sua per indurlo a spiegarsi con lo zio sui motivi della rappresentazione di quel dramma.

Nella camera della regina, d’accordo con lei, c’è Polonio nascosto,  perchè possa ascoltare e poi riferire al re le parole di Amleto. Amleto, mentre sfoga la sua collera con la madre, intuisce di essere spiato e scambia Polonio per il re uccidendolo, al grido di : "un topo, un topo". Alla scoperta del cadavere di Polonio non mostra alcun senso di colpa, considerando quest’ultimo uno spione corrotto complice del re assassino. Amleto è considerato da tutti impazzito.
Saputo di quest'atto, il re conviene che si deve affrettare la sua partenza per la Gran Bretagna e manda Rosencrantz e Guildenstern a sollecitarlo per partire subito con la scusa del vento favorevole. Ofelia intanto, già addolorata dalla delusione amorosa inflittale da Amleto, venuta a sapere della morte del padre Polonio ucciso dallo stesso Amleto, è sopraffatta dal dolore ed impazzisce.
Amleto intanto, in cammino verso il porto per imbarcarsi per l'Inghilterra, riflette sulla propria meschinità : sta partendo secondo la volontà dello zio, lasciando invendicato l'assassinio del padre.
Laerte intanto, torna in Danimarca chiedendo conto al re della morte di Polonio. Il re dà alla pazzia di Amleto la colpa di tutto.
Intanto una lettera annuncia al sovrano l'imminente ritorno di Amleto in Danimarca.
Il re propone allora a Laerte, come mezzo di vendetta, di sfidare Amleto a duello, ma di assicurarsi la vittoria  smussando la spada dell'avversario ed  intingendo la propria in un mortale veleno, intanto lui avrebbe riempito la coppa del vincitore di un altrettanto letale veleno così che, anche nel caso che Amleto avesse vinto nel duello, sarebbe egualmente morto. Laerte acconsente.

Nel frattempo Ofelia, ormai pazza, si è uccisa gettandosi in un lago e due becchini le stanno scavando la fossa. Amleto passeggiando con Orazio passa di lì e quando vede il corteo funebre capisce che quella è la sepoltura di Ofelia e accorre addolorato. Laerte, pieno di collera contro di lui, lo riempie d'insulti e lo sfida a duello. Così il giorno seguente Amleto e Laerte si scontrano nella sala del re in una sfida all'ultimo sangue. Amleto rivolge parole di scusa e di sincera amicizia e stima a Laerte che ricambia.

Inizia il duello e, mentre questo si svolge, la Regina chiede da bere e beve dalla coppa di vino avvelenata. I duellanti intanto si scambiano più volte i fioretti ,cosicché ognuno si ferisce con quello avvelenato. La prima a morire è la regina. Allora Laerte, pentito di aver escogitato un così ignobile piano, rivela tutto ad Amleto e poi muore per il veleno sulla punta del fioretto. La furia del principe si abbatte allora sul re che è trafitto da Amleto con la spada avvelenata e muore.

Amleto è in fin di vita quando Orazio gli annuncia che Fortebraccio è appena giunto al castello col suo esercito vittorioso ed  Amleto morendo lo designa come nuovo re, che merita il trono per onestà e coraggio ed è adatto a rinnovare una stirpe di re ormai corrotta. Entra Fortebraccio e salito sul trono  dispone solenni funerali per il defunto principe.


La tragedia di Shakespeare 
interpretata da Branagh regista e attore di Hamlet

Amleto finge la sua pazzia per nascondere l'esitazione di fronte al dovere della vendetta.

 L'UOMO, le sue debolezze, le sue contraddizioni, i suoi sentimenti d'affetto e di pietà contrastano con l'IDEALE del cavaliere virtuoso e virile, tutto d'un pezzo, coraggioso, sprezzante del pericolo, privo di contraddizioni, sempre coerente e incapace di mentire.

La PAZZIA rappresenta lo scarto dall'apparente normalità delle regole comuni, di ciò che si deve fare per dovere: Amleto sa che il suo dovere è denunciare l'assassinio ed il tradimento da parte dello zio e vendicarsi, ma non avendone il coraggio si comporta da pazzo, perchè lui solo sa la verità. Per questo non può più essere gentile con Ofelia e amarla, perchè lei è la figlia del complice e amico dello zio, non può rispettare la madre, sposata con l'assassino del marito e traditrice.

AMLETO E' DIVENTATO  PERSONAGGIO SIMBOLO DELL'INETTITUDINE DELL'UOMO MODERNO, ALIENATO E CONTRADDITORIO, CONDANNATO ALL'INCOMUNICABILITA' ED ALLA PERDITA DELL'IDENTITA', IN CONTRASTO TRA L'IO INTERIORE E IL CONFORMISMO SOCIALE.

Parte centrale della tragedia è la rappresentazione scenica da parte della compagnia teatrale di attori girovaghi di un dramma che, su suggerimento di Amleto, riproduce l'evento dell'assassinio del re suo padre. IL TEATRO RAPPRESENTA SE STESSO: IL TEATRO NEL TEATRO. Un modo per dire che gli attori recitano una parte con la quale rappresentano la realtà, così come le persone  reali non fanno altro che recitare le loro parti nel palcoscenico della vita. Ognuno si traveste e recita. Ognuno può essere smascherato e rivelare un'altra verità dietro la maschera. Lo zio Claudio vedendo se stesso uccidere il fratello attraverso la recita degli attori si spaventa e esce furioso dal teatro rivelando ad Amleto che i suoi sospetti erano fondati.

Così nel film di Branagh la sala del castello è arricchita da una serie di grandi SPECCHI lungo i quali si muovono i personaggi   le cui  figure vengono riflesse e duplicate, soprattutto Amleto, nel famoso monologo "Essere o non essere" vi si specchia più volte come a voler sottolineare la doppiezza e l'incertezza della propria volontà ed identità, IL DOPPIO  della realtà e dell'apparenza, della verità e della finzione, della vita e della morte;  uno di quegli specchi ancor più si rivela simbolo di doppiezza e di inganno perchè dietro vi si nascondono Polonio e Claudio che spiano il suo incontro con Ofelia. Amleto è convinto che la stessa Ofelia abbia architettato l'incontro e voglia civettare con lui su suggerimento del padre per vedere le sue reazioni e perciò la maltratta con disprezzo. Ancora doppiezza e finzione: il TRUCCO delle donne, che si truccano per ingannare gli uomini, la bellezza che nasconde la corruzione e il vizio.
http://youtu.be/R6Wdj6yKGMU

Nel dialogo tra AMLETO e la MADRE si evidenzia la forte carica EDIPICA che anima l'angoscia del protagonista. La madre è colpevole ai suoi occhi non solo nei confronti della memoria del  marito, ma anche  e nei confronti del figlio, avendo regalato il suo amore ad un estraneo e condiviso con lui segreti e malvagità sottraendosi all'amore del figlio. Egli soffre di gelosia e vede in Claudio un rivale, e nella madre la traditrice che deve essere punita, nonostante che in realtà lo spettro gli avesse raccomandato di risparmiare la donna non ritenendola colpevole.
http://youtu.be/gSoUf8hFxP0
http://youtu.be/VvsTcOvr-wk

La scena del DUELLO finale nel film è grandiosa, perfino un po' fuori delle righe, ma tutto è possibile in una realtà in cui possono comparire gli spettri. Il gioco degli scambi, della coppa col vino avvelenato, della spada con la punta anch'essa avvelenata, che passano casualmente di mano dagli uni agli altri, per compiere il destino di morte che attende tutti i protagonisti,  ripete ancora una volta il tema delle parti in un teatro e delle immagini riflesse negli specchi: tutto appare e non è quello che sembra, il re trama la morte di Amleto, ma uccide la moglie, Laerte vuole vendicare il padre e la sorella e viene a sua volta ucciso, Amleto che ha lasciato fino all'ultimo che i fatti si trascinassero senza avere la forza di agire con decisione per realizzare la sua vendetta, viene a sua volta colpito dalla spada avvelenata, ma poi alla fine colpisce anche lui il suo nemico e finalmente esegue il compito assegnatogli dallo spettro, un compito più grande di lui che ha segnato la sua fine.
http://youtu.be/QLp5FygIs8c
http://youtu.be/RIS-GJOjkgA


La vera vittima di questa storia di colpe e di corruzione e OFELIA, la giovinetta ingenua e innamorata, sballottata tra trame di corte ed interessi politici dell'ambiente di corte , incapace di sopportare le sciagure della sorte e la malvagità degli uomini con il loro egoismo e la loro insensibilità.
http://youtu.be/CKespCRc2OE


Resta il giovane amico di Amleto ORAZIO, testimone esterno dei fatti fin dall'inizio, l'unico non coinvolto nelle vicende e del tutto innocente, che si salva dalla carneficina finale, simbolo di speranza di una società e di un governo meno corrotti, insieme al giovane principe Fortebraccio, che giunge vincitore alla reggia e sedendosi sul trono rimasto vuoto proclama solenni funerali al valoroso Amleto che in punto di morte lo aveva designato suo successore.



lunedì 17 ottobre 2011

WORLD FOOD DAY - GIORNATA MONDIALE DELL'ALIMENTAZIONE


Il 16 ottobre 2011 si è celebrato in tutto il mondo il  
World   food day 
  la giornata mondiale dell'alimentazione 


promossa dalla Fao 
per sensibilizzare l'opinione pubblica 
sulla tragedia della fame






http://www.yeslife.it/giornata-mondiale-dellalimentazione-2011-2106



              Rapporto sulla fame nel mondo 2011: I prezzi alimentari resteranno alti e volatili

                     

                     I responsabili delle agenzie ONU di Roma chiedono interventi efficaci 


CLICCA QUI        http://www.fao.org/news/story/it/item/92593/icode/


Quest'anno il rapporto s'incentra sulla volatilità dei prezzi alimentari, identificati come uno dei principali fattori dell'insicurezza alimentare a livello globale e fonte di grave preoccupazione per la comunità internazionale.

"L'aumento dei consumi alimentari nelle economie in rapida ascesa, la crescita demografica e l'ulteriore espansione dei biocombustibili pongono un ulteriore pressione sul sistema alimentare", si legge nel rapporto.Per di più, la volatilità dei prezzi alimentari potrebbe aumentare nel prossimo decennio per lo stretto rapporto tra mercato agricolo e mercato energetico e per i sempre più frequenti fenomeni climatici estremi.





800 milioni di persone senza cibo

Un mondo condannato alla fame ed alla sofferenza. Sono 800 milioni le persone, da un emisfero all'altro, che soffrono di fame. E non basta, perché la malnutrizione riguarda un numero ben superiore di persone: oltre 2 miliardi.

"Liberare dalla fame milioni di esseri umani non è impresa facile e presuppone di estirpare le stesse cause alle radici della fame, come guerre e conflitti interni".

PER APPROFONDIRE CLICCA QUI     http://www.etanali.it/fame_nel_mondo.htm















(ANSA) - CAGLIARI, 16 OTT - Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda attore per un giorno. Il primo cittadino ha partecipato oggi alla realizzazione dello spot contro la fame che il Gruppo locale di ActionAid ha girato al Bastione di San Remy, in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione. Un gruppo di volontari ha gremito le scalinate del Bastione, con il cartello ''We are the next leaders'' mentre alcune coppie di ballerini danzavano a ritmo di tango. Lo spot dura 1'30'' e verra' trasmesso prossimamente su Internet. Il tema e' quello di un viaggio simbolico contro la fame.(ANSA).

http://notizie.tiscali.it/regioni/sardegna/feeds/11/10/16/t_01_01_2011-10-16_116721471.html?sardegna



PER AVERE UN QUADRO PIU' COMPLETO CONTINUA A LEGGERE ANCHE NELLA  ETICHETTA "ALIMENTAZIONE" I POST PRECEDENTI