sabato 8 dicembre 2012

12 dicembre 1969 LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

Il 12 dicembre 1969, con la bomba che esplode nella Banca Nazionale dell'Agricoltura, a Milano,  gli Italiani entrarono in una fase storica che sarebbe durata per più di un decennio: il terrorismo.

           LA STRAGE IMPUNITA
                  http://www.informagiovani.it/terrorismo/piazzafontana/default.htm


Tra il 1968 e il 1974 in Italia furono compiuti 140 attentati, tra i quali quello di piazza Fontana fu uno dei più sanguinosi (insieme alla strage di Bologna avvenuta nel 1980). In particolare, la strage di piazza Fontana viene diffusamente considerata come l'inizio della cosiddetta strategia della tensione




Strage di Piazza Fontana
La strategia della tensione
Nella sentenza-ordinanza del giudice Salvini ricostruita la "Strategia della tensione"

DA UN ARTICOLO di GIOVANNI MARIA BELLU dell'11 febbraio 1998

Era considerata la fantasia più folle dei dietrologi. C'era chi ci rideva sopra, negli anni '70: sembrava impossibile che il servizio segreto di un paese alleato, potesse essere dietro le stragi.
Da qualche giorno quell'ipotesi è contenuta in un atto giudiziario: David Carret, ufficiale della U.S. Navy, uomo della Cia in Italia, è sotto inchiesta a Milano per spionaggio politico militare, concorso nella strage di piazza Fontana (Milano, dicembre 1969) e in altri attentati avvenuti in quegli anni.

E' stato il giudice istruttore Guido Salvini a decidere di inviare i documenti relativi a Carret alla collega Grazia Pradella, titolare dell'inchiesta sulla strage di Milano.
In questi dieci anni, il giudice Salvini ha riscritto alcune delle parti più oscure della nostra storia del dopoguerra.

Dal lavoro del giudice Salvini, dai riscontri incrociati a ciascuna dichiarazione dei pentiti, emerge che le organizzazioni eversive di quegli anni - La Fenice, Avanguardia nazionale, Ordine nuovo - non erano che le truppe di trincea d'un esercito occulto, teleguidato da esponenti degli apparati dello Stato e legato alla Cia.

In questo scenario, la strage di piazza Fontana diventa qualcosa di più di un attentato terroristico. Dice uno dei testimoni più autorevoli di questa storia, Vincenzo Vinciguerra: "La strage del dicembre '69 doveva essere il detonatore che avrebbe consentito a determinate autorità politiche e militari la proclamazione dello Stato d'emergenza".
Il piano non riuscì: l'allora presidente del Consiglio Mariano Rumor, contrariamente a quanto i neofascisti e i loro alleati si attendevano, dopo la strage di piazza Fontana non proclamò lo "stato d'emergenza", atto essenziale per l'instaurazione di un regime autoritario.

http://www.repubblica.it/online/fatti/fontana/fontana/fontana.html




Il giudice di Piazza Fontana Giancarlo Stiz: «Avevamo tutte le prove per arrivare alla verità»

Per il magistrato Ventura e Freda responsabili della strage di Milano: «Resta l'orgoglio di aver scoperto la responsabilità morale»

La pista nera delle stragi nasce da lui: Giancarlo Stiz, il giudice trevigiano che nel gennaio del 1971 raccolse la testimonianza dell’insegnante di Maserada sul Piave Guido Lorenzon su Piazza Fontana. Una soffiata esplosiva, capace di mettere il magistrato di Treviso sulle tracce di Giovanni Ventura, l’editore e libraio di Castelfranco Veneto amante degli estremismi di destra e di sinistra, nazista e maoista al tempo stesso, sempre e comunque e tenacemente contro il sistema. L’indagine di Stiz partì da Ventura per arrivare all’ideologo delle trame nere Giorgio Freda detto Franco, attivo a Padova, e all’ipotesi che quella strage fosse maturata negli ambientineofascisti di Ordine nuovo. Altri magistrati, più avanti, incriminarono gli esponenti della cellula veneziana: il picchiatore mestrino Delfo Zorzi, poi fuggito in Giappone, e il medico veneziano Carlo Maria Maggi, “condotto” della Giudecca, altro personaggio contraddittorio, roccioso fascista eppure molto amato dalla gente dell’isola lagunare. Piazza Fontana prima e Piazza della Loggia poi. Quarant’anni di indagini e processi e alla fine tutti assolti. Nonostante quell’inciso della Cassazione che nel 2005, assolvendo gli ordinovisti per Piazza Fontana e non potendo giudicare Freda e Ventura in quanto già assolti in via definitiva, ha voluto affermare una verità non giudiziaria ma morale e storica: l’eccidio fu organizzato da «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine Nuovo… capitanato da Freda Franco e Ventura Giovanni».



http://www.corriere.it/cronache/12_aprile_15/stiz-giudice-intervista-pasqualetto_b8d41a22-86d1-11e1-9381-31bd76a34bd1.shtml