martedì 22 febbraio 2011

COSA SUCCEDE NELL'AFRICA SETTENTRIONALE?

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Tutto è cominciato in Algeria e Tunisia con quella che ai primi di gennaio è stata ribattezzata la rivolta del couscous
La fiammata dei prezzi delle materie prime alimentari sui mercati internazionali aveva reso improvvisamente più acuta la crisi dei due paesi nordafricani.


 Certo, nessuno avrebbe potuto immaginare un effetto domino tale da mettere in crisi alcuni tra i regimi più solidi del mondo arabo, da quello del tunisino Ben Ali a quello del rais egiziano Mubarak. Eppure così è stato. Anzi. La rivolta si è rapidamente estesa, anche grazie all'uso dei social network come twitter e facebook, fino al Golfo Persico. Ecco cosa è accaduto e sta accadendo in Nord Africa e nel Medio Oriente, a cominciare dalla Tunisia e, a seguire, negli altri paesi.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-02-21/atlante-rivoluzioni-tunisia-bahrain-175201.shtml

SI PARTE DALLA TUNISIA
A Sidi Bouzid, in Tunisia, 17 dicembre scorso, il venditore ambulante di verdure Mohamed Bouazizi, esasperato da vessazioni ed e umiliazioni, si dà fuoco in piazza. Morirà il 4 gennaio, in conseguenza delle ustioni.
La vicenda di Bouazizi avvia la "Rivoluzione dei gelsomini" in Tunisia.
A partire da dicembre si moltiplicano le proteste di strada in tutte le città del paese. 
I dimostranti chiedono la fine della dittatura ultraventennale di Zine El-Abidine Ben Ali e manifestano contro la corruzione di cui è intrisa la Tunisia, contro la disoccupazione , l'aumento dei prezzi e per una maggiore libertà,dopo un regime repressivo durato 23 anni.
Lo scontro si radicalizza (i morti saranno in tutto circa ottanta). Il 14 gennaio Ben Ali è costretto a scappare in Arabia Saudita e negli ultimi giorni si rincorre la notizia non confermata che l'ex dittatore sia morto a Jedda.
 L'atteggiamento dell'esercito ha avuto un ruolo di primo piano nell'accelerare la frana del regime, rifiutandosi di colpire i manifestanti e schierandosi dalla loro parte.
Il primo ministro Mohamed Ghannouci, cerca di guidare il paese verso elezioni nei prossimi mesi. 
Mentre la situazione rimane turbolenta, migliaia di tunisini cercano di sfruttare lo scompiglio per spiccare il balzo verso l'Europa.
Ghannouci ha impastato e rimpastato a più riprese il proprio governo e a inizio febbraio ha fatto sciogliere il Raggruppamento democratico costituzionale, il partito di Ben Ali di cui lui stesso è un veterano. 
Intanto numerosi movimenti politici di varia natura cercano la legalizzazione e la Tunisia rimane in una situazione fluida e parzialmente anarcoide di cui è difficile prevedere gli sviluppi. Ma la Rivoluzione dei Gelsomini ha innescato una serie di contraccolpi a catena in molti altri paesi della regione.

                                                                                               BEN ALI






ALGERIA
A partire da gennaio, l'Algeria ha assistito a varie proteste antigovernative che hanno portato in superficie il malessere che da tempo sobbolle nel più vasto paese del Maghreb. I principali motivi di malcontento sono la disoccupazione e la corruzione diffuse, l'aumento dei prezzi per i beni di prima necessità e il persistere di un quasi ventennale "stato di emergenza" e di pratiche di governo autoritarie. Nel mese di gennaio, alcuni algerini si sono autoimmolati, a imitazione del venditore ambulante tunisino Mohamed Bouazizi che, dandosi fuoco, aveva innescato la rivolta popolare nel suo paese.
Il presidente algerino,Abdelaziz Bouteflika, al potere dal 1999, ha cercato di calmare gli animi, promettendo che presto revocherà lo stato di emergenza.
I disordini nel paese continuano, anche se per ora non hanno avuto conseguenze dirompenti come in Tunisia, in Egitto e in Libia. Probabilmente ha il suo peso il ricordo dei massacri che sconvolsero l'Algeria negli anni Novanta, nel corso del conflitto stragista e fratricida (circa duecentomila vittime) seguito all'annullamento del risultato di elezioni vinte dal partito islamista Fis.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-02-21/algeria-171634.shtml




BAHRAIN
 In Bahrain, miniarcipelago indipendente nel Golfo Persico, sono in corso da alcune settimane grandi proteste di piazza contro il re Hamad bin Isa al-Khalifa, che infine hanno portato all'annullamento del Gran premio di Formula1.
  Il piccolo Stato petrolifero ha grande importanza strategica e ospita la Quinta Flotta della Marina militare americana, impegnata a "controllare" il dirimpettaio Iran e in operazioni di appoggio su fronti caldi come l'Afghanistan e l'Iraq.
Le manifestazioni, che si irradiano da Piazza della Perla nella capitale Manama, chiedono che la dinastia regnante promuova riforme politiche ben più sostanziali di quelle attuate con il prudentissimo restyling del 2002, anno in cui la monarchia assoluta si fece pallidamente costituzionale.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-02-21/bahrain-171840.shtml