venerdì 7 giugno 2013

PRIMO LEVI - IL SISTEMA PERIODICO





Primo Levi
Nato a Torino nel 1919 e moro nel 1987, romanziere, saggista e poeta italiano. Studiò chimica all'università di Torino dal 1939 al 1941 e successivamente, mentre lavorava come ricercatore chimico a Milano, decise di unirsi a un gruppo di resistenza ebraica formatosi in seguito all'intervento tedesco nel Nord d'Italia nel 1943. Catturato e deportato al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, sopravvisse perché impiegato in attività di laboratorio. Riprese il suo lavoro come chimico industriale nel 1946, ma si ritirò nel 1974, per dedicarsi interamente alla scrittura. I profondi strascichi psicologici dell'internamento nel campo di sterminio furono probabilmente la causa del suo suicidio, avvenuto nel 1987. Tra i numerosi libri di Primo Levi sono fondamentali Se questo è un uomo (1947), che racconta delle condizioni di vita dei deportati di Auschwitz; La tregua (1958), che descrive il lungo viaggio verso casa attraverso la Polonia e la Russia dei sopravvissuti ai campi di sterminio; Il sistema periodico (1975), una serie di storie, spesso di ispirazione autobiografica, intitolate col nome degli elementi chimici intese come metafore di tipi umani; Se non ora, quando?(1982), con cui ritorna sulla tematica della guerra e dell'ebraismo. Fra le altre sue opere sono i racconti di Storie naturali (1963), Vizio di forma (1971) e Lilít e altri racconti (1981); le poesie dell'Osteria di Brema (1975) e Ad ora incerta (1984); i romanzi La chiave a stella (1978) e I sommersi e i salvati (1986); i saggi dell'altrui mestiere (1985). Dalla Tregua ha tratto un film Francesco Rosi nel 1997.

PRIMO LEVI  IL SISTEMA PERIODICO
Il sistema periodico è il quinto libro pubblicato da Primo Levi. Si tratta di una raccolta di racconti edita nel 1975.
Questo libro è stato scritto da Levi dopo 30 anni dal ritorno da Auschwitz, quando, dopo aver raccontato l'accaduto di quegli anni nei suoi primi libri, spinto dal successo ottenuto con quelli, decide di raccontare qualcosa della sua vita, e di quando aveva esercitato il suo mestiere, quello del chimico. Infatti dà al suo libro il titolo "Il sistema periodico" con chiara allusione al sistema di classificazione degli elementi chimici elaborato nel 1869 dal chimico russo Dmitrij Mendeleev, base della chimica moderna. 
Una volta fissato sulla carta il lessico famigliare di questa specie rara, condannata di lì a qualche decennio allo sterminio per mano nazista, Levi intreccia tra loro – saltando di elemento in elemento – ben tre macrostorie: la storia sua personale, dalla prima adolescenza fino all’età adulta; la storia della sua generazione calpestata dal fascismo, dalle leggi razziali approvate nel 1938, dalla guerra mondiale, da una breve e inesperta lotta partigiana e infine dalla deportazione nei Lager; la terza e ultima macrostoria è quella dei chimici «appiedati», che lottano corpo a corpo con la materia per carpirne i segreti e piegarla, procedendo per prove ed errori. Levi racconta storie di chimici artigiani che si arrangiano adoperando i cinque sensi più il buonsenso, e disegna in questo modo un’autobiografia personale e collettiva.
Struttura
"Il sistema periodico" é diviso in 21 capitoli, ognuno di quali ha il nome di un elemento chimico, e ognuno dei quali racconta un episodio preciso della sua vita che riguarda in qualche modo l'elemento che dà il nome al capitolo. Il libro ha una struttura a cornice, e la cornice è appunto la chimica, con tutti i suoi elementi, chimica a cui Levi deve molto, infatti è grazie ad essa se si è salvato dalla strage degli ebrei durante la  seconda guerra mondiale, lavorando come chimico al campo di concentramento di Auschwitz.
Più o meno tutti i capitoli del libro riguardano situazioni di vita quotidiana o situazioni di lavoro nelle quali allo scrittore è capitato di dover avere a che fare con un determinato elemento, che appunto dà nome al capitolo. Ci sono solo tre casi in cui non è così, ed in due di questi (piombo e mercurio) Levi ci fa subito capire che sta trattando un caso particolare, infatti fa stampare quei due capitoli che non hanno niente a che fare con la sua vita, ma che sono racconti scritti da lui mentre lavorava ad una cava di nichel in un carattere diverso da tutto il resto del libro, usando una tecnica molto in voga oggi e di cui lui è stato un po' il predecessore.
L' altro capitolo un po' fuori da quelli che sono i canoni del libro è l' ultimo, quello che ha titolo "Carbonio", nel quale Levi racconta la storia di un atomo di quel così comune elemento chimico. Anche in questo caso lo scrittore ci anticipa che l' argomento che tratterà in quel capitolo sarà diverso dagli altri, scrivendolo espressamente in un passo del libro stesso.
La cornice che Levi usa come sottofondo, come scusa per raccontarci, come scrive nel sottotitolo, i guai passati, è dunque la chimica.
Tempo
Prima, durante e dopo la II guerra mondiale
Durata
Circa trenta anni
Spazio
Torino, Milano, Aushwitz.
Sintesi
Ogni racconto, in totale sono 21, ha il nome di un elemento chimico ed è ad esso in qualche modo collegato:
Argon In questo capitolo Primo Levi associa l’argon ai suoi antenati. Essi sono nobili come l'argon, e come esso sfuggono da eventuali contatti con individui diversi da loro.
Si narra l'infanzia dell'autore, la comunità degli ebrei piemontesi e la loro lingua, il gergo che fonde ebraico e piemontese dei suoi antenati. L’autore racconta le abitudini, lo stile di vita della sua famiglia e di alcune vicende di essa. Racconta di tutti i suoi parenti e  di come vissero la loro vita. Racconta, inoltre, di come vivevano, parlavano e pensavano, in generale gli ebrei del suo tempo.

Idrogeno Primo frequenta ancora il liceo quando comincia i suoi primi esperimenti nel laboratorio del fratello di Enrico. I due amici sedicenni, affascinati dal materiale che vi trovano, sperimentano la capacità del calore di modificare le forme di alcuni metalli. Al momento di provare col vetro, scoprono che esso non si piega normalmente, come i metalli, ma si divide in sottili filamenti, prova a fonderlo e soffiarlo. I due amici provano anche a preparare l'ossidulo d'azoto, e infine si cimentano con l'elettrolisi dell'acqua. Quest'ultimo esperimento riesce particolarmente e Primo, per annientare i dubbi dell'incredulo Enrico, fa esplodere la boccia di idrogeno con un fiammifero.

Zinco All'università Primo segue le lezioni di Chimica Generale e Inorganica del professor P, che a Primo era simpatico per il rigore sobrio delle sue lezioni. Aveva notato che P. non indossava la camicia fascista, ma solo una specie di bavaglino nero sotto la giacca. La sola volta che Primo fu ammesso nel suo studio trovò scritto sulla lavagna :”Non voglio funerali né da vivo né da morto”.
 Il suo primo esperimento consiste nella preparazione del solfato di zinco.
Durante la prova Primo si accorge che Rita, una ragazza un po’ chiusa e senza amici, sta guendo il suo stesso esperimento. Rita da tempo era nelle attenzioni del ragazzo, ed egli prova a comunicare con lei, ma non riesce a trovare le parole giuste. Primo la aiuta  nell’esperimento e così riesce a riaccompagnarla a casa.

Ferro Mussolini ha occupato l'Albania quando Primo entra nel corso di Analisi Qualitativa del secondo anno del professor D.. Qui impara a distinguere i metalli dai non metalli contenuti in una certa polverina. Conosce Sandro, un giovane piuttosto isolato come lo è d’altronde Primo da quando sono emanate le leggi razziali. Tra i due nasce una profonda amicizia, grazie alla quale Sandro migliora il suo andamento scolastico, e Primo impara ad amare le montagne, passione dell'amico.
Qui si racconta un episodio dell’adolescenza dell’autore e della sua amicizia con Sandro(l’uomo di ferro) il quale non parlava molto con gli altri. Con le leggi razziali, però, l’autore si sente escluso dagli altri e i avvicina a Sandro. Questi gli insegna a riconoscere gli elementi dal vivo piuttosto che dai libri, in quanto montanaro. I due eseguono varie scampagnate e qui se ne racconta una, sul monte Dente di M.. Alla fine della storia l’autore ricorda il suo amico che fu ucciso dai nazisti nel ’44.

Potassio Nel gennaio del 1941 la Germania si appresta a comandare l'Europa. Gli ebrei come Primo si riuniscono nella Scuola della Legge, ma per il giovane tutte le certezze, prima tra tutte la chimica, sembrano svanire. In quell'anno segue il corso di esercitazioni di fisica tenuto da un giovane insegnante, di cui presto diventa assistente. Si occupa di chimica, purifica il benzene, distillando prima in presenza di sodio, poi con il potassio, sostanza questa altamente incendiaria.

Nichel Alla fine di novembre Primo riceve la visita di un tenente che gli propone un lavoro come chimico al laboratorio presso una cava d'amianto. Deve estrarre una piccola percentuale di nichel dai residui della lavorazione principale; Primo accetta con entusiasmo. Conosce molte persone e molte storie ma, data la situazione politica, mantiene un certo distacco dai colleghi. Dopo molte prove, Primo riesce a trovare il metodo per estrarre una quantità maggiore di nichel, ma lo abbandona per l'elevato costo. Da questa esperienza nascono le due storie dei capitoli successivi.

Piombo Il protagonista di questo racconto è l'ultimo discendente della dinastia dei Rodmund, una famiglia di cercatori di piombo. Vive a Thiuna ma, dopo aver trovato un ricco giacimento e averlo venduto, decide di mettersi in viaggio con il ricavato verso le terre calde. Sostando in un paese di mare, viene a conoscenza dell'esistenza di un'isola detta Icnusa (SARDEGNA), ricca di ogni tipo di metallo e abitata da strani esseri. Rodmunt parte e scopre che fortunatamente solo la prima diceria è vera. Rodmund vi si stabilisce, compra degi schiavi che fa lavorare in una cava di piombo, mette su famiglia e fonda un villaggio chiamato Bacu Abis.

Mercurio  Il caporale Daniel K. Abrahams viene mandato con la moglie Maggie e una guarnigione in un'isola chiamata Desolazione per controllare che un uomo (Napoleone) non scappasse da un'isola vicina (Sant'Elena). A missione conclusa Daniel e la moglie decidono di rimanere sull'isola disabitata. Dopo tre anni arrivano due condannati, Willem ed Hendrik e pochi mesi dopo due naufraghi, Andrea e Gaetano. Daniel inizia a provare odio per i due olandesi che sembrano molto interessati a sua moglie. Dopo un'eruzione del vulcano dell'isola, scoprono in una grotta una grande quantità di mercurio, imparano a distillarlo e, grazie ai contatti che avevano mantenuto con il resto del mondo, lo barattano con quattro donne per i nuovi arrivati. Ma alla fine le coppie si formano in modo del tutto inaspettato: Willem sposa una mulatta che poteva essere la madre, Gaetano una ragazza guercia, Andrea una negra elegante, Hendik Maggie, e Daniel una ragazza piccola e magra con due bambini di nome Rebecca e Johnson.

Fosforo Nel giugno del1942 Primo si rende conto che il lavoro nelle cave è inutile. Decide perciò di cambiare mestiere: una mattina lo chiama al telefono un certo dottor Martini, che incontra la domenica seguente all'hotel Suisse. Gli propone un lavoro come chimico in una fabbrica farmaceutica per cercare un rimedio al diabete. Accetta e si reca subito alla fabbrica. Qui conosce Loredana, la sua segretaria, e ritrova Giulia, sua compagna di università che gli spiega come sia facile non lavorare affatto in quella strampalata fabbrica. Primo comunque studia gli antociani sui conigli e l'acido fosforico sulle piante. Intanto i rapporti tra Primo e Giulia si fanno più stretti e, soltanto quando lui l'aiuta a rimettersi con il suo ragazzo, si accorge di averla amata. Pochi mesi dopo però la ragazza si sposa.

Oro Nell'autunno del 1942 Primo vive a Milano con sei amici torinesi: Euge, Silvio, Ettore, Lina, Vanda e Ada. I sette vivono scrivendo poesie, come se la guerra non ci fosse. L'8 settembre segna però nei sette la maturazione di una coscienza politica. Primo scende in campo coi partigiani, ma il 13 dicembre del1943 viene catturato insieme ad Aldo e Guido. Dopo essere stati interrogati sono rinchiusi in celle separate  e qui Primo pensa che lo attenda un'imminente morte. Durante questa esperienza conosce un prigioniero cercatore d'oro del fiume Dora.

Cerio Nel novembre del 1944 Primo si trova nel campo di Auschwitz, dove lavora come chimico per la fabbrica della Buna. Ruba per sopravvivere qualsiasi cosa dal laboratorio, e un giorno vi trova delle barrette di ferro-cerio, con cui si potevano fabbricare degli accendini, da vendere allo spaccio del lager. Con l'aiuto dell'amico Alberto riescono a guadagnare viveri a sufficienza fino all'arrivo dei Russi. Alberto non sopravvive alla marcia di ritorno.

Cromo Primo pranza con vecchi amici e si raccontano storie di vita vissuta. Nel 1949 Primo lavorava in una fabbrica di vernici e un suo collega gli aveva raccontato che ai suoi tempi i termometri non esistevano e per sapere se le vernici erano cotte si usava gettare una cipolla nell'olio di lino cotto e, quando questa iniziava a rosolare, la temperatura era quella giusta. Cometto racconta di aver lavorato in una fabbrica dove, per abitudine, si continuava a usare la cipolla come se fosse un ingrediente, non conoscendo la storia della temperatura dell'olio. Bruni racconta invece di aver trovato, sempre in una fabbrica di vernici, negli ingredienti un preparato di cloruro di ammonio che non aveva nessun motivo di trovarsi lì. Primo spiega allora che l'aveva messo lui; quando lavorava alla Duco doveva trovare una soluzione per recuperare tonnellate di vernici andate a male. Primo trova un'errata trascrizione della quantità di cromo negli elenchi degli ingredienti e per rimediare sperimenta con successo il cloruro di ammonio.

Zolfo Lanza lavorava di notte, in tempo di guerra, in una fabbrica presso una caldaia a pressione che conteneva zolfo; quando il termometro arrivava a 200°C doveva svuotare lo zolfo. Ma una notte la manetta non si aziona e comincia a uscire vapore dalle fenditure; Lanza decide di svitare i bulloni per lasciar sfiatare la pressione ma la caldaia minaccia di esplodere. Decide così di aprire la ventola di aspirazione e tutto si calma. Lanza svuota la caldaia e, a turno completato, si avvia a lasciare il lavoro.

Titanio Felice sta verniciando un armadio in cucina quando la piccola Maria lo nota e inizia a fargli domande. Affascinata dal lavoro dell'omone chiede che cosa sia quella strana vernice: titanio. L'uomo si accorge che Maria vorrebbe toccare e disegna per terra un cerchio attorno alla bambina. A lavoro concluso la libera cancellando il cerchio.

Arsenico Primo si dedica ad analizzare con l'amico Emilio i composti che i pochi clienti portano loro. Un giorno un vecchio ciabattino gli porta dello zucchero che dopo un'accurata analisi dei due si rivela contenere arsenico. Quando il cliente ritorna per il risultato delle analisi non si stupisce affatto: infatti lo sospettava perché un suo rivale poco onesto glielo aveva mandato e datolo al gatto questo aveva vomitato.

Azoto Un giorno entra un cliente particolare: è il proprietario di una fabbrica di cosmetici che rischia il fallimento perché i suoi rossetti si dilatano poco tempo dopo l'applicazione. Primo si fa dare la ricetta del rossetto e dopo qualche studio conclude che l'ingrediente da aggiungere era l'allossana. Scopre che si trova negli escrementi delle galline e dei rettili sotto forma di azoto e, dopo una insolita ricerca tra le fattorie e un museo di serpenti, rinuncia alla ricerca dell'allossana.

Stagno Continua il lavoro in privato con Emilio. Ora Primo guadagna fondendo lo stagno per i suoi pochi clienti. Ma visti gli scarsi guadagni, i due sono costretti a smantellare il laboratorio e istallarne uno più precario e disordinato nella casa dei genitori di Emilio.

Uranio Abbandonato anche questo lavoro, Primo è assunto nel Servizio Assistenza Clienti che si occupa della vendita diretta al pubblico di alcuni prodotti. Un giorno fa visita a un certo signor Bonino che gli racconta una strana storia. In tempo di guerra era fuggito da una caserma di tedeschi e si dirigeva verso Rivoli, quando era atterrato un aereo di tedeschi che gli chiesero la direzione da seguire per la Svizzera. Come ringraziamento gli consegnarono un pezzo di uranio. Primo abbastanza incredulo prende l'ordinazione e su consiglio dello stesso cliente analizza il metallo. Si tratta di cadmio.

Argento Primo riceve una lettera per un invito a cena per i venticinque anni dalla laurea; non era firmata ma capisce essere di Cerrato. Al ritrovo i due parlano a lungo, e Primo esprime l'idea di scrivere un libro sulla loro professione. L'amico contribuisce con una sua storia. Tempo prima aveva lavorato in una fabbrica dove si preparavano le carte per le radiografie e dove la pulizia doveva essere curata esageratamente. Nonostante ciò qualche impurità era sopravvissuta perché alcune consegne agli ospedali erano risultate danneggiate. Dopo molti controlli Cerrato capì che dipendeva del bromuro d'argento che veniva scaricato nelle acque del torrente che arrivavano alla lavanderia che si occupava delle loro divise.

Vanadio Primo lavora ancora alla fabbrica di vernici quando gli affidano una partita di vernici che non si asciugava. La resina che causava ciò veniva importata da un'industria tedesca che Primo contatta. Il doctor Muller gli consiglia di aggiungere una certa quantità di vanadio. Primo si accorge di conoscere quel dottore: lavorava alla fabbrica di Buna durante il suo soggiorno nel lager. Primo gli manda una lettera con l'edizione tedesca di ''Se questo è un uomo''. Il dottore risponde confermando la sua identità. Afferma di essere pentito di ciò che era avvenuto, ma si scusa dicendo che lui non immaginava minimamente cosa avvenisse ai prigionieri di Aushwitz. I due fissano un appuntamento al quale Muller non si reca perché muore prima.

Carbonio In questo capitolo finale Primo rivela l'intento del libro. Semplicemente la storia di un mestiere, il chimico. Si diverte poi a raccontare i percorsi di un atomo di carbonio, tutti fantasiosi quanto possibili.
Passa, infatti, dall’aria all’acqua alle foglie delle piante, fino all’uomo che lo espelle come calore, in tutti questi passaggi quel piccolo atomo di carbonio viene trasformato e ritrasformato, per sempre, fino alla morte. In questo racconto si è partiti dal 1840, con un atomo di carbonio presente nell’aria, e, dopo molti passaggi e giri intorno al mondo attraverso animali o vegetali, nel 1960 muore.

Personaggi
Primo Levi Giovane timido e piuttosto privo di fiducia in se stesso, durante l'adolescenza credeva di essere condannato a una ''solitudine mascolina''. Durante il liceo adotta la chimica come la somma verità nella quale è custodito il suo destino. Dopo l'emanazione delle leggi razziali che proclamavano l'elogio alla purezza, la chimica, che invece sembra voler insegnare la grandezza delle contaminazioni, cessa di essere fonte di verità. L'amicizia con Sandro riempie il suo bisogno di libertà, e le avventure sulle montagne lo rendono più forte. Riscatta la sua condizione di essere inferiore, come imponeva la dottrina fascista, con una forte volitività: lavora sempre con molto zelo sia in miniera che nelle fabbriche, anche se spesso il suo lavoro è pressoché inutile. Durante il suo stanziamento nel lager riesce a registrare ogni particolare di quel mondo, serbandone così un ricordo molto vivo quando esce. Scrivendo i libri su questa esperienza riesce a ritrovare una relativa pace.
Enrico Compagno di liceo di Primo, molto attivo ma non troppo bravo a scuola. La chimica, a differenza di Primo, è per lui solo uno strumento per un guadagno sicuro. Il suo coraggio, la sua testardaggine e la sua sincerità affascinano Primo.
Sandro Delmastro Compagno di Università di Primo. Taciturno e isolato diventa amico di Primo proprio per queste sue caratteristiche, che quasi per costrizione aveva anche Primo. Magro ma muscoloso ama le montagne tanto da far avvicinare anche l'amico a questo mondo. D'estate fa il pastore di pecore delle quali ha grande capacità di mimarne l'aspetto. Sarà un eroico partigiano ucciso dai fascisti
Dottor Martini Commendatore svizzero, tarchiato, quasi pelato, sulla sessantina. E' proprietario della Wander, una fabbrica svizzera di medicinali che cura con un rigore esagerato. Ha una certa fretta nel parlare con Primo forse per ridurre all'essenziale i suoi rapporti con un ebreo.
Emilio Amico di Primo. Convince Levi a lasciare il lavoro nella fabbrica di vernici per dedicarsi con lui ad una attività privata. Pieno d'iniziativa non ha troppa paura delle conseguenze delle sue azioni, tanto che cambia lavoro ogni sei mesi.
Bonini Caporeparto di una fabbrica. Uomo piuttosto trasandato e disordinato. Si rivela paricolarmente interessato alle opere di Primo. Racconta una sua esperienza in tempo di guerra che in gran parte sembra inventata, e Primo invidia in lui la facilità con cui si costruisce il passato che più gli aggrada.
Doctor Muller In gioventù, trascinato dall'entusiasmo per il regime di Hitler, si era legato al partito fascista. Era entrato poi come chimico nella fabbrica di Buna ad Auschwitz, dove aveva conosciuto Primo. ''Non era mai venuto a conoscenza di alcun elemento che sembrasse inteso all'uccisione degli ebrei'' e pensava che il lager fosse stato costruito per ''proteggere gli ebrei e contribuire a farli sopravvivere''. Chiede un colloquio con Primo e gli chiede un giudizio sul suo comportamento perchè ha un ''passato da superare''.

Stile
Il romanzo è un insieme di racconti che non seguono alcuna linearità se non quella della memoria dell'autore; la struttura è quindi a intreccio, ricca di analessi e prolassi (flash back ed anticipazioni). La sintassi è caratterizzata da una prevalenza di ipotassi. Il registro usato è medio. Il lessico è semplice; compaiono termini propri della chimica, termini in lingua ebraica, latina, tedesca.

Scrittura
Il messaggio contenuto in questa opera riguarda il significato della chimica intesa come scienza degli elementi, scoperta della natura, indagine sul perché della vita, i suoi meccanismi, crescita e maturazione dell’individuo attraverso l’esperienza e lo studio, scoperta dell’ordine e la armonia della natura, eppure della sua imprevedibilità: come dipenda da ognuno di noi saper operare con delicatezza e con saggezza, agire nei rapporti con le persone e le cose con rispetto ed empatia e saper prendere la vita con serietà e coraggio ma anche allegria ed ironia; come dall’osservazione della natura e dei suoi elementi derivi l’insegnamento della vita, i suoi valori di tenacia, coraggio, curiosità, amore e tolleranza, ma anche violenza e male e sacrificio, che tutto sta in noi, nella nostra volontà e capacità di agire per migliorare il mondo; l’importante è non essere indifferenti, ma sentirsi parte integrante del mondo che ci circonda e di cui siamo responsabili.

Troviamo inoltre in alcuni passi del libro qualche riflessione di Primo Levi riguardo alla sua attività di scrittore. Levi, all'inizio della sua carriera, scrive riguardo all'olocausto in qualità di sopravvissuto ad esso, ed il fine di ciò che scrive è esclusivamente informativo, ossia scrive per far sapere al mondo intero come andavano le cose là ad Auschwitz. Preposto questo, c' è da dire che nei libri successivi Levi cambia lo scopo e il destinatario dei suoi scritti. Infatti non scrive più per informazione sullo sterminio degli ebrei, ma si dedica a raccontare, come in questo libro, la sua vita. Raccontando la sua vita, tuttavia, non può non parlare dell'olocausto, esperienza che lo ha completamente cambiato. Lo fa in modo più spiccio, ma lo fa.
Ricorre frequentemente nel modo di scrivere di Levi il fatto di incitare il lettore a leggere l'opera che lui ritiene la sua più importante: "Se questo è un uomo" citandola molte volte nei suoi altri libri; infatti la prima cosa che fa quando conosce una persona nuova, o incontra una vecchia conoscenza dopo parecchio tempo è mandargli una copia del suddetto libro.
Levi vuole far sapere a tutti quelli che leggono le sue opere come erano trattati gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Lo scopo principale del suo scrivere è sostanzialmente divulgare informazioni, in qualità di ultimo sopravvissuto, riguardo all'olocausto.
C'è un'altra cosa da dire sul modo di scrivere di Levi: per lui il nemico perfetto non esiste. Per quanto egli possa odiare una persona, non gli attribuirà mai tutta la colpa di ciò che gli ha fatto passare, ma cercherà in qualche modo di scovare i lati positivi del suo nemico, di capire le ragioni per cui ha fatto ciò che ha fatto, di andare a fondo nella psicologia dell'individuo nemico per riuscire a discolparlo parzialmente di ciò che ha commesso. Infatti Levi ritiene che la colpa dello sterminio degli ebrei sia da attribuire a tutta l'umanità, che ha permesso un simile scempio di vite umane, non ad un singolo individuo che ha dato l'ordine di distruggere la razza ebrea. Questa caratteristica di Levi appare anche nel libro di cui si sta parlando, esattamente è evidente nel capitolo "Vanadio", dove lo scrittore "parla" per via epistolare con uno dei carnefici di Auschwitz, uno di quelli che <> come se parlasse con un vecchio amico rivisto dopo molto tempo; non riesce a odiarlo, sebbene il dottor Lothar Muller sia stato il responsabile della morte di molti suoi compagni.
Questo romanzo di Primo Levi è un’opera particolare, una specie di diario della sua vita, un’opera autobiografica, che però non segue un ordine cronologico ma solo il filo della memoria attraverso associazioni di idee. L’opera di Levi può essere compresa tra le opere del NEOREALISMO,  perché descrive la realtà storica, sociale e politca e mira a denunciare i mali e le ingiustizie, con particolare riferimento alla guerra , al fascismo, alle persecuzioni razziali.  
Nello stesso tempo si può notare la presenza dell’introspezione psicologica - esso non è scritto in terza ma in PRIMA PERSONA e percorre la crescita del protagonista dall'adolescenza all'età matura- e l’interesse dell’autore per i valori e gli ideali dell’uomo, quindi la REALTA’ non è solo quella materiale, come il riferimento alla chimica potrebbe far pensare,  ma invece  è soprattutto quella spirituale, con i suoi moti irrazionali ed i suoi sensi di colpa, le sue tendenze misteriose legate alle diverse personalità e caratteri di ogni individuo. Così in quest’opera è fondamentale la presenza del SIMBOLO; infatti molti degli elementi chimici nominati  non sono che simboli di stati d’animo, valori, ideali, altri rappresentano i differenti modi di affrontare la vita, dall’incoscienza e spensieratezza della giovinezza alla matura consapevolezza dell’età adulta.
Alla fine comunque la chimica insegna che ogni comportamento umano, anche se misterioso o apparentemente insensato, ha una sua motivazione e con l'osservazione e l'intelligenza lo possiamo capire e indirizzare.



SI PUO’ PARAGONARE AL ROMANZO POSITIVISTA E VERISTA (VERGA), E A QUELLO POST-DECADENTE COME LA COSCIENZA DI ZENO DI ITALO SVEVO