Che
cos'è il femminicidio?
E'
una categoria di analisi socio-criminologica delle discriminazioni e violenze
nei confronti delle donne per la loro appartenenza al genere femminile .
E’ un
neologismo con il quale si nomina ogni forma di discriminazione e violenza
rivolta contro la donna “in quanto donna”.
E’ la violenza di genere in
ogni sua forma.
E’ l’esercizio di potere che l’uomo e la società
esercitano sulla donna affinché il suo comportamento risponda alle aspettative
dell’uomo e della società patriarcale, è la violenza e ogni forma di
discriminazione esercitata nei confronti della donna che disattende queste
aspettative.
Questa
forma di controllo annienta l’identità della donna, assoggettandola fisicamente
e/o psicologicamente, economicamente, giuridicamente, politicamente,
socialmente.
Il
femminicidio e’ la punizione quotidiana per ogni donna che non accetta di
ricoprire il proprio ruolo sociale, è il principale ostacolo alla
autodeterminazione e al godimento dei diritti fondamentali di più di metà della
popolazione mondiale.
Il
femminicidio attraversa ogni epoca, ogni cultura, ogni luogo. Come ha
sostenuto Bordieu, il dominio maschile sulle donne è la più antica e
persistente forma di oppressione esistente.
Il
femminicidio viola i diritti umani di metà della popolazione mondiale, spesso
con la connivenza delle istituzioni.
E’
del 2002 la notizia che la violenza maschile sulle donne costituisce la prima
causa di morte al mondo per le donne tra i 16 ed i 44 anni.
Da allora,
troppo poco è stato fatto dagli Stati a livello nazionale per contrastare gli
omicidi di donne basati sul genere, e quella violenza in famiglia che troppo
spesso (nel 70% dei casi) li precede.
Le Nazioni Unite tuttavia non
sono rimaste insensibili a questa macroviolazione dei diritti umani.
Già
il Comitato per l’attuazione della Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni
forma di discriminazione nei confronti delle donne aveva chiesto a vari Stati,
tra cui al Messico ed all’Italia (unico Paese europeo, nel 2011), di adottare
misure specifiche per il contrasto al femminicidio, evidenziando come
l’aumento dei casi potesse evidenziare un fallimento delle Autorità nel
proteggere le donne dalla violenza, soprattutto domestica.
Ma
il 25 giugno 2012 è stato un giorno epocale per la lotta alla violenza maschile
sulle donne: per la prima volta, ai delegati di tutti i Paesi del Mondo,
riuniti a Ginevra, nel Palazzo delle Nazioni Unite, al Consiglio dei Diritti
Umani, è stato sottoposto un Rapporto tematico sugli omicidi basati sul genere,
elaborato dalla Relatrice Speciale dell’ONU contro la violenza sulle donne,
Rashida Manjoo.
La Relatrice Speciale, nel suo rapporto afferma
che :
“a livello mondiale, la
diffusione degli omicidi basati sul genere,
nelle loro diverse manifestazioni,
ha assunto proporzioni allarmanti”
e che “culturalmente e socialmente
radicati,
continuano ad essere accettati, tollerati e giustificati,
e
l’impunità costituisce la norma”.
Rashida Manjoo non manca di notare
una certa ipocrisia in chi continua a definire gli omicidi basati sul genere
“delitti passionali” in Occidente, come atto di un singolo individuo, e
“delitti d’onore” a Oriente, quale esito di pratiche religiose o culturali.
Questa dicotomia, spiega la Relatrice richiamando l’ottima criminologa Nadera Shaloub
Kevorkian, esprime una visione concettuale semplicistica, discriminatoria e
spesso stereotipata.
Gli omicidi basati sul genere nel Mondo si manifestano in forme anche diverse tra loro. Qualsiasi
sia la forma in cui si manifestino, viene chiarito in via definitiva che:
“Non si tratta di incidenti isolati che accadono all’improvviso,
inaspettati,
ma rappresentano piuttosto
l’ultimo atto di un continuum di violenza”.
Ed infatti, la forma di femminicidio che
accomuna tutte le donne del mondo è proprio l’uccisione a seguito di pregressa
violenza subita nell’ambito della relazione d’intimità.
Altre forme di
femminicidio sono quelle legate alle accuse di stregoneria o di magia, diffuse
in alcuni Paesi dell’Africa, dell’Asia e delle isole del Pacifico; gli omicidi
di donne commessi in nome “dell’onore”; i genocidi perpetrati nell’ambito dei
conflitti armati; le uccisioni di donne a causa della dote, assai diffusi in
alcuni Paesi dell’Asia meridionale; gli omicidi di donne indigene e aborigene;
le forme estreme di accanimento sui corpi delle donne in cui sono coinvolte la
criminalità organizzata e le organizzazioni paramilitari; le uccisioni a causa
dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere (che sono in continuo
aumento, tanto che il Consiglio dei Diritti Umani ha adottato una risoluzione
rivoluzionaria sulle violazioni dei diritti umani basate sull’orientamento
sessuale e l’identità di genere, la n. 17/19); e le altre forme di uccisioni
correlate al genere, come la pratica del sati (le vedove indiane bruciate vive
sulla pira funeraria del marito) o l’aborto dei feti e l’uccisione delle
bambine in quanto donne.
Un aspetto significativo di questo Rapporto tematico è la
condanna dei media che spesso “hanno perpetuato stereotipi e
pregiudizi”, anche se, riportando
informazioni sulla relazione autore/vittima e su eventuali pregresse violenze,
spesso “hanno aiutato a distinguere i femminicidi dagli altri omicidi di
donne”.
La Relatrice Speciale ha individuato, tra le sfide principali per prevenire e contrastare il femminicidio:
la difficoltà
di una trasformazione sociale profonda in generale,
le difficoltà nell’accesso
alla giustizia,
l’assenza o insufficienza di un discorso basato sui diritti
umani
nell’approccio agli omicidi di donne;
la cecità delle disuguaglianze
strutturali
e la complessa intersezione
tra le relazioni di potere nella sfera
pubblica e privata,
che rimane la causa più profonda
delle discriminazioni
sessuali e basate sul genere.
In Italia dall’inizio degli anni
novanta è diminuito il numero di omicidi di uomini su uomini, mentre
il numero
di donne uccise da uomini è aumentato;
una donna su tre – in una età compresa tra i
16 e i 70 – è stata vittima di violenza.
il 35% delle vittime non presenta
denuncia.
63 le donne uccise da maggio a giugno di quest’anno.
Il 13% aveva
chiesto aiuto per stalking.
E’ un vero e proprio richiamo quello che il
Consiglio per i diritti umani fa al governo italiano sollecitandolo a mettere
il problema della violenza sulle donne all’ordine del giorno della politica nazionale.
L’allarme che lancia non lascia dubbi:
"La
violenza contro le donne rimane
un problema significativo in Italia».
un problema significativo in Italia».
Rashida Manjoo chiede che l’Italia si impegni
«a eliminare gli atteggiamenti stereotipati circa i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia, nella società e nell’ambiente di lavoro».
«a eliminare gli atteggiamenti stereotipati circa i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia, nella società e nell’ambiente di lavoro».
Per l’Onu
non è sufficiente che le donne restino le “centrocampiste del welfare”,
come le definiva Dario Di Vico in un articolo in cui si sottolineava la fatica
a conciliare lavoro e famiglia con il carico di lavoro casalingo per il 77%
sulle spalle.
«Le donne trasportano un pesante fardello in termini di cura
delle famiglie, mentre il contributo degli uomini è tra i più bassi nel mondo»,
sottolinea il Rapporto.
«In un contesto
sociale patriarcale,
dove la violenza domestica
non viene sempre percepita come
un crimine
persiste la percezione che le
risposte dello stato
non siano appropriate e sufficienti».
Le leggi per proteggere le vittime ci sarebbero,
riconosce Rashida Manjoo. Non sono, però, sufficienti.
Dipendenza economica,
inchieste malfatte, un sistema di istituzioni e regole frammentato, lungaggine
dei processi e inadeguata punizione dei colpevoli le rendono poco efficaci.
ECCO ALCUNI EVENTI RECENTI
20 febbraio 2013 -Funerali di Pina, il grido del prete :"Il silenzio è
complice della violenza"
Commozione alle esequie della donna a cui il marito ha dato fuoco con la
benzina, uccidendola. Il pianto della figlia. "Mai più violenza sulle
donne".la donna è stata investita dal
marito, Vincenzo Carnevale, che ha finto di soccorrerla per poi darle fuoco . La confessione
shock e la folle giustificazione dell'uomo che l'ha investita, picchiata e poi
data alle fiamme: "Mi ha rovinato la vita, si prendeva i miei
soldi.."
12 febbraio 2013 -Un'altra donna
uccisa. Un'altra vittima innocente.
Un'altra assurda storia con giovani vittime. E'
morta ieri sera presso l'Ospedale "Sant'Eugenio" di Roma, Olayemi
Favour, la ventiquattrenne nigeriana data alle fiamme a Casal di Principe da un
suo connazionale.
La giovane, nella notte del 3 febbraio scorso,
aveva tentato di difendere una sua amica dall'ex fidanzato, Abunsango Michael,
43enne pluripregiudicato, originario della Nigeria, che dopo essere stato
respinto, aveva scatenato la sua ira, cospargendo l'abitazione di liquido
infiammabile.
24 gennaio 2013 -Vercelli,
non accetta separazione, uccide la convivente.
L'uomo che ieri sera ha ucciso a Vercelli una donna albanese con 4 colpi
di pistola non accettava la decisione della vittima che non voleva riallacciare
i rapporti dopo tre anni di separazione
18 gennaio 2013- "Avvelenò madre e figlia di due anni" Ex primario condannato all'ergastolo.
Maurizio Iori era il responsabile del reparto oculistico dell'ospedale
Maggiore di Crema quando, secondo
i giudici, uccise la donna e la bambina avuta da lei. La donna invocava un
maggiore sostegno per la figlia.
17 gennaio 2013 - L'Aquila, spara all'ex moglie e al compagno. Duplice
omicidio davanti a un supermercato
Il presunto
assassino, si è consegnato ai carabinieri ed è stato arrestato. La donna, 36
anni, è stata uccisa nel parcheggio, in auto, l'uomo freddato con un colpo alla
schiena mentre tentava di scappare.
18 gennaio 2013 - La Rete degli Studenti e l'Unione degli Universitari lanciano "Contro il femminicidio". Sui social network parte #cimettolafaccia.
Una campagna online.
L'obiettivo è portare la riflessione sulle violenze alle donne nelle scuole italiane. Con già molte adesioni da don Ciotti a Claudio Bisio