lunedì 4 marzo 2013

CHE COS'E' IL FEMMINICIDIO?


Che cos'è il femminicidio?

E' una categoria di analisi socio-criminologica delle discriminazioni e violenze nei confronti delle donne per la loro appartenenza al genere femminile .

E’ un neologismo con il quale si nomina ogni forma di discriminazione e violenza rivolta contro la donna “in quanto donna”. 

E’ la violenza di genere in ogni sua forma. 

E’ l’esercizio di potere che l’uomo e la società esercitano sulla donna affinché il suo comportamento risponda alle aspettative dell’uomo e della società patriarcale, è la violenza e ogni forma di discriminazione esercitata nei confronti della donna che disattende queste aspettative. 

Questa forma di controllo annienta l’identità della donna, assoggettandola fisicamente e/o psicologicamente, economicamente, giuridicamente, politicamente, socialmente.

Il femminicidio e’ la punizione quotidiana per ogni donna che non accetta di ricoprire il proprio ruolo sociale, è il principale ostacolo alla autodeterminazione e al godimento dei diritti fondamentali di più di metà della popolazione mondiale.

Il femminicidio attraversa ogni epoca, ogni cultura, ogni luogo. Come ha sostenuto Bordieu, il dominio maschile sulle donne è la più antica e persistente forma di oppressione esistente.

Il femminicidio viola i diritti umani di metà della popolazione mondiale, spesso con la connivenza delle istituzioni. 



E’ del 2002 la notizia che la violenza maschile sulle donne costituisce la prima causa di morte al mondo per le donne tra i 16 ed i 44 anni. 

 Da allora, troppo poco è stato fatto dagli Stati a livello nazionale per contrastare gli omicidi di donne basati sul genere, e quella violenza in famiglia che troppo spesso (nel 70%  dei casi) li precede. 

Le Nazioni Unite tuttavia non sono rimaste insensibili a questa macroviolazione dei diritti umani. 

Già il Comitato per l’attuazione della Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne aveva chiesto a vari Stati, tra cui al Messico ed all’Italia (unico Paese europeo, nel 2011), di adottare misure specifiche per il contrasto al femminicidio, evidenziando come l’aumento dei casi potesse evidenziare un fallimento delle Autorità nel proteggere le donne dalla violenza, soprattutto domestica. 


Ma il 25 giugno 2012 è stato un giorno epocale per la lotta alla violenza maschile sulle donne: per la prima volta, ai delegati di tutti i Paesi del Mondo, riuniti a Ginevra, nel Palazzo delle Nazioni Unite, al Consiglio dei Diritti Umani, è stato sottoposto un Rapporto tematico sugli omicidi basati sul genere, elaborato dalla Relatrice Speciale dell’ONU contro la violenza sulle donne, Rashida Manjoo.




La Relatrice Speciale, nel suo rapporto afferma che :

a livello mondiale, la diffusione degli omicidi basati sul genere, 
nelle loro diverse manifestazioni, ha assunto proporzioni allarmanti
 e che “culturalmente e socialmente radicati, 
continuano ad essere accettati, tollerati e giustificati,
 e l’impunità costituisce la norma”.

Rashida Manjoo non manca di notare una certa ipocrisia in chi continua a definire gli omicidi basati sul genere “delitti passionali” in Occidente, come atto di un singolo individuo, e “delitti d’onore” a Oriente, quale esito di pratiche religiose o culturali. 

Questa dicotomia, spiega la Relatrice richiamando l’ottima criminologa Nadera Shaloub Kevorkian, esprime una visione concettuale semplicistica, discriminatoria e spesso stereotipata.

Gli omicidi basati sul genere nel Mondo si manifestano in forme anche diverse tra loro. Qualsiasi sia la forma in cui si manifestino, viene chiarito in via definitiva che:

 “Non si tratta di incidenti isolati che accadono all’improvviso, 
inaspettati, ma rappresentano piuttosto
 l’ultimo atto di un continuum di violenza”.

Ed infatti, la forma di femminicidio che accomuna tutte le donne del mondo è proprio l’uccisione a seguito di pregressa violenza subita nell’ambito della relazione d’intimità



Altre forme di femminicidio sono quelle legate alle accuse di stregoneria o di magia, diffuse in alcuni Paesi dell’Africa, dell’Asia e delle isole del Pacifico; gli omicidi di donne commessi in nome “dell’onore”; i genocidi perpetrati nell’ambito dei conflitti armati; le uccisioni di donne a causa della dote, assai diffusi in alcuni Paesi dell’Asia meridionale; gli omicidi di donne indigene e aborigene; le forme estreme di accanimento sui corpi delle donne in cui sono coinvolte la criminalità organizzata e le organizzazioni paramilitari; le uccisioni a causa dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere (che sono in continuo aumento, tanto che il Consiglio dei Diritti Umani ha adottato una risoluzione rivoluzionaria sulle violazioni dei diritti umani basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, la n. 17/19); e le altre forme di uccisioni correlate al genere, come la pratica del sati (le vedove indiane bruciate vive sulla pira funeraria del marito) o l’aborto dei feti e l’uccisione delle bambine in quanto donne.

Un aspetto significativo di questo Rapporto tematico è la condanna dei media che spesso “hanno perpetuato stereotipi e pregiudizi”, anche se, riportando informazioni sulla relazione autore/vittima e su eventuali pregresse violenze, spesso “hanno aiutato a distinguere i femminicidi dagli altri omicidi di donne”.



La Relatrice Speciale ha individuato, tra le sfide principali per prevenire e contrastare il femminicidio: 

la difficoltà di una trasformazione sociale profonda in generale,
 le difficoltà nell’accesso alla giustizia
l’assenza o insufficienza di un discorso basato sui diritti umani 
nell’approccio agli omicidi di donne;
 la cecità delle disuguaglianze strutturali
 e la complessa intersezione
 tra le relazioni di potere nella sfera pubblica e privata
che rimane la causa più profonda
 delle discriminazioni sessuali e basate sul genere.

In Italia dall’inizio degli anni novanta è diminuito il numero di omicidi di uomini su uomini, mentre 
il numero di donne uccise da uomini è aumentato; 
 una donna su tre – in una età compresa tra i 16 e i 70 – è stata vittima di violenza. 
il 35% delle vittime non presenta denuncia. 
63 le donne uccise da maggio a giugno di quest’anno. 
Il 13% aveva chiesto aiuto per stalking. 


E’ un vero e proprio richiamo quello che il Consiglio per i diritti umani fa al governo italiano sollecitandolo a mettere il problema della violenza sulle donne all’ordine del giorno della politica nazionale.

 L’allarme che lancia non lascia dubbi: 

"La violenza contro le donne rimane
 un problema significativo in Italia».

Rashida Manjoo chiede che l’Italia si impegni 
«a eliminare gli atteggiamenti stereotipati circa i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia, nella società e nell’ambiente di lavoro».


Per l’Onu non è sufficiente che le donne restino le “centrocampiste del welfare”, come le definiva Dario Di Vico in un articolo in cui si sottolineava la fatica a conciliare lavoro e famiglia con il carico di lavoro casalingo per il 77% sulle spalle. 

«Le donne trasportano un pesante fardello in termini di cura delle famiglie, mentre il contributo degli uomini è tra i più bassi nel mondo», 

sottolinea il Rapporto. 
«In un contesto sociale patriarcale, 
dove la violenza domestica 
non viene sempre percepita come un crimine 
persiste la percezione che le risposte dello stato
 non siano appropriate e sufficienti».

Le leggi per proteggere le vittime ci sarebbero, riconosce Rashida Manjoo. Non sono, però, sufficienti.
Dipendenza economica, inchieste malfatte, un sistema di istituzioni e regole frammentato, lungaggine dei processi e inadeguata punizione dei colpevoli le rendono poco efficaci.




ECCO ALCUNI EVENTI RECENTI

20 febbraio 2013 -Funerali di Pina, il grido del prete :"Il silenzio è complice della violenza"

Commozione alle esequie della donna a cui il marito ha dato fuoco con la benzina, uccidendola. Il pianto della figlia. "Mai più violenza sulle donne".la donna è stata investita dal marito, Vincenzo Carnevale, che ha finto di soccorrerla per poi darle fuoco . La confessione shock e la folle giustificazione dell'uomo che l'ha investita, picchiata e poi data alle fiamme: "Mi ha rovinato la vita, si prendeva i miei soldi.."

 

12 febbraio 2013 -Un'altra donna uccisa. Un'altra vittima innocente.

Un'altra assurda storia con giovani vittime. E' morta ieri sera  presso l'Ospedale "Sant'Eugenio" di Roma, Olayemi Favour, la ventiquattrenne nigeriana data alle fiamme a Casal di Principe da un suo connazionale. 
La giovane, nella notte del 3 febbraio scorso, aveva tentato di difendere una sua amica dall'ex fidanzato, Abunsango Michael, 43enne pluripregiudicato, originario della Nigeria, che dopo essere stato respinto, aveva scatenato la sua ira, cospargendo l'abitazione di liquido infiammabile. 

 

24 gennaio 2013 -Vercelli, non accetta separazione, uccide la convivente.

L'uomo che ieri sera ha ucciso a Vercelli una donna albanese con 4 colpi di pistola non accettava la decisione della vittima che non voleva riallacciare i rapporti dopo tre anni di separazione

 

18 gennaio 2013- "Avvelenò madre e figlia di due anni" Ex primario condannato all'ergastolo.

Maurizio Iori era il responsabile del reparto oculistico dell'ospedale Maggiore di Crema quando, secondo
i giudici, uccise la donna e la bambina avuta da lei. La donna invocava un maggiore sostegno per la figlia.

 

17 gennaio 2013 - L'Aquila, spara all'ex moglie e al compagno. Duplice omicidio davanti a un supermercato

Il presunto assassino, si è consegnato ai carabinieri ed è stato arrestato. La donna, 36 anni, è stata uccisa nel parcheggio, in auto, l'uomo freddato con un colpo alla schiena mentre tentava di scappare.


18 gennaio 2013 - La Rete degli Studenti e l'Unione degli Universitari lanciano "Contro il femminicidio". Sui social network parte #cimettolafaccia. 
Una campagna online.
 L'obiettivo è portare la riflessione sulle violenze alle donne nelle scuole italiane. Con già molte adesioni da don Ciotti a Claudio Bisio