domenica 12 agosto 2012

12 agosto 1944 ECCIDIO DI SANT'ANNA DI STAZZEMA



Per non dimenticare
Gli orrori di una guerra, di tutte le guerre






Domenica 12 agosto 2012 Sant’Anna di Stazzema

68° Anniversario della Strage di Sant’Anna








Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.

Piero Calamandrei

Siccome eravamo bambini tutti piccoli, la mi mamma ci nascose in un bosco e si rimase in quel bosco fino a che non si sentì degli spari. Finiti gli spari, quando fu tutto calmo, si sparse la voce che avevan distrutto il paese e che avevano ammazzato la gente.

Luciano Lazzeri, superstite dell’eccidio



http://www.santannadistazzema.org/default.asp?Pag_ID=1




A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.

La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.

Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.

La strage di Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in essa radicati.


Ai primi di agosto 1944 Sant'Anna di Stazzema era stata qualificata dal comando tedesco “zona bianca” ossia una località adatta ad accogliere sfollati: per questo la popolazione, in quell'estate, aveva superato le mille unità. Inoltre, sempre in quei giorni, ipartigiani avevano abbandonato la zona senza aver svolto operazioni militari di particolare entità contro i tedeschi. Nonostante ciò, all'alba del 12 agosto '44, tre reparti di SS salirono a Sant'Anna mentre un quarto chiudeva ogni via di fuga a valle sopra il paese diValdicastello. Alle sette il paese era circondato. Quando le SS giunsero a Sant'Anna, accompagnati da fascisti collaborazionistiche fecero da guide, gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati mentre donne vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro, in quanto civili inermi, restarono nelle loro case.

In poco più di tre ore vennero massacrati 560 innocenti, in 

gran parte bambini, donne e anziani. I nazisti li rastrellarono, 

li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero 

con colpi di mitra e bombe a mano, compiendo atti di 

efferata barbarie. 



La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni. Sebbene fosse viva era gravemente ferita. A trovare la piccola fu una sorella che, miracolosamente superstite, la rinvenì tra le braccia della madre ormai morta. Morì pochi giorni dopo nell'ospedale di Valdicastello. Infine fu il fuoco a distruggere e cancellare tutto. Non si trattò di rappresaglia. Come è emerso dalle indagini della Procura Militare di La Speziasi trattò di un atto terroristico, di una azione premeditata e curata in ogni minimo dettaglio. L'obiettivo era quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento fra le popolazioni civili e le formazioni partigiane presenti nella zona.
La ricostruzione degli avvenimenti, l'attribuzione delle responsabilità e le motivazioni che hanno originato l'Eccidio sono state possibili grazie al processo svoltosi al Tribunale militare di La Spezia e conclusosi nel 2005 con la condanna all'ergastolo per dieci ex SS colpevoli del massacro; sentenza confermata in Appello nel 2006 e ratificata in Cassazione nel 2007.








Le responsabilità della strage di Sant’Anna di Stazzema


   Nel 1994, in occasione della richiesta di estradizione dall’Argentina del criminale nazista Erick Priebke, furono rinvenuti 695 fascicoli  relativi alle stragi nazifasciste, occultati all’interno del cosiddetto “Armadio della Vergogna”, la cui vicenda costituisce una delle pagine più infami della storia dell’Italia repubblicana. Ben 415 contenevano i nomi dei responsabili e precise indicazioni dei reparti che le avevano perpetrate.
Nel 1995 diversi fascicoli vennero trasmessi alla Procura Militare di La Spezia, tra cui il n. 1976  e il n. 2163 del Registro Generale, entrambi relativi alla strage di Sant’Anna di Stazzema; il primo comprendente i documenti delle indagini compiute dalle autorità italiane nel 1945-46, il secondo gli atti della Commissione d’inchiesta statunitense, poi consegnati al Governo Italiano alla fine del 1946.




Grazie alla documentazione contenuta in questi fascicoli, già nell’immediato dopoguerra sarebbe stato possibile perseguire penalmente alcuni degli autori della strage, ma, proprio in conseguenza al loro occultamento, la strage di Sant’Anna non fu inserita tra i capi d’imputazione a carico del feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante delle truppe tedesche in Italia, processato a Venezia da  una Corte militare britannica nel febbraio 1947.
  Per le vibranti proteste dei sindaci e dei parlamentari della Versilia, fu inviato ad indagare sulla vicenda un ufficiale del Servizio Investigativo Britannico (SIB), che raccolse diverse testimonianze, poi utilizzate nel processo a carico del generale Max Simon, comandante della 16ª SS Panzergrenadier “Reichsführer”, celebrato presso la Corte Militare Alleata di Padova nel maggio 1947.
 Riconosciuto colpevole  per le stragi di Sant’Anna di Stazzema, Vinca, Bardine San Terenzo e Marzabotto, il 27 giugno Simon fu condannato a morte. Dopo la commutazione della pena in ergastolo, il criminale nazista, grazie ad una serie di condoni e riduzioni di pena, fu scarcerato nel 1955.
   Nel corso del processo Simon cominciarono ad emergere pesanti responsabilità nelle stragi del Maggiore Walter Reder, uno dei principali collaboratori di Simon e comandante del 16° SS Panzer Aufklarüng Abteilung.
 Consegnato alle autorità italiane dagli Alleati, Reder fu processato dal Tribunale militare di Bologna nell’autunno del 1951, relativamente  alle stragi di Sant’Anna di Stazzema, Bardine San Terenzo, Vinca e Marzabotto. Il 31 ottobre l’imputato fu condannato all’ergastolo, tranne che per l’eccidio Sant’Anna di Stazzema,  per il quale fu assolto “per insufficienza di prove” e, nel 1954, “per non aver commesso i fatti”. Recluso nel carcere militare di Gaeta, Reder fu graziato nel 1985 e poté rientrare in Austria, dov’è morto nel 1991.
  Nel 1996 la procura Militare di La Spezia, competente territorialmente, riprese le indagini sulla tragedia del 12 agosto 1944, ma fu nel 1999 che avvenne la svolta fondamentale nella ricerca della verità, grazie all’indagine giornalistica di Christiane Kolh ed alle ricerche del dottor Carlo Gentile presso gli archivi tedeschi, che permisero l’individuazione di alcuni ufficiali e militari autori della strage, appartenenti al II° battaglione del 35 reggimento, comandato dal capitano Anton Galler, deceduto in Spagna nel 1995.
Sul piano giudiziario l’accelerazione decisiva avvenne nel 2002 con la nomina del nuovo Procuratore Militare di La Spezia, dottor Marco De Polis, che, avvalendosi del nucleo di Polizia Giudiziaria coordinato dal tenente colonnello dei Carabinieri Roberto D’Elia, ha svolto  un’intensa attività investigativa in Italia e in Germania, allacciando rapporti di fattiva collaborazione con la Procura Militare di Stoccarda.
Finalmente, il 2 dicembre 2003 ebbe luogo la prima udienza per il rinvio a giudizio di Gerhard Sommer, Alfred  Schöneberg, Heinrich Schendel, Ludwig Heinrich Sonntag, Georg Rauch e Werner Bruss, tutti ufficiali e sottoufficiali del II° battaglione del 35° reggimento. Nell’occasione, si costituirono parte civile la regione Toscana, la Provincia di Lucca, Il Comune di Stazzema e la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
 Il 20 aprile 2004 iniziò il processo che, in seguito all’unificazione di altri procedimenti, ha visto sul banco degli imputati anche altre quattro ex-SS, Alfred Concina, Karl Gropler, Richter Horst e Ludwig Göring.
 Finalmente, Il 22 giugno 2005, il Tribunale Militare di la Spezia pronunciò la sentenza con la condanna all’ergastolo per i dieci imputati, poi confermata in Appello, e, in via definitiva, dalla Cassazione l’otto novembre 2007.

   Indubbiamente, a compiere il massacro di Sant’Anna di Stazzema furono le SS, ma pesanti responsabilità gravano anche sui fascisti. Infatti, come hanno affermato alcuni superstiti, individui con il volto coperto, che si esprimevano in italiano, addirittura in dialetto versiliese, guidarono i tedeschi lungo i sentieri della vallata, che solo persone della zona potevano conoscere.