martedì 10 gennaio 2012

Giorgio CAPRONI (Livorno 7 gennaio 1912 – 22 gennaio 1990)




Lasciate senza nome, senza
data, la pietra bianca
che un giorno mi coprirà.
col sole, prenderà
(forse) il colore delle mie ossa
sarà,
nella sua cornice nera
la mia faccia, vera.


Giorgio Caproni nacque a Livorno il 7 gennaio 1912. Nel marzo del 1922 lafamiglia si trasferì a Genova dove il giovane terminò gli studi e frequentòla Facoltà di Magistero, dedicandosi contemporaneamente allo studio delviolino e seguendo le lezioni di filosofia di Giuseppe Rensi. Nel 1936pubblicò la sua prima raccolta di poesie.Commesso, impiegato, e infine maestro elementare, nel 1938 si trasferì con
la moglie Rina, a Roma, dove continuò a fare il maestro fino al 1973,vivendo appartato e tenendosi lontano dai salotti letterari. Dopo la guerrae la resistenza, spinto anche da necessità d' ordine economico, collaborò a numerose riviste come "L'Unità", "Mondo operaio", "Avanti!","Italiasocialista", "Il lavoro nuovo", "La fiera letteraria", ecc, con articoli,racconti, traduzioni. Intensa fu infatti anche la sua attività di traduttore di prosa e di poesia soprattutto dal francese. Tradusse tra
l'altro Il tempo ritrovato di Proust, I fiori del male di Baudelaire, Morte a credito di Celine, Bel-ami di Maupassant, e poi Genet e Apollinaire.
Vinse diversi premi letterari fin dalla pubblicazione delle Stanze dellafunicolare (premio Viareggio), ma il vero successo gli arrise solo nel 1975, con Il muro della terra (premio Gatto e premio Jean Malrieu E'tranger, per il miglior libro tradotto in francese), e successivamente con il Franco cacciatore, che vinse i premi Montale e Feltrinelli.
Giorgio Caproni ricevette nel 1984 la laurea honoris causa in Lettere eFilosofia presso l'Università di Urbino e nel 1985 la cittadinanza onoraria di Genova, città che influenzò profondamente il suo spirito e la suaproduzione poetica.
Nel 1986 ottenne i premi Chianciano, Marradi Campana e Pasolini, per laraccolta Il conte di Kevenhuller.
Il poeta si è spento a Roma il 22 gennaio 1990.


Preghiera
Anima mia, leggera
và a Livorno, ti prego.
E con la tua candela
timida, di nottetempo
fà un giro; e, se n’hai il tempo,
perlustra e scruta, e scrivi
se per caso Anna Picchi
è ancora viva tra i vivi.
Proprio quest’oggi torno,
deluso, da Livorno.
Ma tu, tanto più netta
di me, la camicetta
ricorderai, e il rubino
di sangue, sul serpentino
d’oro che lei portava
sul petto, dove s’appannava.
Anima mia, sii brava
e và in cerca di lei.
Tu sai cosa darei
se la incontrassi per strada.