martedì 26 luglio 2011

E' morta la scrittrice Agota Kristof




Agota Kristof si è spenta a 75 anni, a Neuchâtel, in Svizzera, la terra che non ha mai amato ma dove ha trovato accoglienza nella fuga dalla sua Ungheria, nel 1956, con il marito e una figlia piccola, dopo la repressione dei moti di Budapest e l’invasione dell’Armata Rossa. Qui ha dovuto passare anni difficili, prima in fabbrica e poi la difficoltà a inserirsi in una comunità di immigrati. E ha dovuto abbandonare l’ungherese per scrivere in francese, una lingua che non ha mai sentito sua e che l’ha fatta sentire un’analfabeta, come si confessa proprio nel racconto autobiografico L’analfabeta (su bol.it con uno sconto speciale): “Questa lingua, il francese, non l’ho scelta io. Mi è stata imposta dal caso, dalle circostanze. So che non riuscirò mai a scrivere come scrivono gli scrittori francesi di nascita. Ma scriverò come meglio potrò. È una sfida. La sfida di un’analfabeta”.


Agota Kristof, autrice della Trilogia della città di K, è morta a Neuchâtel, in Svizzera. La scrittrice ungherese era nata il 30 ottobre 1935 a Csikvánd, in Ungheria. In seguito all’intervento dell’Armata Rossa nel paese per soffocare la rivolta popolare contro l’invasione sovietica, nel 1956 fuggì con il marito e la figlia in Svizzera, a Neuchâtel, dove imparò il francese e dove ha vissuto per il resto della sua vita. La lingua scelta dalla scrittrice per comporre le sue opere è stato proprio il francese.

La Kristof, nota per la sua prosa asciutta e severa, cominciò come drammaturga e poetessa, ma raggiunse la fama come scrittrice, con la dura allegoria sulla guerra composta dai tre libri 'Il grande quaderno' (prima edizione originale 1986), 'La prova' (1988) e 'La terza menzogna' (1991), che vennero poi riuniti nella 'Trilogia della città di K' (Einaudi 1998).

La Kristof è stata premiata in Italia con il premio Alberto Moravia nel 1988, in Germania con i premi Gottried Keller e Schiller. L’ultimo riconoscimento quest’anno in Ungheria: il premio Kossuth che non ha potuto ritirare a causa delle gravi condizoni di salute. «Si è considerata ungherese sempre, anche se scriveva in un altra lingua», ha detto di lei il regista Janos Szasz che sta girando un film ispirato alla sua Trilogia. In Italia, dal suo romanzo ’Ierì del 1995, il regista Silvio Soldini ha tratto il film "Brucio nel vento".