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Odio gli indifferenti. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare.
Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
Perciò odio gli indifferenti.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Il mio stato d'animo è tale che se anche fossi condannato a morte, continuerei a essere tranquillo e anche la sera prima dell'esecuzione magari studierei una lezione di lingua cinese per non cadere più in quegli stati d'animo volgari e banali che si chiamano pessimismo e ottimismo.
Il mio stato d'animo sintetizza questi due sentimenti e li supera:
sono pessimista con l'intelligenza, ma ottimista con la volontà.
L'indifferenza è il peso morto della storia.
È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica