Nato a Torino nel 1919
e moro nel 1987, romanziere, saggista e poeta italiano. Studiò chimica
all'università di Torino dal 1939 al 1941 e successivamente, mentre lavorava
come ricercatore chimico a Milano, decise di unirsi a un gruppo di resistenza
ebraica formatosi in seguito all'intervento tedesco nel Nord d'Italia nel 1943.
Catturato e deportato al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, sopravvisse
perché impiegato in attività di laboratorio. Riprese il suo lavoro come chimico
industriale nel 1946, ma si ritirò nel 1974, per dedicarsi interamente alla
scrittura. I profondi strascichi psicologici dell'internamento nel campo di
sterminio furono probabilmente la causa del suo suicidio, avvenuto nel 1987.
Tra i numerosi libri di Primo Levi sono fondamentali Se questo è un
uomo (1947), che racconta delle condizioni di vita dei deportati di
Auschwitz; La tregua (1958), che descrive il lungo viaggio
verso casa attraverso la Polonia e la Russia dei sopravvissuti ai campi di
sterminio; Il sistema periodico (1975), una serie di storie,
spesso di ispirazione autobiografica, intitolate col nome degli elementi
chimici intese come metafore di tipi umani; Se non ora, quando?(1982),
con cui ritorna sulla tematica della guerra e dell'ebraismo. Fra le altre sue
opere sono i racconti di Storie naturali (1963), Vizio
di forma (1971) e Lilít e altri racconti (1981); le
poesie dell'Osteria di Brema (1975) e Ad ora incerta (1984);
i romanzi La chiave a stella (1978) e I sommersi e i
salvati (1986); i saggi dell'altrui mestiere (1985).
Dalla Tregua ha tratto un film Francesco Rosi nel 1997.
PRIMO
LEVI IL SISTEMA PERIODICO
Il sistema periodico è il quinto
libro pubblicato da Primo Levi. Si tratta di
una raccolta di racconti edita nel 1975.
Questo libro
è stato scritto da Levi dopo 30 anni dal ritorno da Auschwitz, quando, dopo
aver raccontato l'accaduto di quegli anni nei suoi primi libri, spinto dal
successo ottenuto con quelli, decide di raccontare qualcosa della sua vita, e
di quando aveva esercitato il suo mestiere, quello del chimico. Infatti dà al
suo libro il titolo "Il sistema periodico" con chiara allusione al
sistema di classificazione degli elementi chimici elaborato nel 1869 dal chimico russo Dmitrij Mendeleev, base della chimica moderna.
Una
volta fissato sulla carta il lessico famigliare di questa specie rara,
condannata di lì a qualche decennio allo sterminio per mano nazista, Levi
intreccia tra loro – saltando di elemento in elemento – ben tre macrostorie: la
storia sua personale, dalla prima adolescenza fino all’età adulta; la storia
della sua generazione calpestata dal fascismo, dalle leggi razziali approvate
nel 1938, dalla guerra mondiale, da una breve e inesperta lotta partigiana e
infine dalla deportazione nei Lager; la terza e ultima macrostoria è quella dei
chimici «appiedati», che lottano corpo a corpo con la materia per carpirne i
segreti e piegarla, procedendo per prove ed errori. Levi racconta storie di
chimici artigiani che si arrangiano adoperando i cinque sensi più il buonsenso,
e disegna in questo modo un’autobiografia personale e collettiva.
Struttura
"Il sistema periodico" é diviso in 21
capitoli, ognuno di quali ha il nome di un elemento chimico, e ognuno dei quali
racconta un episodio preciso della sua vita che riguarda in qualche modo
l'elemento che dà il nome al capitolo. Il libro ha una struttura a cornice, e
la cornice è appunto la chimica, con tutti i suoi elementi, chimica a cui Levi
deve molto, infatti è grazie ad essa se si è salvato dalla strage degli ebrei
durante la seconda guerra mondiale, lavorando come chimico al campo di
concentramento di Auschwitz.
Più o meno
tutti i capitoli del libro riguardano situazioni di vita quotidiana o
situazioni di lavoro nelle quali allo scrittore è capitato di dover avere a che
fare con un determinato elemento, che appunto dà nome al capitolo. Ci sono solo
tre casi in cui non è così, ed in due di questi (piombo e mercurio) Levi ci fa
subito capire che sta trattando un caso particolare, infatti fa stampare quei
due capitoli che non hanno niente a che fare con la sua vita, ma che sono
racconti scritti da lui mentre lavorava ad una cava di nichel in un carattere
diverso da tutto il resto del libro, usando una tecnica molto in voga oggi e di
cui lui è stato un po' il predecessore.
L' altro
capitolo un po' fuori da quelli che sono i canoni del libro è l' ultimo, quello
che ha titolo "Carbonio", nel quale Levi racconta la storia di un
atomo di quel così comune elemento chimico. Anche in questo caso lo scrittore
ci anticipa che l' argomento che tratterà in quel capitolo sarà diverso dagli
altri, scrivendolo espressamente in un passo del libro stesso.
La cornice
che Levi usa come sottofondo, come scusa per raccontarci, come scrive nel
sottotitolo, i guai passati, è dunque la chimica.
Tempo
Prima,
durante e dopo la II guerra mondiale
Durata
Circa trenta
anni
Spazio
Torino,
Milano, Aushwitz.
Sintesi
Ogni
racconto, in totale sono 21, ha il nome di un elemento chimico ed è ad esso in qualche
modo collegato:
Argon In questo
capitolo Primo Levi associa l’argon ai suoi antenati. Essi sono nobili come
l'argon, e come esso sfuggono da eventuali contatti con individui diversi da
loro.
Si narra
l'infanzia dell'autore, la comunità degli ebrei piemontesi e la loro lingua, il
gergo che fonde ebraico e piemontese dei suoi antenati. L’autore racconta le
abitudini, lo stile di vita della sua famiglia e di alcune vicende di essa.
Racconta di tutti i suoi parenti e di come vissero la loro vita. Racconta,
inoltre, di come vivevano, parlavano e pensavano, in generale gli ebrei del suo
tempo.
Idrogeno Primo
frequenta ancora il liceo quando comincia i suoi primi esperimenti nel
laboratorio del fratello di Enrico. I due amici sedicenni, affascinati dal materiale
che vi trovano, sperimentano la capacità del calore di modificare le forme di
alcuni metalli. Al momento di provare col vetro, scoprono che esso non si piega
normalmente, come i metalli, ma si divide in sottili filamenti, prova a
fonderlo e soffiarlo. I due amici provano anche a preparare l'ossidulo d'azoto,
e infine si cimentano con l'elettrolisi dell'acqua. Quest'ultimo esperimento
riesce particolarmente e Primo, per annientare i dubbi dell'incredulo Enrico,
fa esplodere la boccia di idrogeno con un fiammifero.
Zinco All'università Primo
segue le lezioni di Chimica Generale e Inorganica del professor P, che a Primo
era simpatico per il rigore sobrio delle sue lezioni. Aveva notato che P. non
indossava la camicia fascista, ma solo una specie di bavaglino nero sotto la
giacca. La sola volta che Primo fu ammesso nel suo studio trovò scritto sulla
lavagna :”Non voglio funerali né da vivo né da morto”.
Il suo primo esperimento consiste nella
preparazione del solfato di zinco.
Durante la prova Primo si accorge
che Rita, una ragazza un po’ chiusa e senza amici, sta guendo il suo stesso
esperimento. Rita da tempo era nelle attenzioni del ragazzo, ed egli prova a
comunicare con lei, ma non riesce a trovare le parole giuste. Primo la aiuta nell’esperimento e così riesce a
riaccompagnarla a casa.
Ferro Mussolini ha occupato l'Albania quando Primo entra nel
corso di Analisi Qualitativa del secondo anno del professor D.. Qui impara a
distinguere i metalli dai non metalli contenuti in una certa polverina. Conosce
Sandro, un giovane piuttosto isolato come lo è d’altronde Primo da quando sono
emanate le leggi razziali. Tra i due nasce una profonda amicizia, grazie alla
quale Sandro migliora il suo andamento scolastico, e Primo impara ad amare le
montagne, passione dell'amico.
Qui si racconta un episodio dell’adolescenza dell’autore e della sua
amicizia con Sandro(l’uomo di ferro) il quale non parlava molto con gli altri.
Con le leggi razziali, però, l’autore si sente escluso dagli altri e i avvicina
a Sandro. Questi gli insegna a riconoscere gli elementi dal vivo piuttosto che
dai libri, in quanto montanaro. I due eseguono varie scampagnate e qui se ne
racconta una, sul monte Dente di M.. Alla fine della storia l’autore ricorda il
suo amico che fu ucciso dai nazisti nel ’44.
Potassio Nel gennaio del 1941 la
Germania si appresta a comandare l'Europa. Gli ebrei come Primo si riuniscono
nella Scuola della Legge, ma per il giovane tutte le certezze, prima tra tutte
la chimica, sembrano svanire. In quell'anno segue il corso di esercitazioni di
fisica tenuto da un giovane insegnante, di cui presto diventa assistente. Si
occupa di chimica, purifica il benzene, distillando prima in presenza di sodio,
poi con il potassio, sostanza questa altamente incendiaria.
Nichel Alla fine di novembre Primo
riceve la visita di un tenente che gli propone un lavoro come chimico al
laboratorio presso una cava d'amianto. Deve estrarre una piccola percentuale di
nichel dai residui della lavorazione principale; Primo accetta con entusiasmo.
Conosce molte persone e molte storie ma, data la situazione politica, mantiene
un certo distacco dai colleghi. Dopo molte prove, Primo riesce a trovare il
metodo per estrarre una quantità maggiore di nichel, ma lo abbandona per
l'elevato costo. Da questa esperienza nascono le due storie dei capitoli
successivi.
Piombo Il protagonista di questo racconto è l'ultimo discendente
della dinastia dei Rodmund, una famiglia di cercatori di piombo. Vive a Thiuna
ma, dopo aver trovato un ricco giacimento e averlo venduto, decide di mettersi
in viaggio con il ricavato verso le terre calde. Sostando in un paese di mare,
viene a conoscenza dell'esistenza di un'isola detta Icnusa (SARDEGNA), ricca di
ogni tipo di metallo e abitata da strani esseri. Rodmunt parte e scopre che
fortunatamente solo la prima diceria è vera. Rodmund vi si stabilisce, compra
degi schiavi che fa lavorare in una cava di piombo, mette su famiglia e fonda
un villaggio chiamato Bacu Abis.
Mercurio Il caporale Daniel K.
Abrahams viene mandato con la moglie Maggie e una guarnigione in un'isola
chiamata Desolazione per controllare che un uomo (Napoleone) non scappasse da
un'isola vicina (Sant'Elena). A missione conclusa Daniel e la moglie decidono
di rimanere sull'isola disabitata. Dopo tre anni arrivano due condannati,
Willem ed Hendrik e pochi mesi dopo due naufraghi, Andrea e Gaetano. Daniel
inizia a provare odio per i due olandesi che sembrano molto interessati a sua
moglie. Dopo un'eruzione del vulcano dell'isola, scoprono in una grotta una
grande quantità di mercurio, imparano a distillarlo e, grazie ai contatti che
avevano mantenuto con il resto del mondo, lo barattano con quattro donne per i
nuovi arrivati. Ma alla fine le coppie si formano in modo del tutto
inaspettato: Willem sposa una mulatta che poteva essere la madre, Gaetano una
ragazza guercia, Andrea una negra elegante, Hendik Maggie, e Daniel una ragazza
piccola e magra con due bambini di nome Rebecca e Johnson.
Fosforo Nel giugno del1942 Primo si
rende conto che il lavoro nelle cave è inutile. Decide perciò di cambiare
mestiere: una mattina lo chiama al telefono un certo dottor Martini, che
incontra la domenica seguente all'hotel Suisse. Gli propone un lavoro come
chimico in una fabbrica farmaceutica per cercare un rimedio al diabete. Accetta
e si reca subito alla fabbrica. Qui conosce Loredana, la sua segretaria, e
ritrova Giulia, sua compagna di università che gli spiega come sia facile non
lavorare affatto in quella strampalata fabbrica. Primo comunque studia gli
antociani sui conigli e l'acido fosforico sulle piante. Intanto i rapporti tra
Primo e Giulia si fanno più stretti e, soltanto quando lui l'aiuta a rimettersi
con il suo ragazzo, si accorge di averla amata. Pochi mesi dopo però la ragazza
si sposa.
Oro Nell'autunno del 1942 Primo vive a Milano con sei amici
torinesi: Euge, Silvio, Ettore, Lina, Vanda e Ada. I sette vivono scrivendo
poesie, come se la guerra non ci fosse. L'8 settembre segna però nei sette la
maturazione di una coscienza politica. Primo scende in campo coi partigiani, ma
il 13 dicembre del1943 viene catturato insieme ad Aldo e Guido. Dopo essere
stati interrogati sono rinchiusi in celle separate e qui Primo pensa che
lo attenda un'imminente morte. Durante questa esperienza conosce un prigioniero
cercatore d'oro del fiume Dora.
Cerio Nel novembre del 1944 Primo si trova nel campo di
Auschwitz, dove lavora come chimico per la fabbrica della Buna. Ruba per
sopravvivere qualsiasi cosa dal laboratorio, e un giorno vi trova delle
barrette di ferro-cerio, con cui si potevano fabbricare degli accendini, da
vendere allo spaccio del lager. Con l'aiuto dell'amico Alberto riescono a
guadagnare viveri a sufficienza fino all'arrivo dei Russi. Alberto non
sopravvive alla marcia di ritorno.
Cromo Primo pranza con vecchi amici
e si raccontano storie di vita vissuta. Nel 1949 Primo lavorava in una fabbrica
di vernici e un suo collega gli aveva raccontato che ai suoi tempi i termometri
non esistevano e per sapere se le vernici erano cotte si usava gettare una
cipolla nell'olio di lino cotto e, quando questa iniziava a rosolare, la
temperatura era quella giusta. Cometto racconta di aver lavorato in una
fabbrica dove, per abitudine, si continuava a usare la cipolla come se fosse un
ingrediente, non conoscendo la storia della temperatura dell'olio. Bruni
racconta invece di aver trovato, sempre in una fabbrica di vernici, negli
ingredienti un preparato di cloruro di ammonio che non aveva nessun motivo di
trovarsi lì. Primo spiega allora che l'aveva messo lui; quando lavorava alla
Duco doveva trovare una soluzione per recuperare tonnellate di vernici andate a
male. Primo trova un'errata trascrizione della quantità di cromo negli elenchi
degli ingredienti e per rimediare sperimenta con successo il cloruro di
ammonio.
Zolfo Lanza lavorava di notte, in
tempo di guerra, in una fabbrica presso una caldaia a pressione che conteneva
zolfo; quando il termometro arrivava a 200°C doveva svuotare lo zolfo. Ma una
notte la manetta non si aziona e comincia a uscire vapore dalle fenditure;
Lanza decide di svitare i bulloni per lasciar sfiatare la pressione ma la
caldaia minaccia di esplodere. Decide così di aprire la ventola di aspirazione
e tutto si calma. Lanza svuota la caldaia e, a turno completato, si avvia a
lasciare il lavoro.
Titanio Felice sta verniciando un armadio
in cucina quando la piccola Maria lo nota e inizia a fargli domande.
Affascinata dal lavoro dell'omone chiede che cosa sia quella strana vernice:
titanio. L'uomo si accorge che Maria vorrebbe toccare e disegna per terra un
cerchio attorno alla bambina. A lavoro concluso la libera cancellando il
cerchio.
Arsenico Primo si dedica ad analizzare
con l'amico Emilio i composti che i pochi clienti portano loro. Un giorno un
vecchio ciabattino gli porta dello zucchero che dopo un'accurata analisi dei
due si rivela contenere arsenico. Quando il cliente ritorna per il risultato
delle analisi non si stupisce affatto: infatti lo sospettava perché un suo
rivale poco onesto glielo aveva mandato e datolo al gatto questo aveva
vomitato.
Azoto Un giorno entra un cliente
particolare: è il proprietario di una fabbrica di cosmetici che rischia il
fallimento perché i suoi rossetti si dilatano poco tempo dopo l'applicazione.
Primo si fa dare la ricetta del rossetto e dopo qualche studio conclude che
l'ingrediente da aggiungere era l'allossana. Scopre che si trova negli
escrementi delle galline e dei rettili sotto forma di azoto e, dopo una
insolita ricerca tra le fattorie e un museo di serpenti, rinuncia alla ricerca
dell'allossana.
Stagno Continua il lavoro in privato
con Emilio. Ora Primo guadagna fondendo lo stagno per i suoi pochi clienti. Ma
visti gli scarsi guadagni, i due sono costretti a smantellare il laboratorio e
istallarne uno più precario e disordinato nella casa dei genitori di Emilio.
Uranio Abbandonato anche questo
lavoro, Primo è assunto nel Servizio Assistenza Clienti che si occupa della
vendita diretta al pubblico di alcuni prodotti. Un giorno fa visita a un certo
signor Bonino che gli racconta una strana storia. In tempo di guerra era
fuggito da una caserma di tedeschi e si dirigeva verso Rivoli, quando era
atterrato un aereo di tedeschi che gli chiesero la direzione da seguire per la
Svizzera. Come ringraziamento gli consegnarono un pezzo di uranio. Primo
abbastanza incredulo prende l'ordinazione e su consiglio dello stesso cliente
analizza il metallo. Si tratta di cadmio.
Argento Primo riceve una lettera per
un invito a cena per i venticinque anni dalla laurea; non era firmata ma
capisce essere di Cerrato. Al ritrovo i due parlano a lungo, e Primo esprime
l'idea di scrivere un libro sulla loro professione. L'amico contribuisce con
una sua storia. Tempo prima aveva lavorato in una fabbrica dove si preparavano
le carte per le radiografie e dove la pulizia doveva essere curata
esageratamente. Nonostante ciò qualche impurità era sopravvissuta perché alcune
consegne agli ospedali erano risultate danneggiate. Dopo molti controlli
Cerrato capì che dipendeva del bromuro d'argento che veniva scaricato nelle
acque del torrente che arrivavano alla lavanderia che si occupava delle loro
divise.
Vanadio Primo lavora ancora alla fabbrica di vernici quando gli
affidano una partita di vernici che non si asciugava. La resina che causava ciò
veniva importata da un'industria tedesca che Primo contatta. Il doctor Muller
gli consiglia di aggiungere una certa quantità di vanadio. Primo si accorge di
conoscere quel dottore: lavorava alla fabbrica di Buna durante il suo soggiorno
nel lager. Primo gli manda una lettera con l'edizione tedesca di ''Se questo è
un uomo''. Il dottore risponde confermando la sua identità. Afferma di essere
pentito di ciò che era avvenuto, ma si scusa dicendo che lui non immaginava
minimamente cosa avvenisse ai prigionieri di Aushwitz. I due fissano un
appuntamento al quale Muller non si reca perché muore prima.
Carbonio In questo capitolo finale Primo rivela l'intento del
libro. Semplicemente la storia di un mestiere, il chimico. Si diverte poi a
raccontare i percorsi di un atomo di carbonio, tutti fantasiosi quanto
possibili.
Passa, infatti, dall’aria all’acqua alle foglie delle piante, fino all’uomo
che lo espelle come calore, in tutti questi passaggi quel piccolo atomo di
carbonio viene trasformato e ritrasformato, per sempre, fino alla morte. In
questo racconto si è partiti dal 1840, con un atomo di carbonio presente
nell’aria, e, dopo molti passaggi e giri intorno al mondo attraverso animali o
vegetali, nel 1960 muore.
Personaggi
Primo Levi Giovane timido e piuttosto
privo di fiducia in se stesso, durante l'adolescenza credeva di essere
condannato a una ''solitudine mascolina''. Durante il liceo adotta la chimica
come la somma verità nella quale è custodito il suo destino. Dopo l'emanazione
delle leggi razziali che proclamavano l'elogio alla purezza, la chimica, che
invece sembra voler insegnare la grandezza delle contaminazioni, cessa di
essere fonte di verità. L'amicizia con Sandro riempie il suo bisogno di
libertà, e le avventure sulle montagne lo rendono più forte. Riscatta la sua
condizione di essere inferiore, come imponeva la dottrina fascista, con una forte
volitività: lavora sempre con molto zelo sia in miniera che nelle fabbriche,
anche se spesso il suo lavoro è pressoché inutile. Durante il suo stanziamento
nel lager riesce a registrare ogni particolare di quel mondo, serbandone così
un ricordo molto vivo quando esce. Scrivendo i libri su questa esperienza
riesce a ritrovare una relativa pace.
Enrico Compagno di liceo di Primo, molto
attivo ma non troppo bravo a scuola. La chimica, a differenza di Primo, è per
lui solo uno strumento per un guadagno sicuro. Il suo coraggio, la sua
testardaggine e la sua sincerità affascinano Primo.
Sandro
Delmastro Compagno
di Università di Primo. Taciturno e isolato diventa amico di Primo proprio per
queste sue caratteristiche, che quasi per costrizione aveva anche Primo. Magro
ma muscoloso ama le montagne tanto da far avvicinare anche l'amico a questo
mondo. D'estate fa il pastore di pecore delle quali ha grande capacità di
mimarne l'aspetto. Sarà un eroico partigiano ucciso dai fascisti
Dottor
Martini Commendatore
svizzero, tarchiato, quasi pelato, sulla sessantina. E' proprietario della
Wander, una fabbrica svizzera di medicinali che cura con un rigore esagerato.
Ha una certa fretta nel parlare con Primo forse per ridurre all'essenziale i
suoi rapporti con un ebreo.
Emilio Amico di Primo. Convince Levi
a lasciare il lavoro nella fabbrica di vernici per dedicarsi con lui ad una
attività privata. Pieno d'iniziativa non ha troppa paura delle conseguenze
delle sue azioni, tanto che cambia lavoro ogni sei mesi.
Bonini Caporeparto di una fabbrica.
Uomo piuttosto trasandato e disordinato. Si rivela paricolarmente interessato
alle opere di Primo. Racconta una sua esperienza in tempo di guerra che in gran
parte sembra inventata, e Primo invidia in lui la facilità con cui si costruisce
il passato che più gli aggrada.
Doctor
Muller In
gioventù, trascinato dall'entusiasmo per il regime di Hitler, si era legato al
partito fascista. Era entrato poi come chimico nella fabbrica di Buna ad
Auschwitz, dove aveva conosciuto Primo. ''Non era mai venuto a conoscenza di
alcun elemento che sembrasse inteso all'uccisione degli ebrei'' e pensava che
il lager fosse stato costruito per ''proteggere gli ebrei e contribuire a farli
sopravvivere''. Chiede un colloquio con Primo e gli chiede un giudizio sul suo
comportamento perchè ha un ''passato da superare''.
Stile
Il romanzo è
un insieme di racconti che non seguono alcuna linearità se non quella della
memoria dell'autore; la struttura è quindi a intreccio, ricca di analessi e
prolassi (flash back ed anticipazioni). La sintassi è caratterizzata da una
prevalenza di ipotassi. Il registro usato è medio. Il lessico è semplice;
compaiono termini propri della chimica, termini in lingua ebraica, latina,
tedesca.
Scrittura
Il messaggio
contenuto in questa opera riguarda il significato della chimica intesa come
scienza degli elementi, scoperta della natura, indagine sul perché della vita,
i suoi meccanismi, crescita e maturazione dell’individuo attraverso
l’esperienza e lo studio, scoperta dell’ordine e la armonia della natura,
eppure della sua imprevedibilità: come dipenda da ognuno di noi saper operare
con delicatezza e con saggezza, agire nei rapporti con le persone e le cose con
rispetto ed empatia e saper prendere la vita con serietà e coraggio ma anche
allegria ed ironia; come dall’osservazione della natura e dei suoi elementi
derivi l’insegnamento della vita, i suoi valori di tenacia, coraggio,
curiosità, amore e tolleranza, ma anche violenza e male e sacrificio, che tutto
sta in noi, nella nostra volontà e capacità di agire per migliorare il mondo;
l’importante è non essere indifferenti, ma sentirsi parte integrante del mondo
che ci circonda e di cui siamo responsabili.
Troviamo
inoltre in alcuni passi del libro qualche riflessione di Primo Levi riguardo
alla sua attività di scrittore. Levi, all'inizio della sua carriera, scrive
riguardo all'olocausto in qualità di sopravvissuto ad esso, ed il fine di ciò
che scrive è esclusivamente informativo, ossia scrive per far sapere al mondo
intero come andavano le cose là ad Auschwitz. Preposto questo, c' è da dire che
nei libri successivi Levi cambia lo scopo e il destinatario dei suoi scritti.
Infatti non scrive più per informazione sullo sterminio degli ebrei, ma si
dedica a raccontare, come in questo libro, la sua vita. Raccontando la sua
vita, tuttavia, non può non parlare dell'olocausto, esperienza che lo ha
completamente cambiato. Lo fa in modo più spiccio, ma lo fa.
Ricorre
frequentemente nel modo di scrivere di Levi il fatto di incitare il lettore a leggere
l'opera che lui ritiene la sua più importante: "Se questo è un uomo"
citandola molte volte nei suoi altri libri; infatti la prima cosa che fa quando
conosce una persona nuova, o incontra una vecchia conoscenza dopo parecchio
tempo è mandargli una copia del suddetto libro.
Levi vuole far sapere a tutti quelli che leggono le
sue opere come erano trattati gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Lo
scopo principale del suo scrivere è sostanzialmente divulgare informazioni, in
qualità di ultimo sopravvissuto, riguardo all'olocausto.
C'è un'altra
cosa da dire sul modo di scrivere di Levi: per lui il nemico perfetto non
esiste. Per quanto egli
possa odiare una persona, non gli attribuirà mai tutta la colpa di ciò che gli
ha fatto passare, ma cercherà in qualche modo di scovare i lati positivi
del suo nemico, di capire le ragioni per cui ha fatto ciò che ha fatto, di
andare a fondo nella psicologia dell'individuo nemico per riuscire a
discolparlo parzialmente di ciò che ha commesso. Infatti Levi ritiene che la colpa dello sterminio degli
ebrei sia da attribuire a tutta l'umanità, che ha permesso un simile scempio di
vite umane, non ad un singolo individuo che ha dato l'ordine di
distruggere la razza ebrea. Questa caratteristica di Levi appare anche nel libro
di cui si sta parlando, esattamente è evidente nel capitolo
"Vanadio", dove lo scrittore "parla" per via epistolare con
uno dei carnefici di Auschwitz, uno di quelli che <> come se parlasse con un vecchio amico rivisto dopo molto tempo;
non riesce a odiarlo, sebbene il dottor Lothar Muller sia stato il responsabile
della morte di molti suoi compagni.
Questo romanzo di Primo Levi è un’opera particolare, una
specie di diario della sua vita, un’opera autobiografica, che però non segue un
ordine cronologico ma solo il filo della memoria attraverso associazioni di
idee. L’opera di Levi può essere compresa tra le opere del NEOREALISMO, perché descrive la realtà storica, sociale e
politca e mira a denunciare i mali e le ingiustizie, con particolare
riferimento alla guerra , al fascismo, alle persecuzioni razziali.
Nello stesso tempo si può notare la presenza dell’introspezione psicologica - esso non è scritto in terza ma in PRIMA PERSONA e percorre la crescita del protagonista dall'adolescenza all'età matura- e l’interesse dell’autore per i valori e gli ideali dell’uomo, quindi la REALTA’ non è solo quella materiale, come il riferimento alla chimica potrebbe far pensare, ma invece è soprattutto quella spirituale, con i suoi moti irrazionali ed i suoi sensi di colpa, le sue tendenze misteriose legate alle diverse personalità e caratteri di ogni individuo. Così in quest’opera è fondamentale la presenza del SIMBOLO; infatti molti degli elementi chimici nominati non sono che simboli di stati d’animo, valori, ideali, altri rappresentano i differenti modi di affrontare la vita, dall’incoscienza e spensieratezza della giovinezza alla matura consapevolezza dell’età adulta.
Alla fine comunque la chimica insegna che ogni comportamento umano, anche se misterioso o apparentemente insensato, ha una sua motivazione e con l'osservazione e l'intelligenza lo possiamo capire e indirizzare.
Nello stesso tempo si può notare la presenza dell’introspezione psicologica - esso non è scritto in terza ma in PRIMA PERSONA e percorre la crescita del protagonista dall'adolescenza all'età matura- e l’interesse dell’autore per i valori e gli ideali dell’uomo, quindi la REALTA’ non è solo quella materiale, come il riferimento alla chimica potrebbe far pensare, ma invece è soprattutto quella spirituale, con i suoi moti irrazionali ed i suoi sensi di colpa, le sue tendenze misteriose legate alle diverse personalità e caratteri di ogni individuo. Così in quest’opera è fondamentale la presenza del SIMBOLO; infatti molti degli elementi chimici nominati non sono che simboli di stati d’animo, valori, ideali, altri rappresentano i differenti modi di affrontare la vita, dall’incoscienza e spensieratezza della giovinezza alla matura consapevolezza dell’età adulta.
Alla fine comunque la chimica insegna che ogni comportamento umano, anche se misterioso o apparentemente insensato, ha una sua motivazione e con l'osservazione e l'intelligenza lo possiamo capire e indirizzare.