mercoledì 26 gennaio 2011

27 GENNAIO GIORNO DELLA MEMORIA

"Shoah" è un termine ebraico che significa "annientamento", "sterminio".
Esso si riferisce ad una delle più vergognose vicende della storia umana, quando i regimi dittatoriali nazi-fascisti, poco più di sessant'anni fa, stabilirono, attraverso leggi razziali, di far arrestare tutti gli Ebrei e di rinchiuderli nei campi di lavoro forzato e di sterminio, per eliminare del tutto la loro "razza", ritenuta inferiore.
La stessa sorte toccò agli zingari, agli slavi, agli handicappati, ai neri, e a tutti coloro che, secondo i nazisti e i fascisti, non appartenevano alla razza bianca ariana, considerata superiore e pura.



Il "GIORNO DELLA MEMORIA" che viene celebrato ogni 27 gennaio, nella nazione e nelle scuole, serve proprio a non dimenticare le sofferenze di allora, per saper scegliere di evitare nuove sofferenze oggi, ad altri popoli e ad altre persone, in qualsiasi parte del mondo.

http://www.lagirandola.it/lg_primopiano.asp?idSpec=21

La Shoah non è provocata da odio, da furente vendetta o da altre accese passioni, ma nasce a freddo, a tavolino, ed è realizzata su scala industriale secondo le modalità della catena di montaggio. Non è un caso che viene concepita nel paese più industrializzato d’Europa, la Germania. Il modulo di comando e di montaggio parte dai supremi capi (Hitler, Himmler, Heydrich, Muller) e arriva all’ultimo membro dell’Einsatz commando, di solito ebreo (ultima nefandezza nazista), incaricato della incinerazione dei cadaveri. Si segmenta in uffici e in ordini burocratici e si snoda dal ghetto ai trasporti ferroviari, ai campi di raccolta, alle selezioni, alle finte docce (camere a gas) e ai forni crematori.

attraverso i documenti dell'epoca
Tra il 1933 e il 1945, in gran parte d’Europa gli ebrei vennero colpiti da una persecuzione durissima, culminata in eccidi di massa e in uccisioni nelle camere a gas. Alle vittime vennero dapprima negati quasi tutti i diritti civili e poi il diritto stesso alla vita.
In Italia la persecuzione si sviluppò nelle due fasi del 1938-1943, con le leggi antiebraiche emanate dal governo fascista del Regno d’Italia, e del 1943-1945, con gli arresti e le deportazioni decisi e attuati dalla Repubblica sociale italiana e dall’occupante tedesco.
Questa Mostra racconta, attraverso i documenti dell’epoca, la persecuzione avvenuta in Italia, mettendo in luce sia la storia complessiva, sia le vicissitudini dei singoli.
E’ una Mostra da visitare e da studiare per conoscere, per comprendere, per conservare memoria delle vittime.
http://www.museoshoah.it/home.asp

…Emersero invece nella luce dei fanali due drappelli di strani individui. Camminavano inquadrati, per tre, con un curioso passo impacciato, il capo spenzolato in avanti e le braccia rigide. In capo avevano un buffo berrettino, ed erano vestiti di una lunga palandrana a righe, che anche di notte e di lontano si indovinava sudicia e stracciata. Descrissero un ampio cerchio attorno a noi, in modo da non avvicinarci, e, in silenzio, si diedero ad armeggiare coi nostri bagagli, e a salire e scendere dai vagoni vuoti.
Noi ci guardavamo senza parola. Tutto era incomprensibile e folle. Ma una cosa avevamo capito. Questa era la metamorfosi che ci attendeva. Domani anche noi saremmo diventati così.

(Primo Levi
Se questo è un uomo

mercoledì 19 gennaio 2011

ragazzi per male

Oggi al TEATRO VERDI abbiamo assistito ad un emozionante spettacolo sul disagio giovanile

http://www.sanpatrignano.org/
http://www.wefree.it/ragazzi_permale

I protagonisti

lucaLuca
Mi sono reso conto che intorno a me tutto era buio, ma ora ho capito che l’unico modo per vedere veramente è aprire gli occhi. La persona forte non è colui che non cade mai, ma chi cadendo trova la forza di rialzarsi!
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ragazziRiccardo
Pensavo di non credere in niente, ma avevo solo bisogno di credere in me stesso.
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apoFrancesco Apolloni
Scrittore, regista e attore, Francesco Apolloni si è sempre distinto nel panorama artistico italiano (e non solo). Diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Assistente alla regia con Gianni Amelio ne ‘Il ladro di bambini’ (1992) e con Franco Grimaldi in ‘Una vita in gioco'

martedì 18 gennaio 2011

LUCE E OMBRA DENTRO DI NOI

PAURE E BISOGNI DELL’ADOLESCENZA

L'adolescenza è definibile come un periodo di passaggio caratterizzato da un percorso che cela e rivela insidie e difficoltà.
È un transito che evoca l'immagine del ponte,quel ponte che collega passato e futuro; un ponte sospeso e 'sconnesso'.
La dimensione psicologica che vi si attiva indirizza verso la ricerca di una identità personale.
Le spinte conflittuali tra essere e apparire, tra bisogno di dipendenza e desiderio di autonomia generano atteggiamenti contraddittori
Trasgressivi e estrovertiti gli uni, regressivi e introvertiti gli altri. 
L'adolescente a volte appare isolato dal contesto familiare e sociale — la propria stanza ad esempio è vissuta come uno 'spazio sacro', il luogo della solitudine, del silenzio, del pianto, dell'attività fantastica e immaginativa — ma al contempo è facile osservare quello stesso ragazzo inserito nel gruppo dei pari con i quali si affaccia al mondo per 'provare' anche se stesso.
I modelli genitoriali, inoltre, tendono a essere contestati e depotenziati, perdono cioè quel valore caratteristico delle età precedenti. 
Inizia, infatti, in questo periodo l'esigenza di rispecchiarsi in immagini nuove; è la ricerca di un 'ideale' a cui tendere, ideale che possa esprimere gli inquietanti moti interiori vissuti e indicare una strada che plachi l'ansia  delle paure “abbandoniche” e del timore di crescere.

Anna Maria Sassone




Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità. 



Martha Medeiros

giovedì 6 gennaio 2011

BUON ANNO DA UN ARTICOLO DI MARCO LODOLI SU TISCALI

Abbasso i pessimisti: una poesia sulla gioia li seppellirà
di Marco Lodoli


Tutt’or ch’io dirò “gioi’”, gioiva cosa,
intenderete che di voi favello,
che gioia sete di beltà gioiosa
e gioia di piacer gioioso e bello,
e gioia in cui gioioso avvenir riposa,
gioi’ d’adornezze e gioi’ di cor asnello
,
gioia in cui viso e gioi’ tant’amorosa
ched’è gioiosa gioi’ mirare in ello.
Gioi’ di voler e gioi’ di pensamento
E gioi’ di dire e gioi’ di far gioioso
E gioi’ d’onni gioioso movimento:
per ch’io, gioiosa gioi’, sì disioso
di voi mi trovo, che mai gioi’ non sento
se ‘n vostra gioi’ il meo cor non riposo.
GUITTONE D'AREZZO

gioiva cosa è l’amata, ovviamente, che Guittone chiama semplicemente “gioi’”, perché il nome vero, terreno, quotidiano, non va svelato.
Il “cor asnello” è il corpo snello.
“Gioia in cui viso” significa “gioia in cui appunto lo sguardo”.

Ora recitatela a voce alta due o tre volte
sentirete quanto è piena d’energia e anche allegra questa poesia d’amore. 
Io l’ho letta ai miei studenti e si sono divertiti, hanno fatto un pieno d’euforia. 
E allora che sia un buon anno per noi italiani: leggiamo qualche poesia in più, nei versi spesso tira un vento che gonfia la vela.

LEGGETE  IL RESTO DELL'ARTICOLO DI MARCO LODOLI  SULLA GIOIA E IL PESSIMISMO:

Per istinto e per filosofia sono pessimista: mi fa male alla testa e al cuore sapere che le cose finiranno, che tante cose sono già finite, che un giorno non ci sarà più la vita, la mia, la tua, amore mio, quella apparentemente infinita dell’universo. 
Proprio per questo pessimismo metafisico, trovo insopportabili i piagnoni, i lamentosi, i cupi a oltranza, tutti quelli che aggiungono secchiate di nero e di buio all’esistenza. 
Sul fondo scuro della vita tutto risalta luminoso, come i brillanti sul velluto nero del gioielliere. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto versano nei miei occhi assetati acqua fresca.

Insomma: sono pessimista, ma canto in Vespa
La vedo dura, e mi godo le castagne, il gelato, il sole. 
E così oggi, da bravo professore di lettere (neanche tanto bravo, a dire il vero, si può fare di più), vorrei proporre ai nostri lettori una poesia che sarebbe bello sentir recitare da Roberto Benigni. 

Siamo nella seconda metà del Duecento, ma siamo anche nei primi giorni del 2011. Siamo nel tempo, insomma, nel flusso che scorre: cerchiamo di non opporci come pietre sommerse, cerchiamo di sentire il ritmo, di sentirlo con gioia, come evidentemente, reiteratamente suggerisce Guittone d’Arezzo, l’autore di questa festosa acrobazia linguistica.

05 gennaio 2011

ttp://notizie.tiscali.it/articoli/collaboratori/lodoli/11/01/poesia-gioia.html